Cortisone, E’ Rivoluzione “Meglio
Prenderlo La Sera”
Usato da 65 anni, questo ormone è
oggetto di tante ricerche che stano rivelando molte altre potenzialità
terapeutiche
La
prima iniezione di cortisone risale al settembre del 1948 in una donna quasi immobilizzata
da una gravissima artrite reumatoide. Quello che avvenne dopo calse il Nobel a
Philip Hench e cambiò la storia della medicina. La comunità scientifica sta
rivisitando questo vecchio e potente farmaco usato da reumatologi, neurologi
(terapia di supporto nei tumori). Si conferma il cortisone quale modulatore
dell’infiammazione e dell’immunità, a dosi basse, o alte ma per tempi stretti,
rispettosi del naturale ciclo di produzione endogena. E proprio sui tempi di
somministrazione è in atto una rivoluzione.
“Ci
si dimentica spesso che il cortisone è un ormone tra i più potenti che il
nostro organismo produce – fa notare il reumatologo Maurizio Cutolo, presidente
della Federazione Europea di Reumatologia (EULAR) – e non può essere usato come
una qualsiasi medicina. Almeno duemila geni sono sensibili al cortisone.
Somministrato di giorno, altera importanti parametri metabolici (zuccheri
ematici, equilibrio idrosalino, pressione sanguigna, ecc.) e crea dipendenza.
Specie nell’artrite reumatoide la massima efficacia invece si ha con la
somministrazione serale. Il cortisone è ormai considerato “terapia ormonale o
endocrina” per interferire a certi dosaggi e in determinate ore della giornata
sul ciclo giornaliero (circadiano) della risposta immuno-infiammatoria e sulla
ciclica produzione di cortisone endogeno (cronobiologia)”.
E’
evidente orai che molte malattie
autoimmuni, in primis quelle reumatiche artritiche, siano influenzate dai cicli
stagionali e giorno-notte: in estate e autunno sta meglio chi ha l’artrite
reumatoide, anche per l’aumento di esposizione solare e vitamina D; peggiora
invece la notte, al risveglio e nelle prime ore del mattina. “Di notte vi l’aumento di
sostanze infiammatorie (citochine) e di cellule immunitarie (neutrofili)
responsabili del dolore e del danno articolare – spiega Cutolo – somministrare
il cortisone in tarda serata e a dosi minime rimpiazza la scarsa produzione
endogena notturna di cortisone, impedisce gli effetti collaterali e la
dipendenza”. Nell’artrite reumatoide come in altre patologie il cortisone,
terapia di prima scelta associata al metotrexate subito dopo la diagnosi, ha un
duplice effetto: inibisce la proliferazione di cellule immuno-infiammatorie e
di fibroblasti che generano il danno tessutale e il dolore.
Simile
l’azione esplicata dal cortisone nell’attacco acuto della sclerosi ultipla,
patologia del sistema nervoso centrale per la quale il farmaco, che induce la
morte delle cellule infiammatorie (apoptosi), viene somministrato per
brevissimi tempi e ad alte dosi. La possibilità di ricorrere a farmaci orali “a
rilascio modificato”, disponibili per i pazienti reumatici non ancora per
quelli neurologici, ha rappresentato un traguardo importante. “Una compressa di
prednisone assunta dopo cena, raggiunge il massimo effetto attorno alle 2 di
notte, proprio quando la cascata immuno-infiammatoria inizia a sferrare
l’attacco”
(mariapaola Salmi) –La Repubblica – 18-6-13
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