Continuerà a suonare, il postino due, tre, tante volte. Perché Poste Italiane (con
i sui 138mila dipendenti è il primo datore di lavoro d’Italia) ha lanciato il
piano industriale Delivet 2022 che, oltre a puntare sul digitale, prevede di
investire sempre più risorse sulla rete distributiva del paese, essendo la
divisione corrispondenza e pacchi fondamentale per la crescita del business.
“In passato la consegna dei pacchi era qualcosa di eccezionale, oggi con
l’ecommerce, è un asser di crescita dell’azienda. Persino Amazon compie
l’ultimo pezzetto di strada, fino alla porta dei clienti, grazie a noi”,
racconta Bianca Maria Farina, da un anno presidente di Poste e un passato nella
gestione amministrativa e finanziaria dell’azienda. Il capo di Poste racconta
che il postino cambierà il proprio modo di lavorare: sempre più connesso,
viaggerà verso i piccoli borghi italiani dotato di un laprop e avrà tanti altri
compiti. Compreso un ruolo sociale, segnalando anziani in difficoltà.
Situazioni d disagio…Potrebbe aprirsi l’opportunità di svolgere ulteriori
servizi, come la consegna della spesa e altro ancora. Insomma, questo è solo
l’inizio del riscatto per i postini, destinanti a un ruolo di primo piano nel presidio
territoriale: “Già oggi Poste è una rete capillare di 12.800 uffici, dove è
forte la presenza femminile (al 58%, ma in alcune regioni si tocca il 70%, ndr)
a contatto con i clienti. La presenza massiva di uffici su tutto il territorio
resterà una caratteristica di questa a zenda, che sull’altro dronte ha anche in
mente di evolversi nei contenuti, adattandosi alle nuove esigenze. Poste si sta
digitalizzando, ha creato applicazioni smartphone per evitare le code. Esistono
inoltre sistemi digitali per accedere alle polizze vita, ma anche le carte
prepagate sono all’avanguardia, essendo incorporabili con il conto corrente.
Abbiamo livelli di digitalizzazione altissimi, tant’è che la clientela è per lo
più giovane”, dice Farina, sfatando il mito delle Poste, luogo vissuto solo da
anziani pensionati. Del resto, agli uffici postali si rivolgono circa 35
milioni di italiani l’anno, per 1,5 milioni di transazioni al giorno. Anche il
personale tra un decennio sarà giovane. Perché, come spiega il presidente, “stiamo
per entrare in una fase di turnover. Oggi abbiam un’alta percentuale di
dipendenti con più di 50 anni, prossima alla pensione. L’ingresso di nuovi
giovani ci permetterà di essere più innovativi, inserendo professionalità
inedite. Per questo cerchiamo talenti”. Con attenzione particolare alle donne:
1,3% negli ultimi 5 anni, ricoprono metà dei quadri, il 44% dei Cda (la media
delle società quotate in borsa è il 31,6%) e il 21% dei ruoli executive. “Un
tempo le donne diventavano mamme sui 25 anni, ora dopo i 35 anni: questo rende
per loro più difficile la gestione della carriera che, inevitabilmente, viene
interrotta per la famiglia. Su questo dobbiamo continuare a lavorare: la
maternità deve essere un valore, non un demerito”. Poste è stata la prima azienda
ad aderire al programma Maam U, Maternity As a Master, un percorso formativo,
su base volontaria, che dal 2015 ha permesso a 400 mamme di allenare le soft
skill acquisite e mantenere il contatto con l’azienda attraverso il dialogo con
i colleghi e i capi. Il piano è associato all’app Engage: “Per restare in
contatto con il proprio posto di lavoro anche durante il congedo, evitando il
fenomeno dell’abbandono, molto diffuso in Italia”. L’idea è permettere di
vivere i mesi a casa come un momento utile ai fini lavorativi, perché
arricchisce le competenze e la propria identità. L’iniziativa è stata estesa
anche ai papà, che in Poste sfruttano il congedo parentale nel 30% dei casi.
Gloria Riva – Lavoro – Donna di La Repubblica – 31 marzo 2018
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