Nel 2022 al mondo ci saranno più
bambini e adolescenti obesi che sottopeso. A lanciare l’allarme è uno studio
dell’Imperial Collage di Londra e dell’Oms che ha analizzato l’indice di massa
corporea di circa 130 milioni di soggetti. Secondo i ricercatori, negli ultimi
quaranta anni l’obesità tra gli under 20 è aumentata di ben dieci volte.
Soprattutto nei Paesi in via di sviluppo. In Asia, Africa e America latina.
Nonché tra i ceti meno abbienti dei Paesi ricchi come gli Usa. E l’Italia è
investita in pieno di questo tsunami lipidico, soprattutto al Sud, dove il
reddito pro capite è tra i più bassi d’Europa. Insomma, l’obesità è
un’epidemia sociale prima ancora che individuale. È una malattia selettiva che
colpisce i soggetti più deboli, meno garantiti, meno alfabetizzati e con minor
potere d’acquisto. Così se una volta i poveri erano infelici e magri, oggi sono
infelici e grassi. Un tempo malnutriti per difetto, oggi malnutriti per
eccesso. Allora perché mangiavamo troppo poco, oggi perché mangiamo troppo male.
Il che fa degli obesi i nuovi paria del villaggio globale. Vittime predestinate
dell’industria del junk food, di cui sono peraltro i principali finanziatori.
Ma al tempo stesso maltrattati, stigmatizzati e discriminati. Oggetto di una
triplice condanna, etica, dietetica ed estetica. E, come se non bastasse, anche
economica. Visto che gli oversize trovano lavoro più difficilmente e, a parità
di mansioni e abilità, vengono pagati meno dei normopeso. Molte ricerche
infatti, fanno affiorare una drammatica correlazione tra disoccupazione e
obesità. Insomma se per secoli abbiamo combattuto la scarsità. Oggi dobbiamo
imparare a governare l’abbondanza.
Marino Niola – Miti d’Oggi – Il Venerdì di La Repubblica – 23
marzo 2018 -
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