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mercoledì 16 maggio 2018

Lo Sapevate Che: La Guerra è il male assoluto...


Vi Prego Ponete fine alle guerre. Non posso credere che nel 2018, con tutto il progresso che si è verificato, siamo ancora ridotti a dover ucciderci tra noi. Non posso credere che con tutta la civiltà che diciamo di avere alle spalle, ancora dobbiamo produrre che uccideranno tanti uomini, donne, tanti bambini ma soprattutto tanti innocenti. Ridate la pace a questo mondo. Non mettete in testa alle donne di uccidere: le donne sono portatrici di vita, non di morte. Non mettete in testa agli uomini di dover ammazzare: non sono nati per sacrificare i loro fratelli, anche se questi vengono definiti “nemici”. Non mandate gli uomini a morire lontano da casa, sotto gli occhi di chi non saprà neanche i loro nomi. Non permettete che le donne vengano violentate perché considerate bottino di guerra. Non lasciate che i bambini debbano pensare a sopravvivere quando dovrebbero giocare. Lasciatemi scrivere queste parole così semplici e così inutili, queste parole che nessuno ascolterà. Perché una piccola voce di pace non sarà mai sentita da nessuno con tutto questo rumore di armi da fuoco e di grida e pianti di un’umanità distrutta.
Zaina Benoun zainabenoun@mail.com

Questa Sua Lettera le varrà l’accusa di buonismo, se addirittura le varrà attribuita una buona dose di ingenuità a opera di quanti ritengono che, siccome ha fatto la sua comparsa insieme alle prime comunità umane, la guerra è qualcosa di endemico e quindi di inestirpabile. Sono questi i ragionamenti dei pigri di mente, i quali ritengono che una cosa, se è così antica, è immodificabile, come se il progresso dell’umanità, la sua avanzata civilizzazione, la sua acculturazione non avessero alcun potere su un evento così atroce come la guerra. E questo anche per colpa dei poeti, dei romanzieri, degli storici, dei cineasti che hanno abbellito tutte le guerre col mito del patriottismo, del coraggio, dell’eroismo, nascondendo opportunamente il terrore che i combattenti non possono confessare per non apparire vili. A tutti costoro, e a noi che ne siamo plagiati, consiglierei la lettura de Il fascino oscuro della guerra (laterza) di Chris Hedges, corrispondente di guerra per il New York Times, il quale, contro la rappresentazione della guerra da parte dei media che celebrano eroismo e compassione, a cui noi partecipiamo rassicurati del fatto di non esserne coinvolti, ci avverte che: “Non sentiamo odore di carne putrefatta, non ascoltiamo i lamenti dell’agonia e non vediamo davanti a noi il sangue e le viscere che erompono dai corpi. Osserviamo – a distanza – l’ardore e l’eccitazione, ma non viviamo l’ansia che torce le budella e l’umiliazione che accompagna un pericolo mortale. Ci vuole l’esperienza della paura e del caos del campo di battaglia, ci vuole il suo rumore assordante e spaventoso per risvegliarci, per farci capire che non siamo come credevamo di essere, che la guerra ricostruita dall’industria dell’informazione e dello spettacolo in molti casi ha il realismo di un balletto”. La guerra è “necrofila”, non solo perché ammazza, ma perché richiede in chi si appresta a uccidere che abbia superato dentro di sé quella barriera psicologica che ti fa compiere un atto contro natura. Come ci ricorda Hegel”: gli animali ammazzano per fame, ma gli uomini non si nutrono delle loro vittime. Ammazzano per il piacere del riconoscimento che il vincitore trae dall’assoggettamento del vinto. Quindi niente di biologico (la fame), tutto di culturale (il riconoscimento), mentre l’innegabile progresso della cultura e della civiltà, a cui tendono tutti i popoli, seppure in tempi diversi, non è mai riuscito a spegnere un’arma. Ma oltre alla necrofilia, come superamento di una barriera psicologica interiore, la guerra porta a un “oggettivazione” degli esseri umani non più percepiti come soggetti, perché, come ci ricorda Hedges, in guerra: “Gli esseri umani diventano oggetti, oggetti da distruggere o da usare per gratificazioni carnali. Quando la vita non vale niente, quando non si è sicuri di sopravvivere, quando a governare gli uomini è la paura, spesso si ha la sensazione che rimangano solo la morte o un fugace piacere carnale”. E poi la guerra non finisce con la fine della guerra. Un recente studio sulla seconda guerra mondiale ha documentato che, dopo sessanta giorni di combattimenti, il 98% dei sopravvissuti ha subito danni psichiatrici che condussero alcuni a permanenti disadattamenti sociali successivi, altri ancora al suicidio. Perché oltre alla droga, regolarmente somministrata in guerra per superare le barriere psicologiche a cui prima abbiamo accennato, è proprio questo superamento delle barriere che non ti consente più di riconoscerti come un uomo che può convivere con gli altri uomini. E questa è la ragione per cui Platone può dire: “Solo i morti hanno visto la fine della guerra”.
umbertogalimberti@repubblica.it – Donna di La Repubblica – 5 maggio 2018 -

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