Senza Immigrati
Il Nostro Fisco Piange
L’un per cento del Pil viene dai lavoratori
Stranieri che danno più di quanto ricevono
Milano. Un impatto positivo sulle casse statali di un
punto percentuale di Pil rischia di andare in fumo con l’avanzare della crisi e
l’allarme occupazionale. Si tratta del contributo netto delle migrazioni al
fisco italiano.
L’Ocse ha tracciato il primo quadro comparato
dell’impatto sul fisco degli immigrati nei Paesi dell’area. E in uno scenario che generalmente non si scosta da
un modesto 0,5 per cento del Pil (in positivo o in negativo), l’Italia spicca
con un contributo positivo pari allo 0,98 per cento, pensioni incluse. Casi
estremi sono quelli di Svizzera e Lussemburgo, dove gli immigrati
contribuiscono per il 2,5 per cento del Pil. Paesi che hanno una storia di
immigrazioni consolidata, come la Francia e la Germania, hanno invece un saldo
negativo di 0,5 e 1,1 punti. Una differenza che si spiega perché i migranti
stabiliti da più tempo in un Paese pesano di più sul sistema pensionistico. In
Italia, invece, il contributo dato dalla forza lavoro è maggiore di quanto
richiesto in termini di prestazioni previdenziali e sociali. Un dato che fa a
pugni con la percezione comune: secondo i sondaggi, infatti, in Europa e Nord
America più di un residente su due è convinto che gli immigrati versino al
fisco meno di quanto ricevono dal welfare.
Questo serbatoio di gettito fiscale ora è messo in
pericolo dal peggioramento della situazione del mercato del lavoro degli
immigrati: tra il 2008 e il 2012 il tasso di disoccupazione degli stranieri è
aumentato del 5 per cento nell’area Ocse, contro i 3 punti dei nativi, e si
sono allungati i tempi di disoccupazione (oltre un anno per un disoccupato su
due). In Italia, a fine 2012, il tasso di disoccupazione tra i migranti era
salito oltre il 15 per cento.
Raffaele Ricciardi – Venerdì di Repubblica – 19-7-13
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