Etichette

mercoledì 30 aprile 2014

Lo sapevate Che: Legge e Libertà....



 
Sport nazionale
La caccia al vecchio

Dopo decenni di gerontocrazia siamo passati all’estremo opposto.
Così gli anziani sono diventati vittime di un furore senza pietà. E di autentiche discriminazioni. Mentre in altri paesi si fa tutto l’opposto.

C’erano un tempo la destra e la sinistra, sempre in baruffa come cani e gatti. Adesso quella contrapposizione non va più di moda: in politica, lo scontro si consuma ormai fra vecchio e nuovo. E ovviamente il nuovo è cool, è giovane per definizione. L’aria che tira è questa: addosso agli anziani. Discriminati, cacciati, rottamati in ogni ufficio pubblico o privato. E chissenefrega se l’anagrafe non costituisce un merito, né più né meno del colore degli occhi, o della statura che il Padreterno ci ha donato in sorte. Chissenegrega del passato, delle sue lezioni. “Giovinezza, primavera di bellezza” : era l’inno del fascismo, ma oggi trionferebbe pure a Sanremo.
In Quest’Astio Verso i capelli bianchi si riflette senza dubbio una reazione (comprensibile, anzi sacrosanta) contro la gerontocrazia che ci ha dominato negli ultimi vent’anni. Politici immarcescibili: durante la seconda Repubblica sono cambiate vorticosamente le sigle dei partiti, mai le facce dei signori di partito. Classi dirigenti immobili, nella burocrazia, nelle banche, all’università, nel mondo delle imprese. Promozioni per anzianità, anziché per merito. Favori di legge agli ultrasessantenni, dalla pensione sociale all’assegnamento degli alloggi nell’edilizia pubblica, dalle detrazioni fiscali alle tariffe agevolate in treno o sulla bolletta del gas (grazie a due delibere delle authority: 237 e 314 del 2000).
E ora? Dalla carezza alla monnezza. Ma noi italiani siano fatti così: detestiamo le mezze misure. Da qui l’idea della (giovane) ministra Marianna Madia: staffetta generazionale nella pubblica amministrazione. Tre dirigenti in pensione anticipata, un giovane funzionario assunto. Anche se magari quei tre sono pure bravi, il nuovo non si sa. Anche a costo di passare dagli esodati agli staffettati. Da qui, già in precedenza, un decreto del governo Letta: nel giugno 2013 decise incentivi per l’assunzione a tempo indeterminato dei giovani sotto i trent’anni. E chi di anni ne ha 31? E i cinquantenni che perdono il lavoro, troppo giovani per andare in pensione, troppo vecchi per trovarne un altro?
Ma non è solo la politica, a dichiarare guerra agli attempati. Un’inchiesta della “Stampa” (marzo 2013) ha rivelato il caso degli annunci di posti di lavoro alla Camera e al Senato, dove quasi sempre viene indicata un’età massima. Idem in tv, per fare un altro esempio; in Italia come nel Regno Unito, dove le donne over 50 rappresentano il 7 per cento appena fra i lavoratori della Bbc. A sua volta la Bocconi (febbraio 2012) attesta che gli ultraquarantenni sono carne morta, per i selezionatori di risorse umane nelle aziende: non li considerano. Mentre il Tribunale di Milano (luglio 2010) ha giustificato la discriminazione anagrafica sancita in un bando d’assunzione per gli autisti. Chissà perché, dal momento che l’esperienza casomai migliora le capacità di guida. E chissà perché se un tribunale si ribellerà una volta o l’altra alle persecuzioni e vessazioni che colpiscono gli ultrasessantenni, per esempio nell’assistenza sanitaria: uno studio di “eCancer Medical Science” (novembre 2013) dimostra che non ricevono cure oncologiche adeguate, perché i trattamenti all’avanguardia sono riservati ai giovani.
C’E’ Una Parolina che denomina questa forma di discriminazione: “ageism”. Si traduce come “ageismo” oppure “anzianismo”, ma non a caso la parolina ha un conio americano. Negli Usa l’Employment Act del 1967 protegge chi ha almeno 40 anni; fanno altrettanto il codice dell’Ontario e la legge sui diritti umani dello Stato di New York, con un lungo elenco di divieti. Fa lo stesso il Regno Unito, con l’Employment Equality Age Regulations del 2006. Viceversa in Italia non c’è legge, a eccezione d’un decreto legislativo del 2003, di cui nessuno (neppure il governo) conosce l’esistenza. Sicché la caccia è aperta, senza pietà per le anziane prede. Però, attenzione: siamo stati tutti più giovani in passato.
michele.ainis#uniroma3.it
Michele Ainis – L’Espresso – 30 aprile 2014

Nessun commento:

Posta un commento