Che cosa cercano i baby
boeme che pagano per fare sesso con le ragazzine: l’ultima occasione per rubare
gioventù
A forza di succedere, finirà per diventare normale. E’questo
il retro pensiero che sgomenta, pensando alle ragazzine che si prostituiscono.
Senza entrare nei dettagli, che rendono succulenta la cronaca
degli affari sessuali, ripensiamo alle situazioni, alle parole, alle
motivazioni. Si ripetono sinistre e simili come rintocchi di campane a morte.
Famiglie agiate o normali. Il piacere di comprarsi il maglioncino, lo
stivaletto, il top, il tatuaggio. Le più pratiche: la ricarica dell’immancabile
telefonino, strumento di diletto e di lavoro. L’imitazione: le malandrine di
provincia (La Spezia, Liguria) aspirano a farsi belle e perdute come quelle del
quartiere bene della capitale (le baby parioline). Le madri: distratte e
conniventi, distratte e contrarie, distratte e indignate. Comunque distratte.
Madri, reali o simboliche, che non portano modelli “Altri” alle loro figlie,
modelli un po’ più originali, più dignitosi, più moderni del solito vecchio
ruolo femminile miserabile del darsi per soldi, per status, per vantaggi di
carriera, per trovarsi un posto nel mondo, per farsi accettare/premiare/cooptare.
Che scenario è quello che sottende il meretricio precoce? Uno
scenario di povertà. Povertà simbolica, povertà dell’immaginario, non povertà
materiale. Le piccole imprenditrici della BakekaIncontri non sono sventurate,
non escono dalla penna di Victor Hugo. Hanno da mangiare e da divertirsi, da
vestirsi e da istruirsi.
Non hanno niente di bello da sognare, ed è lì la loro
povertà. Ci fanno pena, infatti. Ma non compassione. Non le giudichiamo, non le
bolliamo, come le scandalose ragazze perdute di epoca romantica. Però ci fanno
tristezza, tristezza e pena.
Quelli che, al contrario, generano un pericoloso mix di
rabbia e preoccupazione sono i maschi adulti, quarantenni, sessantenni,
trentenni, che considerano come il massimo dei godimenti profittare d’un corpo
in vendita eppure nuovo. Levigato come gli oggetti appena scartati. Che cosa li
attira così vertiginosamente verso le principianti del sesso? La bellezza non basta.
Si resta belle molto a lungo, ormai. Perché rischiare un’incriminazione
(Berlusconi docet)) con una diciassettenne, quando le ventiseienni sono
portatrici di altrettanto splendore? E’ uno splendore diverso, mi confessa un
cinquantenne che ammette un penchant
per le bambine (vuole restare anonimo, e anch’io lo vorrei, al suo posto): si
assume che la bambina, la ragazzina non abbia esperienza. Che sia passiva e
accogliente, o attiva e goffa, comunque sorprendente perché non abituata ad
avere rapporti con uomini.
Anche queste baby squillo di La Spezia…rifiutano un cliente
perché è brutto e vecchio, vanno a vendersi in due per farsi coraggio, come
quando si fuma la prima sigaretta nei gabinetti della scuola. Sono
atteggiamenti infantili. E a un certo
tipo di uomini piacciono per questo. E’ il gusto perverso dello stupro, o il
gusto perduto che portava, decenni orsono, a sovrastimare la verginità? Anche
se una che si prostituisce non è proprio illibata, il cliente si illude: ha
avuto una vita così corta che un po’ d’appetitosa innocenza da qualche parte
l’avrà conservata.
Del resto:viviamo in una società pedofila e geriatrica.
Nonostante i lodevoli sforzi di Renzi per abbassare l’età media del governo, in
Italia la maggioranza della popolazione ha “una certa età”: Il boom demografico
risale agli anni Cinquanta e Sessanta del secolo scorso, siamo nel secondo decennio
del Duemila. Il conto è presto fatto. I neonati-maggioranza di allora sono i
cinquanta sessantenni di oggi. I figli, minoranza numerica, sono, per la prima
volta nella storia, meno benestanti dei padri. Si pareggia questo duro conto
materiale, celebrando il look, il gergo, la subcultura della gioventù. Tutti
posano da adolescenti, fino all’età del patetico. Li imitano (invece di
aiutarli), li corteggiano.
C’è da stupirsi se i più incontinenti, fra i maschi adulti,
pensano di comprarsi l’estrema gioventù andando a letto con una quindicenne?
Tra l’altro costa poco 50 euro. O una ricarica per il telefonino.
Lidia Ravera – Donna di Repubblica – 5 aprile 2014 -
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