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venerdì 30 agosto 2013

Lo Sapevate che: La Casta dei Proff



Baroni e rockettari


Raccontava un ex Presidente del Consiglio che, in un viaggio istituzionale negli Stati Uniti d’America si trovò a visitare un’importante università. “All’ingresso” spiegava “era inquadrata una foto del corpo docente: da noi sarebbe stata una rock band! Tutti giovanissimi: qualcuno con i capelli lunghi, qualcuno con l’orecchino.” Una di questi insegnanti era una ragazza italiana, e quando le fu chiesto perché non desiderava tornare in una nostra università, rispose candidamente: “Perché in Italia dovrei cercare una raccomandazione per lavorare, guadagnando meno di qui, alle dipendenze di un professore che si farebbe bello pubblicando i miei lavori”. Impietosa: Forse ingenerosa. Ma tant’è.
Pensiamo d’altronde a una foto di gruppo del corpo docente di una delle nostre università; in effetti sarebbe difficile scambiarla per una rock band. Quando ero corrispondente da New York mi trovavo spesso a intervistare autorevoli cattedratici che firmavano influenti editoriali sulla stampa Usa. Avevano la mia età, o qualche anno di meno; gli studenti che passavano interrompevano intervista salutandoli con familiarità.
Chi si trovasse a osservare la società italiana, avrebbe davanti l’immagine di una realtà immobile. Seduta, tronfia e fatalista, nella quale i meriti sono schiacciati dal rispetto e le iniziative della paura.
L’Italia è uno dei Paesi meno meritocratici d’Occidente.
All’estero, il 50 per cento dei giovani trova lavoro grazie al network di amici, parenti, conoscenti. Il resto ci riesce da solo. In Italia, “la rete” porta nel mondo del lavoro l’80 per cento dei giovani.
Le caste tipicamente italiane occupano il Paese in orizzontale (già alla partenza: stai dove nasci) e in verticale (durante l’intero percorso di studi e professionale). Ma c’è di più: secondo l’Ocse solo 7 italiani su 100 si laureano e solo 28 hanno un diploma di scuola superiore. E’ lecito domandarsi allora quanto sia importante studiare i dati che riporta “la Repubblica” sono davvero inquietanti: il figlio di un borghese ha più opportunità degli altri di iscriversi all’università. Ha il 50 per cento di possibilità di laurearsi, contro il 30 di un figlio di impiegati, il 10 di un figlio di commercianti, il 7-8 per cento del figlio di un operaio.
Il “pezzo di carta” quindi è ancora riservato ai rampolli della società italiana. Ma domandiamoci: ha ancora un valore sul mercato?
Giovanni Floris - Monopoli

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