“Cosa Leggi?”, Gli
Domando. “Un
saggio”, risponde, senza alzare lo sguardo dalla pagina. E’ sera e siamo a
letto uno accanto all’altra. Lui indossa a mo’ di pigiama una maglietta con
Marx, Lenin, Stalin e Fidel Castro danzanti sopra la scritta Communist Party,
perché ogni tanto anche gli economisti marxisti possono essere autoironici, io
emergo dalle lenzuola con un tutone diserotizzante che modificherebbe beltà più
fulgide della mia. “È interessante?”, incalzo, cercando di darmi un tono.
“Molto. Dovresti leggerlo anche tu”, borbotta, lasciandomi sola con il mio look
respingente e un inquietante interrogativo senza risposta, perché mio marito,
abitualmente dedito allo studio dei numeri e ai romanzi gialli, è immerso da
giorni nella lettura di Sul tradimento,
saggio del filosofo israeliano Avishai Margalit che parla, appunto, di
adulterio, tradimento e apostasia che, come recita la quarta di copertina, “non
vengono più considerati con la gravità di una volta” Stiamo insieme da oltre
vent’anni e, nonostante tre figli e un appartamento al primo piano che
chiamiamo entrambi “casa”, non abbiamo mai veramente convissuto. Lui, barese
con un lavoro a Londra, e io con le mie radici a Milano, abbiamo trovato un
equilibrio nonostante la distanza e nonostante certe sere tetre in cui
sembriamo la parodia fricchettona di Rai-Mondo Vianello e Sandra Mondaini, Mi è
capitato spesso di pensare al libero arbitrio di cui dispone quando è lontano,
al suo tempo solitario e gratuito potenzialmente sfrenato e dissoluto rispetto
ai vincoli della mia quotidianità stanziale incastrata tra lavori e figli. Ci
ho riflettuto con allegria, con amarezza, talvolta con invidia ma mai con
gelosia. Perché questa è la vita che ho desiderato, perché ho scelto di fidarmi
di lui e perché se qualcosa – un abbaglio, una follia, una trasgressione –
dovesse cascargli sulla testa e tramortirlo ho chiesto di non sapere, come gli
struzzi, convinta che i grandi amori, come la felicità, richiedano qualche
grado di miopia. Lui si addormenta, io lo osservo e poi mi allungo verso il suo
comodino e mi impossesso di quello che ha definito “un saggio molto
interessante”. “Il tradimento scioglie il collante che tiene uniti i rapporti
umani forti”, leggo da un passaggio sottolineato. Scorro le pagine: il
tradimento mina la fiducia nell’altro, distrugge il presente e insudicia il
passato. Il tradimento può disintegrare il senso di appartenenza ma anche il
senso di sé: se mi tradisci significa che ti eri sbagliato sul mio conto, che
non sono quella che credevi, tantomeno unica. Eppure nessuno di noi è unico, lo
impariamo da piccoli, quando ci tocca batterci con i fratelli per l’amore
materno. C’era un libro che leggevo ai miei figli. Si intitolava Siete tutti i miei preferiti e
raccontava di un papà e una mamma orso che dicevano così ai loro tre piccoli.
Da allora anch’io rispondo allo stesso modo e i miei figli sembrano
soddisfatti. Forse perché, nella consapevolezza di non essere unici ognuno di
loro è sicuro di essere speciale. Forse è ciò che ci tiene insieme, ciò che ci
riporta a casa la sera, ciò che placa le forze centrifughe, ciò che ci rende
felici di ciò che abbiamo: crederci speciali uni per gli altri. “Perché leggi
un libro sul tradimento?”, ho domandato a mio marito la sera dopo. Lui mi ha
citato Margalit: “I medici si occupano della salute ma affrontano le malattie,
che sono il malfunzionamento della salute. Non spiegano quasi mai in cosa
consiste la salute…Il tradimento mina i legami forti”. “Quindi”, ho detto,
“leggi di tradimento perché vuoi capire i legami forti?”. “Forse”, ha risposto.
Poi ha spento la luce perché d soddisfazioni non me ne dà mai, come Raimondo a
Sandra, del resto.
Claudia de Lillo – Opinioni – Donna di La Repubblica – 28 aprile
2018 -
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