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mercoledì 23 aprile 2014

Lo apevate Che: Satira Preventiva....




Dell’Utri in missione per conto della Cia

Si complica il caso dell’ex senatore.
E gli avvocati di Berlusconi stanno lavorando alla soluzione. La “ Cassazionissima”. Un quarto grado di giudizio riservato agli imputati che non sono riusciti a farsi assolvere nei primi tre

Le autorità libanesi stanno cercando di fare il punto sulla situazione giudiziaria di Marcello Dell’Utri. Non è semplice, perché il procedimento contro di lui ha preso avvio nel secolo scorso, più di vent’anni fa. Alcuni dei magistrati che lo hanno avviato sono deceduti, altri sono ricoverati in case di riposo e stentano a ricordare di che si tratta, le carte processuali, corrose dagli acari, saranno leggibili solo dopo un paziente lavoro di restauro. La durata dei processi in Italia è in tutto il mondo (anche in Libano) oggetto dell’umorismo popolare e fonte inesauribile di barzellette.
L’Espatrio Alla domanda “perché si trova in Libano?” Dell’Utri ha risposto, molto sorpreso, di non sapere di trovarsi in Libano, e di avere sicuramente sbagliato aereo. Incalzato, ha ammesso di essere a Beirut alla ricerca dei diari segreti di Assurbbanipal, da aggiungere alla sua importante collezione. Poi ha cambiato versione, raccontando di essere in missione per conto della Cia; di essere un membro di Al Qaeda e di essere pronto a farsi esplodere nella sauna; di avere appuntamento con un famoso dermatologo libanese che toglie i foruncoli ipnotizzandoli; di avere una relazione con una danzatrice del ventre. Ciascuna di queste cinque versioni è apparsa comunque più verosimile di quella di Berlusconi, che ha dichiarato “l’ho mandato io a Beirut per incontrare Gemayel”.
I Complici Impressionante la rete di complicità che ha permesso a Dell’Utri di raggiungere indisturbato il Libano: ex nazisti dei Nar, membri della banda della Magliana, massoneria, mafia, servizi segreti. Ma la pedina decisiva di questo oscuro intreccio è stata sicuramente l’impiegata dell’Alitalia che ha fatto il check-in a Dell’Utri, rivolgendogli la formula in codice “Gate 15, imbarco entro mezz’ora, buon viaggio”. Messa sotto torchio dagli inquirenti, la ragazza ha rivelato di non avere notato niente di sospetto, quel giorno, attorno a Dell’Utri, se non un via vai di strani personaggi che cercavano di vendergli, al bar di Fiumicino, manoscritti autografi di Hitler, Napoleone, re Erode, John Lennon.
Le Polemiche Il reato di “concorso esterno in associazione mafiosa” non smette di sollevare polemiche. I giuristi vicino a Forza Italia sostengono che il reato di mafia è perseguibile solo in caso di flagranza, cioè se l’accusato, munito di coppola e fucile a canne mozze, sta sparando a qualcuno, pronunciando la frase “muori, maledetto, così impari a non aver pagato il pizzo della mia cosca, alla quale sono affiliato a partire dal marzo 2006”. Secondo alcuni giovani e inflessibili procuratori aggiunti, il reato di concorso esterno andrebbe invece esteso anche a chi saluta in ascensore con cordialità sospetta un vicino di casa notoriamente appartenente a Cosa Nostra. So specifico di Dell’Utri la discussione si complica: è parere diffuso di molti autorevoli giuristi che sia la mafia a essere imputabile di concorso esterno con il fondatore di Publitalia e di Forza Italia.
Gli sviluppi Diversi gli esiti che l’intrigato caso potrà avere. L’ipotesi più accreditata è lo scambio con Cesare Battisti, che desidera molto trasferirsi a Beirut, il cui lungomare è considerato una delle location più glamour per i latitanti di tutto il mondo: in quel caso Dell’Utri si consegnerebbe alle autorità brasiliane. Altra possibilità è che Dell’Utri si faccia processare privatamente in Libano in uno dei lussuosi tribunali per ricchi stranieri che concedono l’assoluzione al termine di un soggiorno piacevolissimo. Infine – ed è la soluzione alla quale stanno lavorando gli avvocati di Berlusconi  - si tratterebbe di varare, all’interno del pacchetto delle riforme, un quarto grado di giudizio, chiamato “Cassazionissima”, da concedere a questi imputati che non siano riusciti, nei precedenti tre, a vedere riconosciuto il loro diritto all’assoluzione.
Michele Serra . L’Espresso – 24 aprile 2014

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