Il
post-ideologico Renzi che fa cose di sinistra
Irriso dai
“compagni”
Gentile
Serra, vuoi vedere che quel giovane corpo estraneo alla sinistra
(così come
viene definito Renzi dai suoi stessi “veri compagni”) sarà l’unico
a
realizzare una autentica politica di sinistra? Intanto aumenterà il salario
di circa 80 euro mensili a 10 milioni di
lavoratori. Nello stesso tempo privilegerà la scuola iniziando con la messa in
sicurezza degli edifici. Vuole anche abbassare gli stipendi ai top manager pubblici,
introducendo così un po’ di giustizia sociale.
La domanda allora che sorge spontanea è: perché
tanto ostracismo, tanta ironia, tanta cattiveria verso questo giovane
baldanzoso? Come mai tanti suoi colleghi giornalisti si scoprono esperti di
economia e finanza, preoccupati delle famose “coperture”? Quando mai questi professori si occupavano delle coperture
finanziarie per i denari che venivano e vengono ancora sperperati? Non mi
meravigliano tanto i vari Travaglio e Scanzi, che considero figli del loro
tempo (brutto a dir la verità), mi meraviglia una persona seria e di esperienza
come Scalfari che, col suo domenicale, non perde occasione di irridere e
distruggere quel povero Renzi.
Una frase in particolare del nostro giovane
premier mi ha colpito: “ In tanti mi dicono: ma noi abbiamo sempre fatto
così!”, riferendosi ai vari parrucconi disseminati nei vari ministeri. Questa
frase me la sono sentita dire anch’io, durante la mia attività imprenditoriale,
ogni qual volta c’era da innovare procedure, sistemi, organizzazione.
Modificare le proprie abitudini, i propri sistemi lavorativi è faticoso, ma se
si vuole competere migliorandoci occorre fare uno sforzo e tutti insieme.
Io sono un vecchio di 83 anni e data l’età dovrei
anch’io diffidare di questi giovani che si presentano sulla scena pubblica con
un modo di fare che può anche dare un certo fastidio. Ma giovani così
teniamoceli cari se vogliamo veder risalire il nostro Paese da quel profondo
abisso in cui l’hanno scaraventato i politici di destra e di sinistra da
vent’anni a questa parte.
Gando Gandi
Lei riassume bene il nocciolo del “renzismo”, che
è l’energia e la voglia di voltar pagina; mi sembra, anche, che lo faccia con
lecita malizia, rendendo in giro “i veri compagni” che vedono un “non compagno”
mettere finalmente in campo – se ci riesce – “qualcosa di sinistra”. Essendo
lei, caro Gandi, uno dei miei pochi e affezionati corrispondenti “di destra”
(abbiamo avuto, in passato, anche qualche scambio vivace) mi conferma nell’idea
che Renzi incarni una novità davvero post-ideologica, in grado di attrarre
simpatie e voti anche fuori dal serbatoio tradizionale della sinistra. Che
questa novità possa spiazzare o urtare una parte considerevole della sinistra è
del tutto normale: consideri che, prima di Renzi, a fare la parte del
taumaturgo che risolve magicamente ciò che “la politica” complica è stato
Berlusconi; e non è andata a finire tanto bene. Quanto ai renziani di altra
provenienza, può anche darsi che una eventuale tassazione delle rendite o dei
patrimoni faccia perdere al premier alcune delle attuali simpatie “di destra”.
Diciamo che è ancora troppo presto per saperlo: vedrà che avremo occasione di
tornarci sopra. Quanto a Eugenio Scalfari, che sta per passare il varco dei 90
anni ( a proposito: auguri! Tanti!) ha tutto il diritto di diffidare del
renzismo come di una semplificazione che illude, una scorciatoia che inganna.
E’ vero che le sue critiche a Renzi sono spesso dure; è anche vero, però, che
un uomo di potere alle critiche deve fare il callo. Vedrà che se Renzi riuscirà
davvero a portare a buon fine almeno alcune delle sue iniziative (aggiungo la
riduzione degli armamenti, quella davvero “una cosa di sinistra” che la
sinistra non ha mai osato mettere in campo), le critiche si faranno un poco meno
irridenti. Concludo dicendole che io, un non renziano che ha votato Renzi alle
primarie, accantonerei molte delle mie perplessità soprattutto se il governo
mettesse davvero in campo il progetto, fin qui piuttosto vago, di un servizio
civile europeo e di leva. Sarebbe, quella sì, una rivoluzione vera, destinata a
cambiare (in meglio) la vita delle nuove
generazioni e la natura stessa dell’Europa.
Michele Serra – Venerdì di Repubblica – 28 marzo
2014 -
Nessun commento:
Posta un commento