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domenica 13 aprile 2014

Lo Sapevate Che: Più Ruolo Alle Città Non Ai Capi Politici...



  
Se I Destini Delle Amministrazioni
Locali fossero dipesi dalle fortune dei loro sindaci, fausta sarebbe stata la loro storia nel corso del ventennio! Sindaci sono stati i Veltroni e i Rutelli, sindaci “grandi capi” del centro-sinistra come Bassolino una volta e ora Fassino. E i padri Comuni hanno continuato a subire ogni possibile tormento. I loro succitati sindaci tutti, chi più o meno, nati folicamente al centro del Regno e fortissimamente centripeti. Cambierà la musica col sindaco Renzi? Andranno finalmente al potere non solo qualche sindaco, ma anche le città? Arduo anche sperarlo, ma precisi banchi di prova sono indicabili. Prescindiamo pure dalla riforma del Senato. Inutile spendere parole sulla conclamata necessitò di superare l’attuale forma di bicameralismo, come sul carattere improvvisato del testo in discussione. Ma l’idea-guida di un Senato delle Autonomie, con poteri chiaramente circoscritti e in nessun caso di veto, rimane sacrosanta.  L’alternativa è un Senato concepito tutto come alta autorità morale. Qualsiasi via di mezzo sarebbe puro pasticcio.  Certo, una riforma del Senato di stampo renziano al di fuori di un complessivo riordinamento in senso federalistico del nostro Stato ha poco senso sia culturale che politico. Ma tant’è, almeno il varco è aperto. Non è comunque su questo punto che si misurerà la volontà concreta del sindaco Renzi di portare le città al potere. Qualche modesto suggerimento a questo proposito.
Primo : che il giovane premier cancelli l’inaudito casino combinato dai suoi predecessori in materia di tassazione sulla casa e ritorni allo spirito e alla logica dell’imposta comunale sugli immobili (Ici), e cioè all’imposta sugli immobili come  prioritaria fonte di finanziamento per i Comuni, per la quale essi sono in toto responsabili di fronte ai loro cittadini. Riforma quintessenzialmente federistica!
Secondo: che si provveda attraverso una legislazione coerente e semplice a favorire processi di liberalizzazione e a smantellare il sistema para-politico della miriade di partecipate, pseudo società per azioni.
Terzo: si proceda, nella logica da decenni invocata della semplificazione e riduzione dell’alluvione legislativa, a testi-unici sulle materie che soffocano l’attività dei Comuni: i lavori pubblici in primis.
Infine, che il sindaco d’Italia non si affatichi con ingegnerie istituzionali ormai vuotissime e destinate, temo, a moltiplicare enti e sotto-enti; elimini le Provincie, se lo potrà, ma ponti locali e Regioni con opportuni provvedimenti ad accedere finalmente a una logica di cooperazione nella fornitura dei servizi essenziali. Non conta l’istituzione, conta la governante comune, fondata su una chiara logica contrattualistica. Credo che riforme in questi campi costituirebbero fatti molto più concreti di quella del Senato. Non hanno bisogno di riforma costituzionale alcuna. Ma di tanta volontà politica e intelligenza tecnico-amministrativa.
Massimo Cacciari – L’Espresso 10 Aprile 2014 -

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