Firenze. Rubano carciofi, olive, interi
raccolti, attrezzature, trattori, carriole, vanghe, pulcini, polli. Rubano nei
vivai le piantine appena sistemate nei vasi, tagliano i fiori e li riciclano
sul mercato parallelo, rubano i pomodori nelle serre. Prima dell’8 marzo si
concentrano sulle mimose, per San Valentino sulle rose, insomma, le campagne
sono sotto attacco. E gli agricoltori contano i danni: 300 milioni l’anno
secondo Coldiretti. “Non ci sono difese, mica possiamo pensare di recintare
tutti i terreni coltivati” ai sfoga Antonio, Lui sa cosa succede in certe
campagne bolognesi, sa che ogni tanto lo schermo del suo cellulare si illumina
e sul gruppo WhatsApp qualcuno segnala una macchina sospetta, un rumore
anormale, le orme fresche lasciate dagli scarponi nell’erba. “A me hanno rubato
un trattore e le attrezzature per lavorare i frutteti” racconta. Quando i ladri
sono arrivati e hanno visto che le porte di magazzini erano chiuse con i
lucchetti non si sono scoraggiati: hanno innestato la retromarcia e usato un
camion come se fosse un ariete. Da Nord a Sud le cose non cambiano. “Il
fenomeno della microcriminalità nelle aree rurali pugliesi è diventato
pressante e pericoloso, chiediamo agli agricoltori di presentare sempre la
denuncia perché soltanto in questo modo possiamo far emergere anche con i
numeri quello che sta succedendo”, spiega il presidente della Coldiretti
pugliese Gianni Cantele. Il bottino è fatto di molte voci. Quelle già note:
racket, usura, danneggiamento, pascoli abusivi, estorsione. E anche quelle
“nuove” come le razzie: dalle incursioni nei raccolti, ai raid per portare via
i macchinari che poi vengono smontati e venduti all’estero, nei mercati
paralleli dell’Est Europa e dell’Africa del Nord. “Rubano anche il carburante,
forano i serbatoi” racconta Antonio Ferro, presidente del Consorzio agrario
dell’Emilia, che ha un’azienda nella zona di Imola. “Nei campi utilizziamo
pompe che sono alimentate a gasolio e ogni serbatoio ne contiene dai 5 agli 8
quintali: so di agricoltori che a turno, d’estate, hanno dormito accanto agli
irrigatori”. In Emilia Romagna, un anno fa, è stata smantellata una
organizzazione italo-albanese che eseguiva furti su commissione: portavano via
trattori, idropulitrici, falciatrici. Per un valore di milioni di euro. Aldo
Nodari ha un allevamento a Treviglio, nel Bergamasco. Viene da una famiglia di
agricoltori che dalle montagne della Val Seriana sono scesi a valle. Anche lui
ha subito diversi furti di carburante, “l’ultimo risale all’8 marzo”. Più di
recente gli hanno portato via il trattore e un sollevatore telescopico. “Hanno
attraversato i campi di notte, travolto capanni di caccia e lasciato tracce. Il
mezzo telescopico l’abbiamo ritrovato in un fosso, il trattore è stato invece
recuperato, assieme ad altri rubati, nei pressi di un boschetto a otto
chilometri dalla mia abitazione agricola. Le forze dell’ordine sono state brave
a intervenire”. Il danno può variare dai 20 a 40 mila euro per un trattore,
cifra che – sottolinea Coldiretti – rischia a volte di mettere a repentaglio la
vita stessa dell’azienda. Il fatto è che i predoni delle campagne si spostano
senza distinzioni geografiche e “diversificano” l’accanimento sui prodotti del
territorio. Per esempi le piante dei vivai a Pistoia (in uno degli ultimi colpi
ne sono sparite 250, alcune alte anche due metri). In Puglia, in particolare
nell’area di Barletta, i furti delle olive sono diventati una piaga. Con la
siccità e il calo dei raccolti, le olive sono diventate preziose, e qualcuno ha
cominciato a far viaggiare i camion sotto scorta nei giorni della raccolta. Per
difendersi, gli agricoltor organizzano le ronde nei campi con una turnazione
oppure chiedono aiuto agli istituti di vigilanza. “Sarebbe necessario in certi
periodi dell’anno un pattugliamento continuo” spiega un agricoltore. Stessa
cosa succede per gli olivi dell’area intorno a Bari, nel Tarantino e el
Foggiano. “In due o tre minuti” denuncia un imprenditore a cui hanno rubato
anche grosse quantità di mandorle, “riescono a portare via trenta chili di
olive”. La tecnica è abile e spregiudicata: con mazze e bastoni percuotono la
pianta (che in questo modo subisce spesso gravi danni) per far crollare quanti
più frutti possibile. È un lavoro di squadra: alcuni battono l’albero, altri
distendono le reti e poi le trascinano via con il bottino. Altro fenomeno,
quello dei predoni che tagliano alberi secolari al solo scopo di rivendere
legna al mercato nero. Oltre al danno per gli agricoltori c’è anche lo scempio
ambientale. Qualche tempo fa la Guardia di finanza ha sequestrato a Torremaggiore,
in provincia di Foggia, 53 quintali di olive rubate e pronte per essere molite
(macinate). E proprio sul caso Puglia, nelle scorse settimane c’è stato un
incontro con il ministro dell’Interno Marco Minniti e l’Osservatorio della
criminalità nell’agricoltura e sul sistema agroalimentare creato proprio da
Coldiretti e che vede ai vertici gli ex procuratori Gian Carlo Caselli e
Cataldo Motta. Il furto delle olive è un fenomeno che si registra anche in
Campania dove si accompagna a quello dei limoni, frutto sempre più ambito:
soprattutto il Limone di Amalfi Igp. Stessa situazione nel Siracusano. Per
restare in Sicilia, sotto tiro finiscono i trattori e anche gli agrumeti del
Catanese. Non vengono risparmiate nemmeno le uve in tempo di vendemmia, dalla
Puglia in su. Ora è finalmente allo studio un piano di rafforzamento della
sorveglianza nelle aree rurali. Nel frattempo chi può si organizza per conto
proprio ricorrendo alla tecnologia: c’è chi installa sistemi Gps sui trattori e
usa telecamere a infrarossi, e chi apre gruppi su WhatsApp per scambiarsi le
informazioni. Una su tutte state in allerta-
Laura
Montanari – Il Venerdì di La Repubblica – 30 marzo 2018
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