Cittadino Benito
Presente!
A Torino e Ravenna Lega
e Forza Italia hanno votato per mantenere la cittadinanza onoraria a Mussolini
(e negarla al sottoscritto). Un anacronismo inaccettabile che svilisce un
istituto importante, simbolo di civiltà
Firenze, Milano, Torino, Ravenna, Bologna, l’Aquila, Roma,
Padova, Venezia, Viterbo, Treviso sono alcune delle città che mi hanno
conferito la cittadinanza onoraria. Poi ci sono comuni più piccoli come
Montebelluna, Padula, Medole, Agliana, Bassano Romano, Scandicci, comuni dove
spesso la cronaca nazionale non arriva. Comuni i cui rappresentanti politici
(di ogni parte), negli anni, mi hanno scritto lettere e fatto giungere messaggi
di sincera solidarietà.
La cittadinanza onoraria è un’istituzione generosa, non un
gesto vuoto e inutile. E’ un simbolo laico di appartenenza. Significa
stringersi come comunità attorno a un uomo e fargli sentire che non esiste
solitudine civile. I diritti di cittadini di un territorio si aprono a un'altra
persona. Aggiungere cittadini all’anagrafe di un luogo, per titolo onorario,
significa allargare la propria comunità, creare legami, intrecci. E’ l’unico
modo che ciascuna comunità ha per rinnovarsi, per vivere.
L’Esempio Più
Interessante
dell’utilizzo che i comuni più sensibili fanno di questo strumento, lo abbiamo
sotto gli occhi. In attesa che il governo metta mano alle iniquità create da
leggi sull’immigrazione razziste e xenofobe, sempre più comuni italiani
decidono di fare da sé, decidono di lanciare un messaggio importante alla
politica, decidono di conferire la cittadinanza onoraria ai figli degli
immigrati. Bambini a cui però lo stato tarda a garantire diritti. All’inizio
del 2014 l’Unicef conta l’attribuzione di 246 cittadinanze onorarie, il doppio
rispetto all’anno scorso, ma ancora un numero esiguo.
Quindi da un lato la volontà di accogliere nella propria
comunità cittadini appartenenti ad altre comunità per condividerne il percorso,
dall’altro – ed è ciò che sta accadendo in questi mesi e che sta facendo
discutere – la necessità di voler prendere le distanze da cittadini che sono
diventati onorari in momenti storici distanti e profondamente diversi da quello
attuale.
Prima Ravenna e poi Torino hanno discusso nei rispettivi
consigli comunali l’opportunità di revocare la cittadinanza onoraria a Benito
Mussolini ed è interessante notare le differenze di approccio a una materia
che, sembrerà banale e forse persino superfluo sottolinearlo, ancora dopo quasi
un secolo scalda gli animi.
Intanto La Prima
Obiezione che viene
mossa a questo genere di proposte è l’opportunità di utilizzare tempo prezioso
che potrebbe essere dedicato a questioni più urgenti con discussioni di
carattere squisitamente storico e che scarsa ricaduta hanno sulle difficoltà
economiche attuali. Se però riusciamo ad accettare che i consigli comunali
possano anche prendersi del tempo – e io credo sia legittimo che entro i limiti
del buon senso questo avvenga – per ragionare sulla storia più o meno recente
del nostro paese, allora è interessante notare come Torino e Ravenna siano
partiti da assunti completamente diversi. A Torino, con la revoca della
cittadinanza onoraria a Mussolini, la città ha voluto sanare “un vulnus che
durava da 90 anni, dimostrando quanto Torino sia legata profondamente alla sua storia
e alla sua identità antifascista”. La mozione di revoca ha ottenuto 29 voti
favorevoli, 3 contrari e 5 astenuti. A Ravenna, invece, la maggioranza del
consiglio comunale ha votato contro la revoca. Il Pd ha motivato così il suo
voto: “La storia è memoria e non può essere cancellata. La storia ha già
giudicato Mussolini e il fascismo e riteniamo anzi che non si debba depennare
una verità acclarata; nel 1923, nell’anno stesso in cui veniva ucciso Don
Minzoni, quando il fascismo era quindi già prevaricante, ci si poté permettere
con un atto arbitrario di attribuire la cittadinanza onoraria al capo del
fascismo”. A me resta solo un dubbio, questo: perché Forza Italia a
Ravenna e la Lega Nord a Torino,
contrari alla revoca della cittadinanza onoraria a Mussolini, hanno chiesto di
revocarla piuttosto a me? Quanti voti credono di racimolare in questo modo? Per
mano di politicanti nostalgici e cialtroni sono diventato l’anti-Mussolini. Ne
sarei fiero se non fosse un anacronismo inaccettabile.
Roberto Saviano – L’Espresso – 17 Aprile 2014
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