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venerdì 18 aprile 2014

Lo Sapevate Che: Questa Settimana....




RENZI, Perché Non Parli di Evasione Fiscale?

Ci sono due parole, quelle due parole, che il premier non ha mai pronunciato.
C’è qualche spiegazione. Ma intanto non si perde la speranza che il “cambio di passo” cominci anche da qui. Vediamo se Matteo riesce a inventare qualcosa….

Ora che il consiglio dei ministri ha approvato il Def, documento economico e finanziario; ora che il premier, stavolta senza slide ne battute, ne ha illustrato misure e obiettivi (qualche una tantum, qualche incertezza per le coperture); ora che sappiamo dove si taglierà e dove si prenderà e chi incasserà; ora che abbiamo apprezzato che a sacrificarsi un po’ siano anche banche, supermanager e mandarini di Stato; ora che, proprio per questo, Renzi ha potuto dire “che per la prima volta pagheranno coloro che non hanno mai pagato, e riceveranno anche coloro che non hanno mai ricevuto nulla”; ora possiamo rivolgergli di nuovo la questione già sollevata tre settimane fa ( “Quel pasticciaccio del 3 per cento”, (…): perché Renzi non ha mai nominato fino a oggi quelle due magiche parole, evasione fiscale?
Adesso, vedrete, il sindaco d’Italia è abile e sveglio, s’inventerà qualcosa (ne ha accennato in un tweet, senza scrivere quelle due parole….), ma la realtà di cui parliamo – e alla quale non dovremmo assuefarci mai – fa davvero spavento. Stime attendibili calcolano in 180-200 i miliardi di evasione fiscale; le statistiche rimandano del contribuente una fotografia alquanto irrealistica: gli italiani denunciano in media 19mila 750 euro l’anno (i lavoratori dipendenti 20mila euro, gli imprenditori 17mila). E a quanto pare il cinque per cento degli italiani si spartisce quasi un quarto del reddito nazionale.
Il Cittadino Urla contro le vessazioni di Equitalia forte con i deboli – accusa – e debole con i forti; e però se oggi non paghi le rate del mutuo ti portano via tutto, se evadi le tasse non ti succede niente; per via di prescrizioni, patteggiamenti, contenziosi oggi pagano con la prigione solo 168 condannati per frode fiscale (…). Altro che svuota carceri.
Parafrasando il Berlusconi trionfante del 1994 potremmo dire che se ogni impresa e partita Iva riducesse la sua evasione o elusione fiscale di mille euro l’anno, lo Stato incasserebbe una decina di miliardi, il doppio della spending review promessa e annunciata da Carlo Cottarelli, oltre due volte il gettito dell’Imu prima casa, più di quanto costerà il taglio del cuneo fiscale. E però Renzi ha aspettato finora per parlare di lotta all’evasione fiscale. Perché?
1.     Forse il Premier Pensa che la lotta all’evasione fiscale sia quella cosa che si fa ma non si dice;
2.     O forse teme che se ne parli e poi non se ne faccia nulla. Però nei suoi primi cinquanta giorni di vita, il governo ha annunciato molte cose che non sappiamo se e quando realizzerà, altre le ha cancellate;
3.     Quella di Renzi potrebbe anche essere una scelta strategica: i tempi di crisi e di crescita prossima  allo zero c’è chi dice che sarebbe controproducente togliere ancora ossigeno ai piccoli imprenditori. Giusto, vero, ma i mancati introiti impediscono allo Stato di finanziare opere o alleggerire ancora il costo del lavoro;
4.     Oppure la ragione è molto più semplice: è già cominciata la campagna elettorale per le europee e, come spiega Vincenzo Visco (che Berlusconi chiamava Dracula…) a chiunque glielo chieda, sono in ballo  dieci milioni di voti e da che mondo è mondo le campagne elettorali si vincono o si perdono parlando di tasse, o non parlandone affatto;
5.     I competitor di Renzi, per esempio, si chiamano Silvio Berlusconi e Beppe Grillo, e mentre il primo trionfò gridando nelle piazze e in tv “meno tasse per tutti”, l’altro è ancora oggi accreditato di un quinto dei voti prossimi venturi senza aver mai pronunciato – nemmeno lui! – le parole evasione fiscale.
Tutto chiaro, tutto comprensibile. Ma se davvero Renzi vuole vincere la sua battaglia, politica ed economica, quelle due parole non le può più ignorare. Perché nascono anche in quel ginepraio di leggi, accomodamenti, aiuti che si annidano da sempre nella pubblica amministrazione – fino ad alimentare corruzione e criminalità – e che lui dice di voler estirpare. Del resto, non vuole “cambiare passo”?
Twitter@bmanfellotto – Bruno Manfellotto – L’Espresso – 17 aprile 2014

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