RENZI, Perché Non Parli
di Evasione Fiscale?
Ci sono due parole,
quelle due parole, che il premier non ha mai pronunciato.
C’è qualche
spiegazione. Ma intanto non si perde la speranza che il “cambio di passo”
cominci anche da qui. Vediamo se Matteo riesce a inventare qualcosa….
Ora che il consiglio dei ministri ha approvato il Def,
documento economico e finanziario; ora che il premier, stavolta senza slide ne
battute, ne ha illustrato misure e obiettivi (qualche una tantum, qualche incertezza
per le coperture); ora che sappiamo dove si taglierà e dove si prenderà e chi
incasserà; ora che abbiamo apprezzato che a sacrificarsi un po’ siano anche
banche, supermanager e mandarini di Stato; ora che, proprio per questo, Renzi
ha potuto dire “che per la prima volta pagheranno coloro che non hanno mai
pagato, e riceveranno anche coloro che non hanno mai ricevuto nulla”; ora
possiamo rivolgergli di nuovo la questione già sollevata tre settimane fa (
“Quel pasticciaccio del 3 per cento”, (…): perché Renzi non ha mai nominato
fino a oggi quelle due magiche parole, evasione fiscale?
Adesso, vedrete, il sindaco d’Italia è abile e sveglio,
s’inventerà qualcosa (ne ha accennato in un tweet, senza scrivere quelle due
parole….), ma la realtà di cui parliamo – e alla quale non dovremmo assuefarci
mai – fa davvero spavento. Stime attendibili calcolano in 180-200 i miliardi di
evasione fiscale; le statistiche rimandano del contribuente una fotografia
alquanto irrealistica: gli italiani denunciano in media 19mila 750 euro l’anno
(i lavoratori dipendenti 20mila euro, gli imprenditori 17mila). E a quanto pare
il cinque per cento degli italiani si spartisce quasi un quarto del reddito
nazionale.
Il Cittadino Urla contro le vessazioni di Equitalia
forte con i deboli – accusa – e debole con i forti; e però se oggi non paghi le
rate del mutuo ti portano via tutto, se evadi le tasse non ti succede niente;
per via di prescrizioni, patteggiamenti, contenziosi oggi pagano con la
prigione solo 168 condannati per frode fiscale (…). Altro che svuota carceri.
Parafrasando il Berlusconi trionfante del 1994 potremmo dire
che se ogni impresa e partita Iva riducesse la sua evasione o elusione fiscale
di mille euro l’anno, lo Stato incasserebbe una decina di miliardi, il doppio
della spending review promessa e annunciata da Carlo Cottarelli, oltre due
volte il gettito dell’Imu prima casa, più di quanto costerà il taglio del cuneo
fiscale. E però Renzi ha aspettato finora per parlare di lotta all’evasione
fiscale. Perché?
1. Forse il Premier Pensa che la lotta all’evasione fiscale sia quella cosa che si fa
ma non si dice;
2. O forse teme che se ne parli e poi
non se ne faccia nulla. Però nei suoi primi cinquanta giorni di vita, il
governo ha annunciato molte cose che non sappiamo se e quando realizzerà, altre
le ha cancellate;
3. Quella di Renzi potrebbe anche essere
una scelta strategica: i tempi di crisi e di crescita prossima allo zero c’è chi dice che sarebbe
controproducente togliere ancora ossigeno ai piccoli imprenditori. Giusto,
vero, ma i mancati introiti impediscono allo Stato di finanziare opere o
alleggerire ancora il costo del lavoro;
4. Oppure la ragione è molto più
semplice: è già cominciata la campagna elettorale per le europee e, come spiega
Vincenzo Visco (che Berlusconi chiamava Dracula…) a chiunque glielo chieda,
sono in ballo dieci milioni di voti e da
che mondo è mondo le campagne elettorali si vincono o si perdono parlando di
tasse, o non parlandone affatto;
5. I competitor di Renzi, per esempio,
si chiamano Silvio Berlusconi e Beppe Grillo, e mentre il primo trionfò
gridando nelle piazze e in tv “meno tasse per tutti”, l’altro è ancora oggi
accreditato di un quinto dei voti prossimi venturi senza aver mai pronunciato –
nemmeno lui! – le parole evasione fiscale.
Tutto chiaro, tutto comprensibile. Ma se davvero Renzi vuole
vincere la sua battaglia, politica ed economica, quelle due parole non le può
più ignorare. Perché nascono anche in quel ginepraio di leggi, accomodamenti,
aiuti che si annidano da sempre nella pubblica amministrazione – fino ad
alimentare corruzione e criminalità – e che lui dice di voler estirpare. Del
resto, non vuole “cambiare passo”?
Twitter@bmanfellotto – Bruno Manfellotto – L’Espresso – 17
aprile 2014
Nessun commento:
Posta un commento