In uno dei momenti più emozionanti del
documentario di Jean Michel Cousteau
e Jean-Jacques Mantello Le meraviglie del
mare, al cinema dal 17 maggio, alcuni esemplari luminescenti di zooplancton
si accendono per illuminare le profondità del mare, dando vita a una sequenza
che sembra tratta dall’esplorazione di un altro pianeta. “Sono creature
affascinanti e ancora in larga parte misteriose” spiega Jean Michel Cousteau,
oceanografo e divulgatore come è stato il padre Jacques. "Noi umani
abbiamo sempre rivolto lo sguardo al celo, ma abbiamo esplorato forse solo il 5
o 6 per cento degli oceani, dove ci sono ancora milioni di specie da scoprire.
Questo non è un film ambientalista come gli altri, ma una festa per gli occhi:
vorremmo portare al cinema le famiglie per farle innamorare del mare. Perché
solo se ci si innamora di qualcosa si è disposti a tutto pur di proteggerla”.
La lavorazione durata te anni ha portato Cousteau, Mantello e la loro équipe
scientifica dal Mediterraneo alle Bahamas, fino a Santa Catalina, e poi alla
Fiji e al mare di Cortez. Nel film si vedono dalla tridacna gigante, il più
grande mollusco bivalve vivente, la cui conchiglia pesa oltre 200 chili, a
decine di specie dei minuscoli pesci blennioidei, lunghi anche pochi
millimetri. “La nostra più grande soddisfazione” prosegue Cousteau “è di essere
riusciti a rappresentare con un livello di dettaglio stupefacente creature
difficilmente visibili a occhio nudo”. Per realizzare le immagini è stato
necessario costruire cineprese ad hoc, in grado di riprendere a risoluzione 4K,
catturando i soggetti ad alta velocità e con un livello di ingrandimento
esasperato. Si spera che lo spettacolo multicolore di scene come quelle dei
cosiddetti vermi albero di Natale (Spirobranchus
giganteus) che sbucano dai coralli possa far capire alla politica quanto
sia importante preservare tanta bellezza. “Mi piacerebbe che Trump vedesse il
documentario” dice Cousteau “perché sono sicuro ne rimarrebbe affascinato e
siccome è un businessman, gli parlerei di affari, cercando di fargli capire che
il Pianeta è il ostro capitale: il fitoplancton produce la metà dell’ossigeno
della Terra, il doppio della foresta amazzonica”. Di fronte a tale ricchezza che
rischia di essere distrutta dall’uomo, c’è ancora spazio per un po' di
ottimismo? “Questo film vuole lanciare proprio un messaggio pieno di speranza:
non è troppo tardi per salvare i nostri mari” dice Cousteau. “Nel 2009 con un
mio documentario ho convinto il presidente George W. Bush, più interessato al
petrolio che all’ambiente, a creare il Pacific Remote Islands Marine National
Monument, una riserva marina a sud delle Hawaii. Che con l’espansione decisa da
Obama è diventata la più vasta al mondo”.
Marco Consoli – Scienze – Il Venerdì di La Repubblica – 11
maggio 2018 -
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