La Falsa Sindrome Delle Donne Troppo
Perfette
Il filosofo John Stuart Mill scriveva
già 1869: “Affermo che i rapporti sociali fra i due sessi, dove si subordina un
sesso all’altro, sono ingiusti e costituiscono uno dei principali ostacoli al
progresso dell’umanità”
Spesso
mi imbatto in articoli che parlano della sindrome delle donne “troppo
perfette”, con riferimenti all’insieme di malesseri, frustrazioni, ansie e
angosce che oggi le ragazze devono combattere. Io sono una di loro: soffro di
quelli che il mio psichiatra chiama “attacchi di ansia” che, grazie a Dio, non
mi impediscono uno stretto legame con la realtà. E questo legame si chiama
futuro, perché io combatto ogni giorno per diventare ciò che voglio diventare:
un buon medico chirurgo. Una, tra le svariate cause a cui sono attribuiti
questi turbamenti è la frustrazione che noi donne dobbiamo affrontare in un
sistema maschilista, l’energia infinita e l’impegno distruttivo che dobbiamo
mettere per risultare, se non superiori, almeno allo stesso livello dei nostri
colleghi maschi. Dal momento che non credo che assuefarsi a tranquillanti e
psicofarmaci sia un efficace rimedio, mi chiedo se, compresa la causa di questo
malessere, la soluzione sia arrendersi alla realtà, o continuare a lottare
soffrendo, oppure credere nel cambiamento di una società che sta diventando
apparentemente più aperta alle donne, le quali però, dietro alla loro
sicurezza, nascondono un passato di immensa inquietudine.
Lettera
firmata
Se un maschio si impegna a realizzare il
proprio sogno professionale è un ragazzo serio, che sa quel che vuole, e che
non si risparmia per raggiungere i propri obbiettivi.
Se invece a impegnarsi è una donna che,
per raggiungere le posizioni occupate solitamente dai maschi, deve scavalcare
le sette montagne, con tutte le sofferenze e le frustrazioni che possono
derivare, allora si parte dalla sua sofferenza per incolparla di essere una
donna che pretende “troppo” da sé, perciò affetta dalla sindrome delle “donne
troppo perfette”.
Io non so se questa sindrome è
un’invenzione giornalistica o se è condivisa anche dal mondo psichiatrico.
Certo è che era già stata coniata la “sindrome della casalinga” per quei
disturbi ossessivi che si possono riscontrare in donne che non hanno altro
mondo che le pareti domestiche, per cui sono colpevoli di stare “troppo” in
casa. E ora, apprendo, da lei, la definizione di sindrome delle “donne troppo
perfette” per i disturbi d’ansia che possono capitare a donne le quali, per
realizzare i propri obiettivi, si impegnano
molto e stanno “troppo” fuori
casa.
In quel “troppo” è la vera colpa delle
donne agli occhi dei maschi, per i quali “ perfetta” è solo la donna che sta in
casa ma non troppo.
Seguendo questa condotta, nessuna donna
realizzerà alcuno dei suoi obbiettivi, ma in compenso soddisferà il sogno del
maschio di vederla uno, due, tre gradini sotto di lui. E questo anche nella
struttura sanitaria dove lei aspira ad arrivare, dove sono tante le donne a
svolgere la funzione di medico, ma poche occupano la posizione di primario
d’ospedale o di direttore generale dell’azienda sanitaria.
L’alternativa che lei vede è quella di
“arrendersi alla realtà” o di “credere in un cambiamento della società che
apparentemente sembra più aperta alle donne”. “Credere” non serve a niente, perché
la fede non sposta le montagne, ma le lascia là dove sono. “Denunciare” le
frustrazioni e le sofferenze delle donne per questo stato di cose lascia
indifferenti, per il cinismo che ormai caratterizza questo mondo. “Lottare” è
un’espressione retorica, perché non si sa neppure, dove sono le armi e chi è il
nemico. E siccome il nemico non è il maschio ma la mentalità maschilista,
condivisa da secoli anche dalla donna che solo in rari casi ha messo in
questione la superiorità maschile, per ottenere una vera e non apparente
parità, occorre tempo. Il tempo della formazione, capace di modificare la
mentalità maschile e femminile.
Luogo eminente di questo cambiamento è
la scuola, a partire dalla prima elementare. E siccome nella scuola gli
insegnanti sono in gran parte donne (probabilmente perché, per la mentalità
maschilista, la scuola non è considerata un’istituzione di primaria
importanza), si può sperare che siano queste insegnanti donne a modificare la
mentalità maschilista, approfittando anche del fatto che in tutti gli ordini di
scuola, dalle elementari all’università, sono le ragazze ad ottenere risultati
migliori rispetto ai loro coetanei maschi.
umbertogalimberti@repubblica.it
– Donna di Repubblica – 13-7-13
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