Il paziente più piccolo ha tre anni e,
insieme ad altri venti bambini, sta seguendo un programma di assunzione di
cannabis terapeutica: altri cinquanta sono già in lista di attesa. Accade all’ospedale
pediatrico Gaslini di Genova, il primo in Italia ad aver avviato da due anni un
protocollo organizzativo e procedurale per somministrare ai pazienti la
cannabis terapeutica. Qui, da un anno, la farmacia interna produce direttamente,
con una procedura innovativa, l’olio che viene usato nelle terapie. “Abbiamo
dati ancora insufficienti, ma emergono in modo evidente i benefici che i
piccoli traggono dalla somministrazione” spiega Luca Manfredi, referente per il
dolore cronico e le cure palliative pediatriche al Gaslini. “Le crisi
epilettiche diminuiscono, nei pazienti spastici si riduce l’ipertonia muscolare
e si hanno importanti benefici sul dolore”. La mancanza di un bambino con
epilessia grave racconta gli effetti della terapia seguita al Gaslini e
Manfredini conferma: “Il figlio aveva venti crisi convulsive al giorno, con la
cannabis terapeutica si sono ridotte a una o due, ogni due giorni, e di minore
intensità. La mamma ha potuto anche ricominciare a lavorare. La cannabis
terapeutica migliora la qualità della vita del paziente e dei suoi familiari e
la rivoluzione è tanto più preziosa se si tratta di bambini. Finora sono state
trattate encefalopatie epilettiche, patologie neurologiche o neuromuscolari con
spasticità e dolore muscolare, patologie neurologiche o degenerative con dolore
cronico. “Ma gli sviluppi possibili sono enormi” continua Manfredini. “Con la
cannabis terapeutica diminuiscono vari sintomi e si possono ridurre i farmaci
somministrati ai bambini”. Manfredi guida un team composto da neuropsichiatri,
terapisti del dolore, fisiatri, fisioterapisti, infermieri che, insieme,
somministrano la cannabis secondo dosaggi sempre personalizzati e monitorano
gli effetti. “La produzione nella farmacia dell’ospedale ci permette di usare
l’olio, che è il miglior “veicolo” per garantire una somministrazione precisa”
spiega Manfredini. “Abbiamo cominciato prescrivendo decotti, ma molti bambini
facevano fatica a berne grandi quantità e poi la concentrazione variava a
seconda dei tempi di infusione. L’olio invece garantisce una somministrazione
precisa ed è veloce da assumere”. I pregiudizi sulla terapia stanno diminuendo,
e cresce il numero dei pazienti per cui si vorrebbe usarla. “Il nostro problema
più grande è la reperibilità di materia prima” spiega Manfredini: “A dicembre
abbiamo finito le scorte e solo da qualche settimana siamo stati riforniti dal
ministero. I pazienti in quel periodo hanno interrotto le cure e le crisi si
sono ripresentate. Alcuni genitori erano addirittura pronti a rivolgersi al
mercato nero”.
Michela Bompani – Scienze – Il Venerdì di La Repubblica – 23
marzo -2018
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