Il
Cavaliere è davvero un uomo pubblico, interamente esposto al pubblico. Non ci
sono misteri sulla sua psicologia, sui suoi punti di forza e sulle sue
debolezze, e nel caso che qualcuno le avesse dimenticate è pronto a
ricordargliele. Si occupi di affari di Stato come di calcio una cosa è certa:
lui ha sempre ragione e gli altri sempre torto, lui è sempre leale e fedele,
gli altri sempre infidi e traditori.
Ultimamente
è toccato all’allenatore del Milan, Leonardo, ultimo della serie degli
allenatori caduto in disgrazia, Che ha fatto di male questo Leonardo? Non ha
vinto né il campionato italiano né la Coppa dei campioni, fatti che per
qualsiasi essere ragionevole non sono una colpa, dato che gli aspiranti al
successo sono in molti e che per averlo avevano speso più del Cavaliere, il
quale, volendo essere amato da tutti, dai cittadini contribuenti come dai
tifosi del Milan, voleva continuare a vincere ma spendendo di meno. Una
contraddizione in termini, ma inaccettabile dagli uomini che si credono fatali
e irresistibili.
….
Un
intercalare solito del Cavaliere è il “se lei mi consente”, come a dire: io
sono straricco, strapotente ma profondamente democratico fin dalla nascita,
chiedo il permesso anche di sbagliare, anche di respirare, sorrido sempre anche
quando metto alla porta un mio dipendente, anche quando licenzio un allenatore
del Milan. Il Cavaliere di Arcore è buono, generoso, magnanimo ma i direttori
dei giornali che non gli piacciono escono dalla comune, si chiamino Montanelli
o Biagi. Ci pensano i maestri di cerimonie a congedarli. I maestri delle
cerimonie, uomini di mondo educati a corte, in questi giorni compaiono sui
teleschermi o sui giornali per smentire affabilmente i catastrofisti, i profeti
di sventure autoritarie che denunciano l’attacco alla libertà di stampa, come
di fatto è il “nuovo ordine” sulle intercettazioni telefoniche.
….
Berlusconi
è fisicamente e mentalmente il contrario dei dittatori del secolo scorso.
Paragonarlo nei modi di parlare, di fare di atteggiarsi a Mussolini, Hitler,
Stalin non reggerebbe neppure nella bassezza dell’avanspettacolo. Anche il suo
impegno televisivo è stato costruito legalmente, con i suoi privilegi e le sue
prepotenze legali in cui i grandi costruttori sono maestri, ma chi si è opposto
a questo sistema, chi si è messo di traverso con le buone o con le cattive è
stato cacciato. Si tratta di quella che noi chiamiamo la democrazia
autoritaria: una dittatura della maggioranza o l’assolutismo elettorale per cui
chi ha più voti, chi ha il maggior consenso popolare può fare tutto ciò che gli
comoda, anche violare le leggi della Costituzione.
….
Forse,
anzi certamente Berlusconi non se ne rende conto, forse come tutti gli “uomini
fatali” è convinto di aver sempre ragione, che tutti congiurino ai suoi danni,
ma da quando è entrato in politica, da quando ha detto al suo amico Dell’Utri:
“Fare un partito? Lo fanno tutti, facciamolo anche noi” non ha fatto altro che
attaccare, deridere, osteggiare la democrazia, il “teatrino della Politica”
come la chiama lui, la magistratura, con l’ipocrita distinzione fra quella
buona che lo lascia in pace e quella “politicizzata” che lo perseguita, la
stampa che concepisce solo, a quanto pare con mezzo di intimidazione degli
avversari.
L’ultimo
dei suoi allenatori del Milan è stato licenziato come Santoro:
“consensualmente”. Ha detto che c’era “incompatibilità di carattere”. Diciamola
così: tra Berlusconi e la democrazia parlamentare nata dalla guerra di
liberazione c’è incompatibilità di carattere.
Giorgio
Bocca – Fratelli Coltelli-1943-2010 L’Italia che ho conosciuto
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