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sabato 12 aprile 2014

Lo Sapevate Che: Si Può Fare.....




Su, coraggio arriva la ripresa

Molti segnali dicono che la crescita dell’economia nei prossimi mesi potrebbe essere superiore a quanto previsto. Senza bisogno di troppi sussidi. E’ l’unico modo per risolvere i nostri problemi, innanzitutto quello del debito pubblico

La ripresa economica del 2014 potrebbe essere anche più forte dello striminzito 0,5% fin qui ipotizzato. Lo indicano diversi segnali. La produzione industriale, che era salita dello 0,9% nel quarto trimestre del 2013 rispetto al trimestre precedente, potrebbe essere cresciuta dello 0,7% nel primo trimestre di quest’anno. Se questo ritmo si mantenesse per tutto l’anno, la crescita della produzione industriale potrebbe essere di oltre il 2,5% nel 2014. Nn recupereremmo le perdite del passato, ma potremmo avere una crescita reale del Pil anche superiore all’1%. L’indice di fiducia delle famiglie italiane ha mostrato un balzo di 4 punti percentuali nel marzo di quest’anno e anche le imprese hanno segnato un marcato recupero della fiducia nel corso degli ultimi mesi (cinque rialzi mensili consecutivi.
La Ripresa E’ Stata Favorita sin dalle misure del precedente governo, sia dalle prospettive aperte dal nuovo governo, sia da fattori intrinseci all’economia. Il governo Letta/Saccomanni ha avviato una consistente tranche di pagamento dei debiti della PA e questo ha rimesso in circolo la moneta necessaria a far ripartire l’economia. Il governo Renzi/Padoan ha annunciato il pagamento di tutti i debiti residui della PA e una riduzione di tasse sulle famiglie più povere e sulle imprese. E questo ha favorito il recupero  di fiducia che è essenziale per consolidare i primi segnali di ripresa. Inoltre l’economia ha trovato al suo interno elementi di crescita: la domanda estera continua a crescere, il ciclo delle scorte ha terminato la sua fase discendente e si è invertito., l’obsolescenza dei macchinari ha spinto a qualche rinnovo degli impianti. Soprattutto, molte delle imprese italiane hanno saputo fare un salto di qualità abbandonando produzioni di basso valore unitario e collocandosi su segmenti di produzioni a valore più elevato. Si sono così poste a maggior riparo dalla concorrenza estera e possono assorbire costi di produzione più elevati rispetto a quelli bassi dei paesi emergenti. Non bisogna meravigliarsi che l’economia riprenda anche in assenza di riforme strutturali e di politiche forti di sostegno. I sistemi economici sani si riprendono. I sistemi economici sani si riprendono da soli dopo una lunga recessione.
Un’economia vitale come quella italiana non ha bisogno di sussidi e di aiuti, ma di un quadro di maggiori certezze per il futuro e di un clima più disteso. Le tanto auspicate riforme non devono essere concepite e percepite come vendette per punire questo o quel settore: pubblici dipendenti fannulloni, manager super pagati, intere categorie classificate come evasori fiscali, pensionati d’oro o d’argento, imprenditori incapaci e sindacati che dicono sempre no. Le riforme devono essere varate per semplificare la vita dei cittadini e delle imprese e per migliorare e aumentare i necessari servizi collettivi. Solo così tornerà una reale fiducia nel futuro e ciascuno potrà fare la sua parte per far crescere il paese.
E La Crescita Del Paese è la vera via per la soluzione di molti dei nostri problemi . Non ci potrà essere un riassorbimento della disoccupazione senza una crescita continua, così come non ci potrà essere una reale riduzione del debito pubblico senza crescita. Tagliare il debito pubblico non favorisce la crescita, come qualcuno inopinatamente sostiene. Invece, alzare il tasso di crescita dell’economia riduce il peso del debito pubblico. Basti pensare che una crescita dell’1% in valore del Pil equivale a una riduzione di oltre 20 miliardi del debito pubblico, inteso come peso del debito sul Pil, a condizione che il bilancio pubblico resti sostanzialmente  in equilibrio. Poiché la crescita del Pil in valore è la somma di una crescita reale più l’inflazione, basterebbe una crescita reale dell’1,5% l’anno accompagnata da un’analoga crescita dell’inflazione per conseguire una crescita annua del 3% del Pil in valore e, quindi, una riduzione di oltre 60 miliardi l’anno del debito pubblico, come richiesto dal fiscal compact e come orami scritto nella nostra Costituzione. Di questo ha parlato anche il Governatore della Banca d’Italia Ignazio Visco in occasione di un seminario sui 100 anni dalla nascita di Guido Carli, e vale la pena dargli retta.
Innocenzo Cipolletta – L’Espresso – 10 Aprile 2014

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