Di cosa parliamo
(davvero) quando parliamo
di costi della politica
Ho scritto poco dei
costi della politica perché è un argomento troppo facile
per la demagogia della
“casta”. Chiunque capisce che tagliando stipendi
e vitalizi dei politici
non si risolvono i problemi. Tuttavia il tema mi affascina,
per due ragioni, una concreta e l’altra sentimentale. La
prima è che tagliare (davvero) i privilegi del ceto politico sarebbe un vero
segnale di cambiamento, per tutto. L’altro è che il “taglio ai costi della
politica” mi riporta leopardianamente, con un solo endecasillabo, alla stagione
felice dell’infanzia, quando ancora ci credevo.
Bene, ma a che punto siamo?
Matteo Renzi aveva promesso, al principio, che avrebbe
tagliato i costi della politica di un miliardo. Durante le primarie ha
raddoppiato: due miliardi. Poi è andato al governo. Che è successo? La
cosiddetta abolizione delle Province manda a casa tremila consiglieri. Il
risparmio calcolato dal governo è di 160 milioni. La Corte dei conti, più
obiettiva, dice 35 milioni. Ma la stima non tiene conto del fatto che nel
progetto Delrio sono spuntati 25 mila consiglieri comunali e cinquemila
assessori regionali in più, e che tutti i dipendenti delle Province verranno
riassunti e pagati (meglio) dalle Regioni. Facciamo che il risparmio è zero?
Andiamo avanti. La riforma del Senato, se approvata un bel giorno, cancellerà
stipendi e vitalizi dei senatori: cento milioni. Ma bisogna togliere le
liquidazioni: cento milioni. Uguale a zero. Quanto al finanziamento pubblico,
che è illegale secondo la Consulta, siamo in altissimo mare.
La mia modesta proposta è che Renzi, se vuole dare un segnale
concreto e serio, dovrebbe avanzare un’altra proposta, semplice e di effetto
immediato: dimezzare tutti gli stipendi della politica. Senatori, deputati,
consiglieri regionali e comunali. Il Parlamento europeo l’ha già fatto. Qui,
ora e subito. Questo sì sarebbe un bel segnale, e comunque, dimezzando gli
stipendi, rimarremmo nella media europea.
I politici italiani sono i più pagati del mondo. Così,
dicevano, ci sarà meno corruzione. Invece sono anche tra i più corrotti.
Rappresentare il proprio Paese, i concittadini, non è un guadagno, ma un onore.
Conosco sindaci che a far politica ci hanno rimesso una barca
di soldi e sono stati onestissimi: Massimo Cacciari a Venezia, Giuliano Pisapia
a Milano. Conosco per vicende di famiglia l’ex sindaco di un paese sul Lago
Maggiore, Angera, Vittorio Ponti, il quale per dieci anni non ha ritirato lo
stipendio, potendosi permettere di farlo, per lasciarlo all’edilizia
scolastica. Questi saranno magari eroici. Ma fra eroi e profittatori ci sarà
pure una via di mezzo, perfino in Italia, o no?
Curzio Maltese – Venerdì di Repubblica – 18 aprile 2014
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