Scrive il teologo
ortodosso Christos Yannaras: “Se esci dal tuo io, sia pure per gli occhi belli
di una zingara, sai cosa domandi a Dio e perché corri dietro a lui”
Santa Gemma Galgani:” Signore mio Gesù, quando le mie labbra
si avvicineranno alle tue per baciarti, fammi sentire il tuo fiele…Mi si fece
vedere Gesù tutto piaghe, mi fece avvicinare a sé, gliele baciai tutte; quando
fui a quella del costato mi parve di non poter resistere. Come ero contenta!”
(Lettera a Monsignor Volpi, settembre 1900).
Santa Teresa d’Avila: “un giorno mi apparve un angelo bello
oltre ogni misura. Vidi sulla sua mano una lunga lancia alla cui estremità
sembrava esserci una punta di fuoco. Questa parve colpirmi più volte nel cuore
tanto da penetrare dentro di me.
Il dolore era così reale che gemetti più volte ad alta voce,
però era tanto dolce che non potevo desiderare di esserne liberata. Nessuna
gioia terrena può dare un simile appagamento. Quando l’angelo estrasse la sua
lancia, rimasi con un grande amore per Dio. “ (Autobiografia)
Sembra qualcosa di analogo al senso di benessere che insorge
al termine di un rapporto sessuale. Se una persona religiosa sposata avesse
questo tipo di rapporto col sacro, incorrerebbe nel peccato dell’adulterio. Se
nubile incorrerebbe nel peccato della fornicazione….
Renato Pierri
Sessualità e mistica hanno tra loro un intimo legame e una profonda
connessione che può essere colta solo da chi ha compreso che l’essenza della
sessualità non sta tanto nel piacere dei sensi, come per lo più si crede,
quanto nel cedimento del proprio io (che come dice Freud è un “precipitato di
difese” ) per naufragare in quell’altra parte di se stessi che Platone chiama
“divina follia, la più alta, la più eccelsa”.
Per questo Socrate, a proposito delle cose d’amore (tà erotikà), la stessa espressione usata dai mistici quando parlano
del loro rapporto con Dio.
Se concepiamo la sessualità come semplice vicenda di corpi,
non dissimile da quella animali, non posso dar torto alle sue osservazioni, se
invece di portiamo all’altezza autentica della sessualità che è oltrepassa
mento dei limiti dell’io per incontrare l’altro da sé ( e questa è propriamente
la sessualità umana), allora forse l’unico a nostra disposizione, per
incontrare quell’altro da sé che per mistici è Dio.
Comprendiamo allora, perché K. Faspers, commentando
l’episodio della monaca Eloisa innamorata del teologo Abelardo, possa scrivere:
“ Eloisa è devota, la sua intenzione di voler seguire Abelardo persino
all’inferno non significa che Abelardo sia il suo Dio, che tra Dio e Abelardo
sceglierebbe Abelardo, ma che non può essere un vero Dio chi cercasse di
separarla da Abelardo per un voto monastico. Non si tratta di una sensualità
selvaggia, che per sua matura passa rapidamente, e che è così forte da esigere
l’immediata soddisfazione. Non si tratta neppure di un erotismo
spiritualizzato, ma di un amore incondizionato e trascendente, il cui
tradimento costituirebbe una minaccia per l’esistenza, che vedrebbe compromesso
il suo rapporto con la trascendenza”.
Per capire queste cose bisogna averne capite altre due in
primo luogo che la sessualità è oltrepassa mento del limite, e che grazie a
questo oltrepassa mento stabilisce un nesso con l’altro da sé ( a questo allude
l’etimologia che vuole sexus derivato
da nexus). E per comprendere i nessi
che il sesso inaugura dobbiamo decentrare l’io dall’egemonia e qualità, a cui
l’io non è in grado di accedere. In secondo luogo occorre comprendere che il
Dio dei mistici non è quell’entità metafisica da cui dipendono le leggi morali
che dischiudono la via della salvezza, ma come scrive Jasper: “E’ sempre e solo
quel Dio che esiste per la singola esistenza”. E in questa direzione mi pare
che si muova anche il magistero di Papa Francesco.
Da ultimo, non dimentichiamo che il cristianesimo, nonostante
abbia sempre parlato di “anima” (nozione che tra l’altro non appartiene alla
tradizione giudaico-cristiana), è in realtà una religione dei corpi che ha il
suo centro nell’incarnazione del Figlio di Dio.
Ne sono ulteriori conferme: l’atto di fede dei cristiani che
nel Credo ripongono la loro fede, e non nell’immortalità dell’anima ma nella
resurrezione dei corpi, e l’iconografia cristiana che, nei dipinti delle nostre
chiese, celebra la corporeità. A questo punto possiamo dire che i mistici, con
il loro linguaggio, sono i più fedeli testimoni del messaggio cristiano.
umbertogalimberti@repubblica.it
– 26 aprile 2014
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