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sabato 10 agosto 2013

Lo Sapevate Che: Donne Troppo Perfette...

La Falsa Sindrome Delle Donne Troppo Perfette

Il filosofo John Stuart Mill scriveva già 1869: “Affermo che i rapporti sociali fra i due sessi, dove si subordina un sesso all’altro, sono ingiusti e costituiscono uno dei principali ostacoli al progresso dell’umanità”

Spesso mi imbatto in articoli che parlano della sindrome delle donne “troppo perfette”, con riferimenti all’insieme di malesseri, frustrazioni, ansie e angosce che oggi le ragazze devono combattere. Io sono una di loro: soffro di quelli che il mio psichiatra chiama “attacchi di ansia” che, grazie a Dio, non mi impediscono uno stretto legame con la realtà. E questo legame si chiama futuro, perché io combatto ogni giorno per diventare ciò che voglio diventare: un buon medico chirurgo. Una, tra le svariate cause a cui sono attribuiti questi turbamenti è la frustrazione che noi donne dobbiamo affrontare in un sistema maschilista, l’energia infinita e l’impegno distruttivo che dobbiamo mettere per risultare, se non superiori, almeno allo stesso livello dei nostri colleghi maschi. Dal momento che non credo che assuefarsi a tranquillanti e psicofarmaci sia un efficace rimedio, mi chiedo se, compresa la causa di questo malessere, la soluzione sia arrendersi alla realtà, o continuare a lottare soffrendo, oppure credere nel cambiamento di una società che sta diventando apparentemente più aperta alle donne, le quali però, dietro alla loro sicurezza, nascondono un passato di immensa inquietudine.
Lettera firmata

Se un maschio si impegna a realizzare il proprio sogno professionale è un ragazzo serio, che sa quel che vuole, e che non si risparmia per raggiungere i propri obbiettivi.
Se invece a impegnarsi è una donna che, per raggiungere le posizioni occupate solitamente dai maschi, deve scavalcare le sette montagne, con tutte le sofferenze e le frustrazioni che possono derivare, allora si parte dalla sua sofferenza per incolparla di essere una donna che pretende “troppo” da sé, perciò affetta dalla sindrome delle “donne troppo perfette”.
Io non so se questa sindrome è un’invenzione giornalistica o se è condivisa anche dal mondo psichiatrico. Certo è che era già stata coniata la “sindrome della casalinga” per quei disturbi ossessivi che si possono riscontrare in donne che non hanno altro mondo che le pareti domestiche, per cui sono colpevoli di stare “troppo” in casa. E ora, apprendo, da lei, la definizione di sindrome delle “donne troppo perfette” per i disturbi d’ansia che possono capitare a donne le quali, per realizzare i propri obiettivi, si impegnano  molto e stanno  “troppo” fuori casa.
In quel “troppo” è la vera colpa delle donne agli occhi dei maschi, per i quali “ perfetta” è solo la donna che sta in casa ma non troppo.
Seguendo questa condotta, nessuna donna realizzerà alcuno dei suoi obbiettivi, ma in compenso soddisferà il sogno del maschio di vederla uno, due, tre gradini sotto di lui. E questo anche nella struttura sanitaria dove lei aspira ad arrivare, dove sono tante le donne a svolgere la funzione di medico, ma poche occupano la posizione di primario d’ospedale o di direttore generale dell’azienda sanitaria.
L’alternativa che lei vede è quella di “arrendersi alla realtà” o di “credere in un cambiamento della società che apparentemente sembra più aperta alle donne”. “Credere” non serve a niente, perché la fede non sposta le montagne, ma le lascia là dove sono. “Denunciare” le frustrazioni e le sofferenze delle donne per questo stato di cose lascia indifferenti, per il cinismo che ormai caratterizza questo mondo. “Lottare” è un’espressione retorica, perché non si sa neppure, dove sono le armi e chi è il nemico. E siccome il nemico non è il maschio ma la mentalità maschilista, condivisa da secoli anche dalla donna che solo in rari casi ha messo in questione la superiorità maschile, per ottenere una vera e non apparente parità, occorre tempo. Il tempo della formazione, capace di modificare la mentalità maschile e femminile.
Luogo eminente di questo cambiamento è la scuola, a partire dalla prima elementare. E siccome nella scuola gli insegnanti sono in gran parte donne (probabilmente perché, per la mentalità maschilista, la scuola non è considerata un’istituzione di primaria importanza), si può sperare che siano queste insegnanti donne a modificare la mentalità maschilista, approfittando anche del fatto che in tutti gli ordini di scuola, dalle elementari all’università, sono le ragazze ad ottenere risultati migliori rispetto ai loro coetanei maschi.
umbertogalimberti@repubblica.it – Donna di Repubblica – 13-7-13


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