Dieci Piccoli Ex-Montiani Il Gioco Al Massacro
Del Nuovo Grande Centro
Quasi vent’anni fa, subito dopo la discesa in campo,
scrissi che Berlusconi avrebbe finito per fagocitare e distruggere anzitutto i
propri alleati. Non era una profezia difficile e si è realizzata. A distanza di
due decenni
Fini, Bossi e le rispettive creature politiche, An e
Lega, sono dei cadaveri ambulanti. Nel novero non era compreso. Casini, troppo
abile e democristiano per non sopravvivere a qualsiasi cosa. Ora chissà, quanto
soffre il povero Casini in questi giorni, pensando che dopo essere sopravissuto
a un’alleanza con Berlusconi, rischia di soccombere a una con Mario Monti.
La parabola del professor monti è la dimostrazione
plastica di come due difetti tipici delle classi dirigenti italiane, il
narcisismo e la mancanza di coraggio, possano bruciare anche le intelligenze
migliori. Due anni fa il presidente Napolitano gli aveva in pratica consegnato
il Paese nelle mani.
Il governo Monti era partito bene ed è finito piuttosto male, con la politica del rinvio che l’attuale governo sembra aver ereditato. Alla vigilia del voto, al professor Monti rimanevano in ogni caso due carte enormi da giocare: diventare il nuovo leader di una destra finalmente normale, oppure puntare al Quirinale. Consigliato da astutissimi assistenti, il professore ha invece deciso d’imboccare una terza, assurda strada. Quella di fondare l’ennesimo partitino di centro, nella speranza di diventare così l’ago della bilancia di qualsiasi futura maggioranza di governo. Naturalmente dopo aver giurato per mesi che non si sarebbe candidato. Non bastasse, Monti ha imbarcato nel suo partitino il peggio in circolazione, fra vecchi mestieranti della politica, tecnici o pseudo tecnici senza alcuna voglia di tornare alla società civile, più un bel mazzo di opportunisti buoni per ogni stagione, ex comunisti diventati ferocemente anti, come Ferdinando Adornato o Andrea Romano e altri furbetti impegnati da anni a cambiare tutte le casacche possibili, nella speranza d’imboccare il biglietto per la lotteria governativa. Con una simile compagnia non si poteva che fallire miseramente e così è andata.
Il governo Monti era partito bene ed è finito piuttosto male, con la politica del rinvio che l’attuale governo sembra aver ereditato. Alla vigilia del voto, al professor Monti rimanevano in ogni caso due carte enormi da giocare: diventare il nuovo leader di una destra finalmente normale, oppure puntare al Quirinale. Consigliato da astutissimi assistenti, il professore ha invece deciso d’imboccare una terza, assurda strada. Quella di fondare l’ennesimo partitino di centro, nella speranza di diventare così l’ago della bilancia di qualsiasi futura maggioranza di governo. Naturalmente dopo aver giurato per mesi che non si sarebbe candidato. Non bastasse, Monti ha imbarcato nel suo partitino il peggio in circolazione, fra vecchi mestieranti della politica, tecnici o pseudo tecnici senza alcuna voglia di tornare alla società civile, più un bel mazzo di opportunisti buoni per ogni stagione, ex comunisti diventati ferocemente anti, come Ferdinando Adornato o Andrea Romano e altri furbetti impegnati da anni a cambiare tutte le casacche possibili, nella speranza d’imboccare il biglietto per la lotteria governativa. Con una simile compagnia non si poteva che fallire miseramente e così è andata.
Ora l’intera banda di aspiranti Ghino di Tacco, una
volta realizzato di non contare un accidenti, sta litigando sulle poche
poltrone a disposizione. Il “nuovo grande centro” si sta spappolando ancora una
volta in tanti piccoli centrini.
Alla fine l’unico indiano che rimarrà, si può
scommettere, sarà ancora ua volta il buon Casini. Certo che se la borghesia
conservatrice italiana è questa roba qui, si capisce come l’Italia non riesca ad avere una destra normale.
Curzio Maltese – Venerdì di Repubblica – 9 – 8 -13
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