Dell’Utri in missione
per conto della Cia
Si complica il caso
dell’ex senatore.
E gli avvocati di
Berlusconi stanno lavorando alla soluzione. La “ Cassazionissima”. Un quarto
grado di giudizio riservato agli imputati che non sono riusciti a farsi
assolvere nei primi tre
Le autorità libanesi stanno cercando di fare il punto sulla
situazione giudiziaria di Marcello Dell’Utri. Non è semplice, perché il
procedimento contro di lui ha preso avvio nel secolo scorso, più di vent’anni
fa. Alcuni dei magistrati che lo hanno avviato sono deceduti, altri sono
ricoverati in case di riposo e stentano a ricordare di che si tratta, le carte
processuali, corrose dagli acari, saranno leggibili solo dopo un paziente
lavoro di restauro. La durata dei processi in Italia è in tutto il mondo (anche
in Libano) oggetto dell’umorismo popolare e fonte inesauribile di barzellette.
L’Espatrio Alla domanda “perché si trova in
Libano?” Dell’Utri ha risposto, molto sorpreso, di non sapere di trovarsi in
Libano, e di avere sicuramente sbagliato aereo. Incalzato, ha ammesso di essere
a Beirut alla ricerca dei diari segreti di Assurbbanipal, da aggiungere alla
sua importante collezione. Poi ha cambiato versione, raccontando di essere in
missione per conto della Cia; di essere un membro di Al Qaeda e di essere
pronto a farsi esplodere nella sauna; di avere appuntamento con un famoso
dermatologo libanese che toglie i foruncoli ipnotizzandoli; di avere una
relazione con una danzatrice del ventre. Ciascuna di queste cinque versioni è
apparsa comunque più verosimile di quella di Berlusconi, che ha dichiarato
“l’ho mandato io a Beirut per incontrare Gemayel”.
I Complici Impressionante la rete di complicità
che ha permesso a Dell’Utri di raggiungere indisturbato il Libano: ex nazisti
dei Nar, membri della banda della Magliana, massoneria, mafia, servizi segreti.
Ma la pedina decisiva di questo oscuro intreccio è stata sicuramente
l’impiegata dell’Alitalia che ha fatto il check-in a Dell’Utri, rivolgendogli
la formula in codice “Gate 15, imbarco entro mezz’ora, buon viaggio”. Messa
sotto torchio dagli inquirenti, la ragazza ha rivelato di non avere notato
niente di sospetto, quel giorno, attorno a Dell’Utri, se non un via vai di
strani personaggi che cercavano di vendergli, al bar di Fiumicino, manoscritti
autografi di Hitler, Napoleone, re Erode, John Lennon.
Le Polemiche Il reato di “concorso esterno in
associazione mafiosa” non smette di sollevare polemiche. I giuristi vicino a
Forza Italia sostengono che il reato di mafia è perseguibile solo in caso di
flagranza, cioè se l’accusato, munito di coppola e fucile a canne mozze, sta
sparando a qualcuno, pronunciando la frase “muori, maledetto, così impari a non
aver pagato il pizzo della mia cosca, alla quale sono affiliato a partire dal
marzo 2006”. Secondo alcuni giovani e inflessibili procuratori aggiunti, il
reato di concorso esterno andrebbe invece esteso anche a chi saluta in
ascensore con cordialità sospetta un vicino di casa notoriamente appartenente a
Cosa Nostra. So specifico di Dell’Utri la discussione si complica: è parere
diffuso di molti autorevoli giuristi che sia la mafia a essere imputabile di
concorso esterno con il fondatore di Publitalia e di Forza Italia.
Gli sviluppi Diversi gli esiti che l’intrigato
caso potrà avere. L’ipotesi più accreditata è lo scambio con Cesare Battisti,
che desidera molto trasferirsi a Beirut, il cui lungomare è considerato una
delle location più glamour per i latitanti di tutto il mondo: in quel caso
Dell’Utri si consegnerebbe alle autorità brasiliane. Altra possibilità è che
Dell’Utri si faccia processare privatamente in Libano in uno dei lussuosi
tribunali per ricchi stranieri che concedono l’assoluzione al termine di un
soggiorno piacevolissimo. Infine – ed è la soluzione alla quale stanno
lavorando gli avvocati di Berlusconi -
si tratterebbe di varare, all’interno del pacchetto delle riforme, un quarto
grado di giudizio, chiamato “Cassazionissima”, da concedere a questi imputati
che non siano riusciti, nei precedenti tre, a vedere riconosciuto il loro
diritto all’assoluzione.
Michele Serra . L’Espresso – 24 aprile 2014
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