Di strada ne abbiamo
fatta, anche se a fatica.
Davanti allo specchio
però, ci assale ancora la paura delle nonne
Una sera come tante, in una casa come tante della borghesia
milanese, catering tradizionale, uomini di gelida e fascinosa mezza età,
signore oltre la cinquantina, truccate con sapienza, vestite con firma,
scollate con ostentazione. Tutte impegnate a essere belle come lo erano
vent’anni prima, una fatica a tempo pieno, stressante, che sempre si esprime
con gli sguardi inquieti e i sorrisi troppo lucenti.
Erano quasi tutte professioniste di successo, quel tipo di
donna ossessionata dalla sua immagine, che ritiene necessaria non come arma di
seduzione, ma come accessorio professionale. Non solo essere bella, ma sembrare
ventenne, il che è impossibile, anche sottoponendosi ai bisturi più famosi, che
a poco a poco alterano visi e corpi, rendendoli estranei alla persona e alla
sua storia. Perché poi alla fine le cinquantenni di oggi che non si lasciano
andare, che seguono il corso degli anni sorvegliandoli ma non cancellandoli,
possono essere molto attraenti nella loro naturalezza, se rinunciano a
ingaggiare una guerra persa in partenza.
In questo senso anche noi siamo responsabili del fatto che
gli uomini, invecchiando, sembrano preferire le donne più giovani: è una
vicenda che parte da molto lontano, da quando migliaia di donne morivano di
parto, non arrivavano neppure alla maturità, tanto che la medicina sapeva ben
poco della menopausa.
L’immagine della donna matura era rara, anche perché presto,
anche prima dei quarant’anni, si assumevano gli atteggiamenti e gli abiti che
separavano dalla grazia fisica e anticipavano la vecchiaia. L’unico valore su
cui le ragazze potevano contare, oltre alla freschezza della pelle, era la
verginità. Cultura, esperienza, intelligenza, erano difetti quasi
imperdonabili, e non solo cent’anni fa.
Quando ero una diciottenne miope, mia madre mi raccomandava
sempre, “non farti vedere con gli occhiali, se no pensano che ti piaccia
leggere!”. Il che avrebbe allontanato eventuali corteggiatori. Avevo già
iniziato a fare la giornalista, quando nei quotidiani le donne erano ancora una
rarità, e un giorno mi avvicinai a un
gruppo di colleghi che cercavano di ricordare il nome di un regista. Lo dissi
io, e subito il più famoso di loro mi rimproverò: “Non fare la saccente!”.
In pochi decenni la condizione delle donne è molto cambiata,
però dentro di loro è rimasto il terrore non di invecchiare, ma di non essere
più giovani. Inseguiamo la giovinezza, dimenticandoci di avere il vantaggio di
quella sapienza femminile che l’esistenza ci ha regalato.
E’ anche vero che gli uomini sentono scivolar via la certezza
che per secoli li ha sostenuti, di essere in quanto uomini tanto meglio di
qualsiasi donna, e avendo loro in mano ogni forma di potere, confermata da
leggi discriminanti scritte da loro. Quindi, una donna più giovane non ha solo
i capelli più lucenti e il seno più invitante (se non ricorre anche lei alla
chirurgia che lo marmorizza), ma è più malleabile, meno esperta, fa meno paura.
Credo addirittura che i tanti uomini del tutto normali che
fanno sesso con le adolescenti, cerchino in loro proprio questa sudditanza,
questa immaturità non solo fisica, così allettante per la loro virilità. E’
vero che a prendere l’iniziativa sono spesso le ragazzine stesse, che però non
hanno difficoltà a trovare clienti, i cosiddetti uomini per bene, quelli che
temono le donne in grado di giudicarli.
Certo oggi a abbiamo un governo con sette ministre donne e
sono stati gli uomini a deciderlo: eppure sono stati ancora gli uomini a
escludere la parità nelle liste per le prossime elezioni. Non per sfiducia
nelle donne ma perché quella era la posta in gioco per poter avere, dopo anni,
una legge elettorale. Forza Italia non le voleva solo per mettere in imbarazzo
il governo Renzi, il PD non le ha volute per non sabotare la legge. In questi
casi le donne non sono che una pedina da usare per intrighi da cui sono
escluse.
Che cosa fantastica sarebbe se un partito dispettoso, che per
legge non ha il dovere di mettere nei primi posti della lista (i soli che
contano) un ugual numero di donne e uomini, ci mettesse solo donne.
Natalia Aspesi – Donna di Repubblica – 29 marzo 2014
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