Deregulation La Vera
Riforma
Invece che dalle
Province, o dal Senato, Renzi avrebbe fatto meglio a far partire il cambiamento
con leggi più semplici e poteri definiti più
chiaramente. Forse le astuzie mediatiche sono necessarie, ma ora serve
la forza
Nessuna riforma, nessun risultato ha prodotto coi suoi
governi durante il ventennio che abbiamo alle spalle, eppure è indubitabilmente
Berlusconi la figura che ha connotato la recente storia del Paese. Non ha
saputo modificarne gli ordini e le leggi, se non in peggio, ma certo ha
profondamente inciso sulla sua “mente” e sui suoi costumi. Sarà saggio
prenderne realisticamente atto, se non si vuol predicare al deserto. I tratti
più tipici della retorica berlusconiana, la sua tendenza all’ultra-
semplificazione plebiscitaria, la sua fede narcisistica sulle virtù del Capo,
l’insofferenza per ogni mediazione o “corpo intermedio” tra sé e il “popolo
sovrano”, rappresentano tutti elementi del gioco politico che si sono radicati
nel sentire comune. Elementi che sarebbe assai ingenuo derubricare a passeggere
patologie, poiché esprimono invece sintomi di una crisi profonda delle forme di
“democrazia rappresentativa” che si erano consolidate dopo la Seconda Guerra.
Nulla di Scandaloso perciò se li ritroviamo anche nella
retorica e nel comportamento del Leader giovane, per tanti aspetti
antropologicamente lontanissimo dal Cavaliere . Qualsiasi leadership è
costretta, cosciente o meno, a seguire pulsioni e desideri del popolo che
pretende di governare. E il nostro esige oggi cambiamenti radicali, decisioni
rapide, protagonisti nuovi. Avvisare i naviganti che la fretta potrebbe
rivelarsi cattiva consigliera, che riforme istituzionali non dovrebbero farsi
sulla base di occasionali compromessi tra forze del tutto eterogenee, conta, a
questo punto, assai poco. Navigare
necesse. Arriverà la navicula in
porto?
Non che le prime manovre, al netto di perdonabili
sbruffonerie, appaiono del tutto incoraggianti. E, di nuovo, non mi riferisco a
quegli aspetti dell’azione di Renzi che ne denunciano l’appartenenza, come
anagraficamente inevitabile che sia, all’ethos politico di questo ventennio. Mi
riferisco al metodo che egli ha tracciato per perseguire il suo disegno
riformatore. Perché iniziare dall’”universale”? Perché “spettacolarizzare
l’iniziativa intorno a problemi sui quali non sembra proprio che un Parlamento
come questo, anche a prescindere dalla sentenza della Consulta, abbia
l’autorevolezza necessaria per decidere? De-legiferare nei settori che bloccano
le amministrazioni locali (assetto delle Partecipate, appalti nei lavori
pubblici, conflitto di competenze) non sarebbe risultato anche più economico
della semi-abolizione delle Province? E senza ridefinizione del ruolo di quei
catafalchi che sono le Regioni, ha una pallida idea il nostro giovane leader
dei conflitti che si produrranno tra Città metropolitane, nuove Province e,
appunto, Regioni?
Infinitamente più economico, anche a questo proposito,
promuovere meccanismi di governante leggera, su base contrattuale, in attesa di
riforme sistematiche, di cui sembra non esservi ancora la più pallida idea
(quale forma di Governo si ipotizza? E che senso ha riformare il Parlamento
senza rispondere contestualmente a questa domanda?).Pare davvero sulla spending
review e, conseguentemente, su una riduzione significativa del cuneo fiscale,
non sarebbe stato più prudente e, a un tempo, forse più rivoluzionario che
partorire con i Berlusconi e i Verdini una riforma del Senato (anch’essa
esigenza, in sé, sacrosanta, sia chiaro) ? Basterebbe applicare
sistematicamente costi-standard a tutti i servizi erogati dal pubblico, a
partire dalla sanità…
Ma Assai Poco nella storia può essere perseguito
con metodo e ragionevolezza. Il nostro sistema è così corrotto, così
paralizzato intorno all’asse dei suoi corporativismi, delle sue rendite, della
sua inefficiente burocrazia, delle sue intollerabili disuguaglianze, che le
antiche leggi non basteranno più a frenarne il disfacimento. E’ necessaria
perciò “maggior forza, la quale è una mano regia” (Macchiavelli, Discorsi 1,55). Sarà “regia”, e cioè
capace di reggere, di governare, di scavare e decidere con metodo, la mano di
Renzi? Finora ha dimostrato d’essere volpe; non sarà virtù sufficiente già da
domani.
Massimo Cacciari – L’Espresso 17 marzo 2014
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