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mercoledì 28 agosto 2013

Lo Sapevate che: Autunno Caldo...

Rischio Di Autunno Caldo? Dite a Enrico Letta

Che Casomai Sarà Gelido


“C’è il rischio di un autunno caldo”, dice il primo ministro Enrico Letta. Intende
Il rischio di una crisi economica “preoccupante” e della possibile beffa di un
Miglioramento dei conti economici, però con una “crescita senza lavoro”.
E dunque, alla fragilissima stabilità politica, si aggiungerebbe l’incognita di scioperi, blocchi di ferrovie e autostrade, manifestazioni disperate e imprevedibili, gesti solitari, violenze, serrate di camionisti, forconi siciliani, jacqueries, il nostro immaginario attuale è uno spettro fatto di questi ingredienti, che – ma ci siamo dimenticati il perché – chiamiamo autunno caldo. In realtà nessuno sa che cosa succederà nella società italiana il prossimo autunno, ma in ogni caso non sarà nulla di paragonabile al prototipo, quell’autunno caldo che cambiò l’Italia nel 1969, la bellezza di 44 anni fa.
Raccontano gli annali che in quel’anno, seguito al fatidico Sessantotto del movimento degli studenti, una fortissima effervescenza contagiò le fabbriche del Nord del Paese, dopo anni di accettazione silenziosa di bassi salari, ambienti di lavoro malsani, nessun rispetto per i diritti dei lavoratori. A dare la sveglia ai propri padri e fratelli maggiori fu un imponente leva di giovani operai immigrati del sud e trapiantati in immense officine di Torino, Milano Genova, Mestre e nei capannoni di tutta la Padania. Tutto si coagulò intorno al rinnovo del contratto degli operai metalmeccanici; con gli operai della Fiat alla testa della lotta (200 ore di sciopero in tre mesi), un neonato sindacato trovò la sua unità e impose aumenti salariali(la richiesta era di 100 lire l’ora, se ne spuntarono 65), nuovi diritti, rispetto per la salute, comunicando una speranza di cambiamento che contagiò tutto il Paese. L’Italia moderna nacque – pacificamente – in quei mesi, sconfiggendo anche il disperato tentativo di bloccare quel processo, che i fascisti misero in atto con le bombe nelle banche di Milano e Roma del dicembre 1969.
Era davvero un’altra Italia. Eravamo allora il Paese più giovane e più prolifero d’Europa (oggi siamo il più vecchio e sterile) e decisamente rispettosi di quella Costituzione che ci voleva fondati sul lavoro. Automobili, lavatrici, frigoriferi, il bilocale, i letti a castello in truciolato di legno, l’assistenza sanitaria e la scuola pubblica gratuite, possibilità di divorzio e libera scelta della donna nella procreazione erano il nostro futuro radioso. E la spallata che aveva reso tutto questo possibile era stata proprio l’autunno caldo.
Naturalmente oggi non esiste più nulla di tutto ciò. Né quelle grandi fabbriche, né il avoro, soprattutto quello non precario. I sindacati amministrano, quando possono, le pensioni dei loro iscritti. L’unica che propone di bloccare le autostrade è rimasta la signora Santanchè, che chiama gli italiani alla rivoluzione in difesa di un evasore fiscle e puttaniere amico suo. Ad oggi, è lei l’unica che cerca di scaldare l’autunno.
Per il resto, il governo Letta dovrebbe temere piuttosto l’opposto: un autunno 2013, per lo meno negli animi, gelido.
Enrico Deaglio – Venerdì di Repubblica – 23-8-13

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