Sono certa che sia una notizia falsa, secondo i noiosi una fake
news: le donne non vogliono più sposarsi e ovviamente convivere! Fosse vero
potrebbe essere una bella notizia, ma poi non è detto. Ci si sposa anche tra ragazze,
quindi questa antichissima tradizione, questo antico dovere, o sogno o
necessità o sistemazione o rifugio, o capitolazione, difficilmente si
estinguerà. Le famose statistiche, alle quali non credo mai, sostengono che ci
si sposa meno ma aumentano le convivenze, che poi è la stessa cosa: perché il
difetto del matrimonio non è il rito, religioso o civile, ma proprio quella
cosa lì, la convivenza. Infatti, ci sono sempre più giovani coppie che decidono
di vivere insieme, frettolosamente, e dopo un paio di mesi, orrificati, si
lasciano: soprattutto scappano le ragazze, che a parte le gioie dell’amore, si
ritrovano a dover lavare i pavimenti (a casa loro lo faceva la mamma) mentre
lui innocente e innamorato, gioca con l’iPad. E poi l’esperienza non serve. Sul
web furoreggiano signore sessantenni al terzo matrimonio andato all’aria che
ansimano alla ricerca di un nuovo principe azzurro ormai canuto. Gli uomini
però non cambiano, non si adeguano alle esigenze del postfemminismo, si
spaventano, si infuriano, possono persino riscoprire la clava degli antenati:
forse anche in passato ne accoltellavano tante, ma non era così grave, pareva
un diritto, anche la legge chiudeva un occhio. Come lo chiudevano e lo chiudono
ancora, ne sono quasi certa, le signore al momento della non richiesta mano
maschile sul sedere: al momento non facevano e fanno caso ma se ne ricorderanno
trent’anni dopo, quando non capiterà più. Una delle ragioni per cui le ragazze
non smettono di sposarsi anche quando non ne hanno nessuna voglia, è proprio la
cerimonia delle nozze: tutti i parenti, gli amici, il paese, vestito a festa,
le signore persino con il desueto cappello anche con veletta; l’abito da sposa
progettato per un anno, e le damigelle e i testimoni, e l’intervento
dell’espero che recupera la carrozza a cavalli o la Rolls Royce e sceglie i
fiori e il colore delle tovaglie e la torta esotica. La sposa protagonista per
un giorno e l’evento epocale che invade Instagram, poi la prima notte di nozze,
consumata molto in anticipo, quindi una bella dormita se non c’è l’incubo dei
debiti per la festa, da ripagare non si sa come. Ma a parte quel giorno
inimitabile (ai matrimoni successivi, se ci saranno, tutto sarà più semplice e
meno costoso e festoso), come si fa a non sposarsi? A non tentare almeno due o
tre convivenze, soddisfacenti o meno? Le ragazze più accorte, quelle che non si
lasciano influenzare dalle gioie della famiglia fake della pubblicità della
pizza surgelata e da Beautiful (pare impossibile, dicono che c’è ancora!!!),
non smaniano più per sposarsi a vent’anni, ma come cent’anni fa, attorno ai 30
cominciano ad essere inquiete: magari si sono fatte una posizione, possono
badare a se stesse, sono libere di fare quello che vogliono, gli amici gay sono
adorabili e sempre disponibili, un bel signore sposato dorme ogni tanto
piacevolmente con loro, un collega innamorato vorrebbe sposarle, brava persona
che però non procura scintille. Che fare? Aspettare il miracolo, un uomo che ti
fa impazzire, che ti sposa e ti adora per sempre? E magari è, per carità, anche
ricco? E se non arriva? O meglio, se non esiste? Comunque la parola zitella non
si usa più, ma anche single non cambia il problema. Infatti poi se si sposano
tutte, a non farlo, ammesso che qualcuno insista davvero, si finisce per
sentirsi diversa, non integrata, bizzarra, esclusa: buttata via, anche se c’è
la fila di pretendenti, che col tempo però si assottiglia pericolosamente. Poi
ci si guarda intorno: è vero, abbondano le madri sole coi figli, ma un padre
legittimo c’era e quasi sempre c’è, e si dice, io non lo so, che sia
necessario. Quindi il matrimonio o la convivenza possono essere anche solo riti
di passaggio, ma indispensabili, almeno per un po'. Neppure le signore
incattivite da un matrimonio disastroso da cui sono riuscite a liberarsi, dopo
un po' di meravigliosa libertà cominciano a sentirsi a disagio: sarà fantastico
uscire con le amiche, certo, ma si sente che manca qualcosa, uno svegliarsi in
due e non per caso, il mutuo da condividere, qualcuno che lodi per l’ottima
torta d mele, o condivida la camomilla (ola grappa) di sera e il silenzio
sereno ognuno sul suo libro. Per non dire tutto il resto. È a questo punto che
bisogna fare la massima attenzione! Meglio una serata spiccia che il pericolo
di cascarci, e ritrovarsi con un convivente che si mette subito in ciabatte tuffandosi
negli stessi siti dove ci si è incontrati. Ecco, ci sono questi siti per
sveltire, per avventure, per amicizie, per affetti, per scriversi, per
sadomasochismi, per andare al cinema, per quel che si vuole, ma soprattutto per
mettersi insieme, per amarsi, per sposarsi: di nuovo, coraggiosamente, sapendo
che se ne potrebbe benissimo fare a meno, ma come si fa a resistere?
Natalia
Aspesi – Tempi Moderni – Donna di La Repubblica – 5 maggio 2018 -
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