Il patto fiscale
europeo, ovvero il delitto perfetto
Della nostra economia
Matteo Renzi ha
incontrato Fraçois Hollande a Parigi e tutti i media hanno
titolato sul nuovo asse
fra Italia e Francia per contenere lo strapotere tedesco
in Europa. Il giorno
dopo, sui giornali francesi, da Le Monde a le Figaro
A Libération, non si trova nemmeno una riga. In realtà, come
ha spiegato Andrea Bonanni su Repubblica, tutte le volte che un nostro premier
va in visita a Parigi torna lo slogan del patto italo francese. Ma è soltanto
uno slogan: il nuovo asse mediterraneo non esiste.
Poi Renzi va a Berlino e tutti i media raccontano del
successo della missione, dell’incantamento di Angela Merkel, della tanto
agognata approvazione della cancellieria. Nemmeno su questo c’è una riga nei
giornali tedeschi del giorno dopo. Della missione di Renzi a Bruxelles
l’immagine che circola di più, stavolta anche sui media italiani, sono i
sorrisini scambiati fra Barroso e Van Rompuy alla domanda sull’attendibilità
degli italiani, lieve eco della celebre risata di Merkel e Sarkosy sulle
promesse di Berlusconi.
Dopo la caduta del Muro di Berlino, la Germania aveva chiesto
anche all’Italia il permesso di unificarsi: altri tempi. Dobbiamo renderci
conto che, in vent’anni di berlusconismo e soprattutto negli ultimi dieci,
l’Italia ha smesso di contare agli occhi dell’Europa. Abbiamo perso il ruolo di
mediatori fra Germania e Francia, di grandi sostenitori di un’Europa
equilibrata e solidale. In questi anni, i governi tedeschi hanno profittato al
meglio della politica estera extraeuropea modellata sugli interessi di
Berlusconi – la totale servitù agli americani, il legame affaristico con Putin
e Gheddafi per imporre una loro guida, in accordo con Parigi.
Oggi l’Europa è una gerarchia a tre livelli. In cima, gli
interessi di Berlino, che prevalgono ovunque, dal cambio assurdo dell’euro con
il dollaro ai fiumi di soldi finiti per salvare le banche, soprattutto tedesche
e francesi. Fino all’imposizione del Fiscal Compact al Sud. Al secondo livello,
sono tutelati gli alleati della potenza egemone, Francia, Polonia, Paesi
baltici. In fondo, fra i famigerati Pigs,
languono Italia, Spagna, Portogallo e Grecia, destinati a un futuro di
sacrifici infiniti.
Soltanto così si spiega la follia d’imporre all’Italia un
patto fiscale, purtroppo firmato con larga maggioranza, che prevede un tributo
di 50 miliardi all’anno per un ventennio. L’impresa è impossibile, ma
basteranno due o tre anni di questa cura da cavallo per togliere di mezzo la
concorrenza dell’economia italiana, pur sempre la seconda nazione
manifatturiera d’Europa, alle merci tedesche e francesi. E’ il delitto
perfetto, con l’assenso della vittima. Il resto sono chiacchiere, slogan,
sorrisetti
Curzio Maltese – Venerdì di Repubblica – 28 marzo 2014 -
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