Etichette

sabato 19 aprile 2014

Lo sapevate che: Avviso ai Naviganti....



 Sanzioni Tedesche Contro l’Europa

La severità della signora Merkel contro i paesi che non hanno i conti in ordini, ricorda quella degli alleati verso la Germania sconfitta nella Grande Guerra. Allora fu un errore catastrofico, oggi è ancora possibile evitarlo

Grande è la confusione nei cieli d’Europa ma la situazione – al contrario di quello che diceva il presidente Mao – appare tutt’altro che eccellente. Ci si avvicina, infatti, al rinnovo del parlamento di Strasburgo in un clima che (ahimè) fa ragionevolmente temere l’elezione di focosi manipoli di deputati decisi a sfasciare anche quel poco di autentica Unione che si è riusciti a mettere in piedi negli ultimi cinquant’anni. Lo schieramento dei contestatori è indubbiamente variopinto ma accumunato da rivendicazioni che hanno un po’ dappertutto l’identico sapore di una registrazione collettiva verso la rozza difesa di interessi nazionalistici. Con sfumature che ricordano fin troppo da vicino la trista equazione fra Patria e Fascismo. Una tendenza più esplicita in Ungheria ma evidente, ancorché malamente dissimulata, nella Francia lepenista e nell’Italia leghista mentre nella Grecia depauperata assume addirittura connotazioni naziste.
Non C’E’ Al Fondo di questa marea montante alcuna visione della costruzione europea, ma essenzialmente una volontà agorafobica di ritorno al passato alimentata da un’inconfessata nostalgia dell’autarchia curtense. Come dimostra il fatto che molti fautori di un abbandono della moneta unica indicano in questo passo la necessaria premessa al ripristino dei dazi commerciali. Dinanzi alla sfida dei grandi spazi aperti dalla globalizzazione economica ci si richiude su se stessi nel maldestro tentativo di nascondere un diffuso sentimento di paura che è il chiaro riflesso di un’incapacità a pensare il futuro in termini di darwiniana sopravvivenza. Prospettiva esiziale per la sorte dell’Unione europea e soprattutto delle centinaia di milioni di contadini del vecchio continente.
E, tuttavia, ciò che più allarma in questo scenario non sono tanto i pericoli insiti in un possibile successo elettorale delle predicazioni antieuropeiste quanto l’imbelle paralisi di azione politica ed economica da parte di chi – nelle istituzioni comunitarie e nei governi dei maggiori paesi – si dice anche preoccupato da  simili minacce ma, appunto, nulla fa per contrastarle. E si che non ci vorrebbe un raffinato cultore di storia europea per scoprire inquietanti precedenti con quanto accaduto nel vecchio continente meno di un secolo fa. All’indomani della prima guerra mondiale l’esplosione di movimenti nazionalistici altro non fu se non la conseguenza dell’ottusa arroganza con la quale i governi della allora maggiori democrazie imposero ai vinti (ed anche a parte dei vincitori) il dazio di una propria supremazia economica che rendeva intollerabile la convivenza sociale all’interno dei paesi più deboli. Né il fascismo di Mussolini né poi il nazismo di Hitler furono figli di un destino cinico e baro.
In Particolare, a decretare il fallimento dell’esperienza di Wiemar e la veloce corsa verso la dittatura nazista furono le insostenibili condizioni di vita economica che i “grandi” di Versailles imposero al popolo tedesco. E oggi sembra di dover assistere a una sorta di nuova Versailles ma alla rovescia, nella quale le derive nazionalistiche – dalla Francia all’Italia, dalla Grecia all’Ungheria – raccolgono crescenti consensi principalmente a causa della politica d’austerità che, con la sua egemonia sulle istituzioni europee, la Germania sta imponendo a molti paesi dell’Unione.
Che alcuni di questi abbiano i conti in disordine è un dato di fatto, com’era nel secolo scorso innegabile che la Germania sconfitta dovesse pagare il fio della propria tracotanza imperiale. Ma è sempre la storia europea più recente a insegnare che la strategia delle sanzioni ottiene i suoi frutti migliori se sapientemente graduata nei tempi e nei modi: come è avvenuto nel secondo dopoguerra proprio nei confronti della neonata repubblica federale tedesca. Scelta lungimirante su cui allora pesò non poco la minaccia del blocco sovietico sui confini orientali. Dobbiamo forse augurarci un’invasione russa dell’Ucraina per scoprire che il modello Merkel con le sue sanzioni rischia di disfare l’Europa?
Massimo Riva – L’Espresso – 17 aprile 2014

Nessun commento:

Posta un commento