Quei politici censori
che non capiscono cosa significa la satira
La satira di Virginia
Raffaele sulla ministra Boschi sarà per caso sessista,
come sostiene la
presidente della Camera Laura Boldrini? La satira non
è servizio pubblico e
quindi la Rai non dovrebbe trasmetterla, come ha
scritto Michele Anzaldi, già portavoce di Rutelli e ora
renziano di ferro, alla presidente della tv di Stato Anna Maria Tarantola?L’esilarante
imitazione di Formigoni-jep Gambarella di Crozza è perseguibile per legge? Una
volta il grande Karl Kraus disse : la satira che il potere riesce a capire
viene giustamente censurata. I tempi cambiano e ora il potere vuole censurare
anche la satira che non capisce. Sarà che i nuovi politici passano la giornata
a cinguettare sul computer e quindi certe complessità sfuggono. Ma qui tocca
ricominciare dall’Abc.
La satira esiste da tremila anni ed è un’arte, un linguaggio
al quale non si possono applicare le categorie del politicamente corretto, come
al discorso pubblico. Come per la musica o la pittura, esiste la buona o la
cattiva satira. Crozza è geniale e Virginia Raffaele ha un grande talento. Fine
della questione. Aristofane, il padre dei satiristi, era omofobo e sessista. Lo
scrivo soprattutto per il signor Anzaldi. Non vorrei che nel caso remoto in cui
la Rai dovesse trasmettere Le Nuvole,
magari fra un gioco dei pacchi e una fiction, l’esperto di televisione del Pd
protestasse contro il tradimento del servizio pubblico.
La satira, peraltro, non va presa alla lettera. Anche quando
mette in campo idee e linguaggi scandalosi, tesi reazionarie, ingiustizie o
addirittura ignobili, spesso lo fa per altri fini. L’immenso Swift propone di
risolvere il problema della fame in Irlanda mangiando i bambini e nelle Istruzioni per la servitù suggerisce una
serie di azioni illegali, furti e truffe, ai danni dei padroni. Tuttavia non è
tecnicamente perseguibile. Non solo perché è morto da secoli, ma perché,
specifico sempre per i cinguetta tori di cui sopra, sta scherzando.
Il problema si pone quando si vuole trasferire nel linguaggio
pubblico gli stilemi della satira, come fa Beppe Grillo. “Che cosa fareste se
aveste Laura Boldrini in macchina?”, se arrivasse dal palco di uno spettacolo
sarebbe soltanto un esempio di comicità greve e sciocca. Se la scrive il leader
politico del secondo partito d’Italia è un atto di violenza contro la persona.
Comunque se Anzaldi e Boldrini vogliono denunciare il sessismo nelle
trasmissioni Rai, possiamo fornire loro alcune centinaia di esempi assai più
seri e gravi della bravissima Virginia Raffaele.
Curzio Maltese – Il Venerdì di Repubblica – 21 marzo 2014
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