La Condanna-evento Che Fece Scendere In
Campo Solo
Tv, Turisti E Polizia
“Pare che sotto Palazzo Grazioli ci sia
già il Popolo Viola”, mi dice l’amico giornalista ostaggio di Mentana (ignaro
che lo rimarrà ancora per parecchie ore), quando sono le 4 del pomeriggio di
giovedì e da un momento all’altro si saprà
di che sentenza questo Paese dovrà morire o rinascere. Palazzo Grazioli in
effetti è già tutta transennata, protetta da decine di poliziotti impegnati a
spiegare ai turisti che con le deviazioni del traffico di oggi il nuovo sindaco
Marino non c’entra niente.
C’è
Berlusconi in attesa di giudizio, passare non si può, anche se di popolo viola
al sole non c’è nemmeno l’ombra. Latita anche il fantomatico esercito di
Silvio, dato per manifestante intorno alle 17, e se non fosse per il sempre
presente e crescente circo mediatico accampato davanti Palazzo di Giustizia, di
storico questa giornata sembrerebbe non dover avere alcunché. Fotografi,
cameraman e giornalisti passano le ore divisi tra il pensiero di vacanze finite
o agognate e il disincanto obbligo di dover correre appresso ad ogni refolo di
protagonismo di chi si batte da tempo per dimostrare che Warhol era stato
pessimista, e la notorietà di un momento, quando non succede niente, può
superare di gran lunga i 15 minuti.
E
così si corre dietro all’uomo col megafono che annuncia con due ore di anticipo
la condanna solo perché qualcuno ha fatto uno scherzo su face book. Come
curiosi in autostrada si compatisce l’ignara giornalista alle prese con
l’onnipresente fascista dall’avambraccio tatuato di duce, smettendo di fare il
tifo per lei nel momento in cui questa scambia il ciancica matite Mauro Fortini
e il disappunto nostro, che le basi del mestiere almeno le abbiamo. Dopo pochi
minuti, a sentenza declamata, l’uomo col megafono stappa lo spumante ormai
bollente davanti alle mille telecamere che lo avevano maledetto un’ora prima,
il tutto mentre un berlusconiano energumeno in canotta, plagiato di marketing
leghista, sbrocca e gli getta banane che si spiaccicano pericolosamente sotto i
nostri piedi. La discussione tra fenomeni da circo mediatico vira in un niente
sulla campagna acquisti del Milan, per interrompersi bruscamente solo quando
l’uomo di duce tatuato placa l’energumeno con energico saluto del legionario.
Andando via ripasso da Palazzo Grazioli. Ci sono avanzi di esercito di Silvio,
pare in silenzio stampa, in attesa di comunicazioni su come attaccare la
Kamachatka.
“W
l’Italia, Forza Italia”, dirà il condannato in serata a chi, da una parte o
dall’altra della barricata, non ne può più di fare il tifo. Neanche nel giorno
più atteso o temuto degli ultimi vent’anni. Quando scesero in piazza solo
telecamere, turisti e polizia.
Diego
Bianchi – Il Sogno Di Zoro – Venerdì di Repubblica 9-8-13
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