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giovedì 10 aprile 2014

Lo Sapevate Che: L'Anima Spiega I Segreti Del Cuore...




Scrive Nietzsche: “Posto che l’anima fosse un pensiero attraente e misterioso, da cui i filosofi si sono a ragione separati controvoglia, ciò che oggi essi imparano a barattare con quello è forse ancor più attraente, ancor più misterioso”

Sono uno studente di matematica di 21 anni. Spesso mi chiedo come si possa credere all’anima che, al momento della morte, se ne va verso un posto migliore, dove ad attenderla ci saranno tutte le sue vecchie conoscenze già passate a “miglior vita”. In tutte le discussioni semi-filosofiche tra amici chiedo: come potete crederci?. E per tutta risposta mi sento dire: “E tu come puoi pensare che siamo solo corpo?”.
Solo corpo? Ma senza corpo semplicemente non esistiamo. Quando chiuderemo gli occhi nella morte non saremo più niente, perché non avremo più un cervello èer pensare, occhi per vedere, mani per toccare. Finirà tutto perché questo è il ciclo della natura.
Mi chiedo come tanti possano ingannarsi con tutta quella metafisica. Però mi chiedo anche se non sia io a volere che la mia verità diventi quella di tutti, e se credere nell’anima rientri non nella categoria “mancanza di conoscenza” ma in quella “libertà di pensiero”. Ma dal momento che l’uomo si è evoluto passando di “verità”in “verità”, non è pur giusto che il tempo dell’anima debba finire e si intraprenda una nuova via?
Pietro Vermicelli

E’ confortante constatare che non tutti i ragazzi oggi si occupino solo di smartphone, iPod, social network, ma si trovino a discutere tra loro di problemi filosofici. Ma a un tempo è un po’ sconfortante constatare che cerchino la soluzione dei problemi decidendo unicamente se una cosa esiste materialmente, oppure no. E questo vale sia per chi la nega, senza che nessuno chieda all’altro: ma tu, quando dici “anima” cosa pensi?
Basterebbe questa domanda per rendersi conto che sia gli uni che gli altri pensano la stessa cosa: la nozione cristiana dell’anima come realtà che sopravvive alla morte del corpo. Ma siete proprio sicuri che l’anima sia solo questo? E allora cosa rispondete a una ragazza che vi dovesse chiedere di essere amata non solo per il suo corpo, ma per la sua anima? O chi, al fondo della sua tristezza, vi dice di avere l’anima distrutta? E qui non mi obbiettate che siamo di fronte a un linguaggio metaforico, perché le metafore non nascono dal nulla, ma dal bisogno di oltrepassare una realtà, che nella sua opaca materialità, non riuscirebbero a dire tutto quello che si vorrebbe esprimere.
E allora imparate a distinguere la realtà dalle idee, che spesso producono più realtà di quanto non ne produca la realtà stessa. A questo punto ha avuto effetti di realtà e creato tante fedi, convinzioni e persuasioni da orientare condotte, usi e costumi nella storia, che sarebbero inspiegabili senza questa idea. Lo stesso può dirsi di Dio, a proposito del quale non è interessante discutere se esiste, ma come diceva Nietzsche, se è vivo e creava quel mondo, se è vero che l’arte era arte sacra, la letteratura parlava di inferno, purgatorio e paradiso, perfino la donna era donna angelo. Per cui se tolgo la parola “Dio” non capisco nulla di quel mondo, mentre se la togliessi dal mondo contemporaneo, lo capirei benissimo lo stesso, mentre avrei difficoltà se togliessi la parola “denaro” o la parola “tecnica”. Sono le idee che creano la realtà, non la realtà che crea se stessa. Ed è sulle idee che dovete ragionare.
La teologia del Novecento non parla più da tempo dell’anima (che tra l’altro, come ci insegna il teologo Oscar Cullmann, è una nozione greca e non giudaico-cristiana) preferendo alla nozione di “anima” quella di “interiorità”. E chi può mai negare che abbiamo un’interiorità? Ed è all’interiorità a cui allude Papa Francesco quando, nella sua conversazione con Eugenio Scalfari, non parla dell’anima, ma della coscienza, a cui ciascuno dovrebbe fare riferimento nella sua condotta.
Nelle vostre discussioni, di cui è davvero apprezzabile l’impegno, lavorate non sulla realtà delle cose, ma sulle idee che le generano, che di solito hanno un’ampiezza espressiva molto più vasta delle cose. Ce lo insegna Nietzsche che, pur non credendo nella realtà dell’anima, scrive: “Anima mia, io ti restituii la libertà su tutte le cose create e increate. E chi conosce, come tu la conosci, la voluttà di ciò che verrà? E, in verità, il tuo respiro ha già il profumo di canti futuri”.
umbertogalimberti@repubblica.it – Umberto Galimberti-Donna di Repubblica-5-aprile-2014

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