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giovedì 24 aprile 2014

Lo Sapevate Che: Credere è Folle, dunque è Umano...



 
La follia non va ridotta a malattia della mente: è comune ai sogni, all’amore, alle paure. Per questo la fede è molto più di un abbaglio, è una autentica risposta.

In una risposta a un lettore che le poneva la questione sull’esistenza di Dio, lei rispondeva che prima di chiedersi se davvero esiste o meno un Essere supremo bisognerebbe domandarsi se credere nella sua esistenza possa essere di aiuto o meno alla vita, sempre esposta alla precarietà, afflitta dal dolore, terrorizzata dalla morte.
Dunque non è il bisogno metafisico o la percezione della propria natura trascendente a creare la fede in Dio, ma sono gli aspetti tragici dell’esistenza, che inducono facilmente alla follia. Perciò umana, che può nascere e vivere Dio, dalle paure più basse, dalla vigliaccheria e dalla paranoia che ci abitano. Tutti impulsi irrazionali utilizzati per strategie politiche fondate sull’ignoranza e sulle paure ataviche della gente, al fine di governare, gestire e sfruttare più facilmente le popolazioni, onde garantire la convivenza civile di grossi branchi di animali cattivi, egoisti, impauriti, presuntuosi e creduloni chiamati “uomini”,.
C’è poco da andarne fieri: Dio non è altro che il simbolo di tutto ciò che riesce a far sopravvivere l’uomo alla propria follia, e non supplisce la ben più grave assenza di una autentica capacità etica nell’uomo.

Ogni volta che in questa rubrica si parla dell’esistenza di Dio ricevo una quantità di commenti decisamente superiore a quelli che ricevo quando si parla di giovani, di scuola, di droga e persino di amore e di sesso. Questo conferma la mia ipotesi che a sostenere la fede in Dio non sono soltanto le argomentazioni razionali, quanto il bisogno di trovare una risposta ai problemi esistenziali come la precarietà dell’esistenza, la consolazione del dolore, la speranza di una giustizia ultraterrena, il terrore della morte e la ricerca insopprimibile di un senso che giustifichi la nostra esistenza che non sa vivere al di fuori di un orizzonte di senso. Per questo, nella risposta al lettore che chiedeva se Dio esiste o no, rispondevo che forse era più utile chiedersi se la fede nella sua esistenza è di aiuto o non è di aiuto alla vita, che resta comunque il più drammatico dei problemi.
Lei dice che i problemi esistenziali che qui ho sommariamente elencate, sono così drammatici da indurre facilmente alla follia. E perciò conclude che “solo nella follia umana, può nascere e vivere Dio”. E allora? Le sembra, poco, se troviamo una risposta alla follia che ci abita?
Sottostante all’umana ragione, a proposito della quale Kart diceva che è “un’isola piccolissima nell’oceano dell’irrazionale”, noi tutti siamo abitati dalla follia. Questa fa la sua comparsa ogni notte nei sogni, dove con lo spegnersi della vigilanza della coscienza si apre uno scenario dove non funziona il principio di non contraddizione, per cui io sono ad un tempo adulto e bambino, talvolta maschio e femmina, spettatore e ad un tempo attore del sogno; dove non funziona il principio di causalità, per cui talvolta è l’effetti a produrre la causa; dove saltano le coordinate spaziali e temporali, per cui un sogno incomincia a New York e finisce nell’Impero romano. Ma di follia, come dice Platone, si nutre anche l’amore, quando il senso del mondo e della vita si concentra nelle risposte dell’amata o dell’amato. O discorsi che gli amanti fanno tra loro, presi alla lettera, poco si discostano dai deliri. Non parliamo della malattia e del dolore che spesso chiudono le prospettive dell’esistenza, e della morte che getta nell’oblio e nell’insignificanza aggrappati per poter vivere.
Non circoscriviamo la follia nella “malattia mentale”: la follia è la nostra compagna di vita, che l’uomo (privo com’è di istinti che garantiscono e rassicurano la vita monotona e ripetitiva degli animali, che per questo non hanno inventato nessun Dio) fin dalla notte dei tempi che ha cercato di arginare, inventando miti, riti, religioni, e poi la ragione, la scienza e le leggi a tutela della vita individuale e collettiva. E allora, se per alcuni Dio è l’unica risposta alla follia costitutiva della condizione umana, che in molte situazioni della vita non trova giustificazioni nelle argomentazioni della ragione (quell’isola piccolissima nell’oceano dell’irrazionale”), non vedo proprio perché si debba confutare, contrastare, o addirittura deridere o guardare con sufficienza chi cerca nella fede in Dio risposte o domande che vanno al di là dell’umana ragione.
Che poi ci sia chi, di fronte a questa insopprimibile richiesta umana, fondi i presupposti del suo potere, anche questo fa parte dell’umana follia nella sua forma deviata. Ma stia certo che chi percorre questa via non crede davvero in Dio. umbertogalimberti@repubblica.it – Venerdì di Repubblica- 19-aprile-2014

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