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giovedì 6 febbraio 2014

Lo Sapevate Che: Perché In Cl.....


(…)
A Firenze si dice “avere la faccia al posto del culo”, e detto a un giornalista è un complimento, perché il giornalista non dovrebbe vergognarsi di niente, manifestando in volto le stesse emozioni che manifesta un culo quando cambia il colore delle mutande. Soprattutto un giornalista non dovrebbe vergognarsi di fare certe domande impertinenti per le quali si può rischiare addirittura di mettere in difficoltà l’interlocutore. La predisposizione a fare domandine impertinenti dovrebbe essere la precondizione del mestiere del giornalista. L’insegnante insegna, il medico visita e prescrive medicine e il giornalista dovrebbe domandare e raccontare. Invece questo mondaccio è fatto da gente che ha paura di fare domande perché altrimenti scomoda tizio e indispone caio, ma poi è così presuntuosa da dire “ho la schiena dritta” quando invece non ha neanche “la facci al posto del culo”, figuriamoci la schiena dritta. E così dicendo mi sono inimicato un bel po’ di colleghi, più o meno tutti quelli che comunque non avrebbero mai fatto una recensione a questo libro.
Perché vi dico questo? Tutti gli anni al Meeting ci vanno decine di giornalisti, ma il primo reportage video che ha indisposto il movimento di Cl è stato il mio. E anche il secondo. Senza modestia, s’intende. Gli altri sono stati spot, amplificatori dei comunicati stampa scritti dall’ufficio del Meeting. Con una differenza: gli uffici stampa sono pagati per fare pubblicità agli eventi, mentre i giornalisti sono pagati (dovrebbero essere pagati) per informare, anche (e soprattutto) dando fastidio e disturbando il manovratore. Invece al Meeting ho visto giornalisti del Tg2 abbracciare i politici, politici concordare le domande e domande che in latino si chiamano “leccatine”. L’ho visto solo al Meeting? No, anche in altre situazioni e con altri politici, ma lì l’ho visto più marcatamente. Direi smaccatamente. E comunque, se lo schifo è allargato, non significa che faccia meno ribrezzo, semplicemente rende palese perché l’Italia, nella classifica sulla libertà di stampa redatta da Reporter Sans Frontiers, sia definita “parzialmente libera” insieme a Romania, Ucraina, Turchia, Libia e altre famose democrazie al 57° posto per la libertà di informazione dietro a Ghana, Sudafrica, Taiwan, Corea del Sud e altri cinquantadue Stati del mondo.
La libertà di informare e il gusto di volerlo fare mi hanno portato a porre quelle che ho chiamato domandine impertinenti. Niente di trascendentale, per carità, però piazzate in momenti non previsti, rivolgendomi direttamente ai ciellini che ho incontrato davanti alle università o in alcune loro sedi (“toc toc” oppure “driiin!”) in ogni caso evitando accuratamente la telefonata preventiva per fissare con il responsabile comunicazione, magari chiedendogli il permesso prima di iniziare a registrare, ovviamente dopo avergli anticipato le domande via email, perché tanto “lo chiediamo a tutti, sai?” “E ve le spediscono?” “Oh, certo, così possiamo prepararci e anche il giornalista è più contento”.
E spesso queste precauzioni neanche gli bastano perché se non sei “amico di” l’intervista non si ottiene. Che poi “ottenere” è un verbo francamente un po’ azzardato per un’intervista. Le interviste politiche infatti si dovrebbero “strappare” e non “ottenere”, perché non devono essere un premio al giornalista fidato, una concessione o un favore, ma un mezzo d’inchiesta. Ed è proprio con l’idea fissa del reportage d’inchiesta che ho realizzato questo libro e vi riporto i dialoghi qui di seguito, tecnicamente non riusciti ma utili a capire il contesto.
“perché in Cl?”
“Bè, perché no?”
“Perché è un gruppo chiuso, protetto, dove ci si incontra fra simili e si fa amicizia fra uguali, e poi ci si sposa fra omogenei di un credo assoluto, dove il dubbio non è contemplato e l’obbedienza e la fidelizzazione sono altissime, perché utilizza le conoscenze per accumulare cariche e le cariche per accumulare ricchezze, e conoscenze più ricchezze più cariche sono utilizzate per indirizzare le leggi dello Stato italiano verso quelle di uno Stato confessionale”.
“Sei uno stronzo”.
“Veramente ho solo risposto alla tua domanda, e non dire parolacce perché andrai all’inferno”.
“Non si va all’inferno perché si dicono le parolacce”.
“Davvero? Ma se tu credi di andare all’inferno perché fai l’amore con la tua ragazza ma ancora non l’hai sposata, puoi anche credere che ci finirai perché dici parolacce, no?”
“No!”
“Ma hai capito quello che ho detto?”
”Non mi interessa”.
“Ogni volta mi sconvolge, la vostra apertura mentale”.

“Perché in Cl?”
“Scusa, ma tu chi sei?”
“Sono un giornalista e sto conducendo un’intervista sul mondo di Comunione  e liberazione”.
“Allora non posso risponderti”
“Mi hai già risposto, grazie”.

“Perché in Cl?”
“Ci sono tanti motivi…”
“Dimmene uno”.
“Dirtene uno solo non ha senso”.
“Allora dimmeli tutti”.
“Non posso, ora non ho tempo…”

“Perché in Cl?”
“Ma perché continui a fare la stessa domanda a tutti?”Perché nessuno mi risponde”.
“Ecco, allora non ti rispondo neanche io”.
(…)

Saverio Tommasi -Gesù Era Ricco – Contro Comunicazione E Liberazione

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