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Vien
da rimpiangere quei bei colpi di stato di una volta, alla sudamericana, con i
carri armati per le strade e le marce militari alla televisione. Almeno quelli
si facevano subito riconoscere per ciò che erano, non si travestivano da
democratici, non si nascondevano dietro abiti civili e ossimori tipo Casa delle
Libertà. Per dirla con Luttazzi, è un golpe al rallentatore. Dopo la censura “a
campione”, siamo ai rastrellamenti. Li vanno a prendere uno alla volta, casa
per casa, fino a esaurimento. La lista degli “enucleandi” praticamente è
completa. Fra poco la censura finirà per mancanza di persone da censurare. Il
nuovo regime, più insidioso degli altri proprio perché non si fa notare, affina
ogni giorno meccanismi sempre più sottili e truffaldini. Svuota il senso delle
parole, ribalta la logica e la consecutio temporum, trasforma i lupi in agnelli
e viceversa, si serve di finti oppositori per completare il lavoro sporco.
Ufficialmente,
a sguinzagliare l’ispezione per scovare il cameraman che aveva osato riprendere
la contestazione a Berlusconi nel tribunale di Milano era stata la “presidente
di garanzia Lucia Annunziata. Ufficialmente, ad annunciare la chiusura di Raiot. Armi
di distrazione di massa, è stato
Paolo Ruffini, il democraticissimo direttore di Rai3, che non trovava il
programma “in linea con la rete” (come se la satira potesse o dovesse essere in
linea con qualcosa o qualcuno. Così il Cavaliere e i suoi cari potranno
gabellare il tutto come un altro “regolamento di conti interno alla sinistra”
(espressione cara al nostro premier, che la usò a proposito del delitto
D’Antona).
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Marco
Travaglio - Berluscomiche
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