Gettare le platiche nell’apposito
cestino, in mare: ora, si può. L’Area marina protetta di Portofino e il Comune
di Santa Margherita stanno per installare, primi in Italia, due Seabin, cestini
dell’immondizia galleggianti che attirano a sé i rifiuti alla deriva. Il
brevetto è australiano, acquisito da un’azienda francese, Poralu, che lo ha
modificato, perfezionato e, da qualche settimana, postato in produzione. Il
diametro del cestino è 57 centimetri, ma all’interno del corpo sommerso si
trova una pompa. Questa crea una corrente d’aria che aspira l’acqua intorno,
ingurgitandola, insieme ai rifiuti, in un’apposita, sofisticata, rete. Che, una
volta riempita, può essere comodamente svuotata dall’uomo in modo che il
cestino del mare, ripulito, riprenda la sua funzione. “Questi cestini possono
creare una corrente che attira i rifiuti nel raggio di 10-15 metri” spiega
Giorgio Fanciulli, direttore dell’Area marina protetta di Portofino. “Ne
abbiamo acquistate due e li installeremo entro il mese prossimo””. Costano
circa 3.500 euro ciascuno e il loro arrivo deve molto alla tenacia dei vertici
dell’Area marina protetta e del sindaco di Santa Margherita, Paolo Donadni,
anche presidente del Parco regionale di Portofino. Proprio loro un paio di anni
fa, hanno scoperto in rete il Seabin e hanno cominciato a tempestare la giovane
startup australiana per acquistare i dispositivi. Ma senza ricevere risposta.
“Abbiamo anche tentato di produrre direttamente i cestini del mare, ma non
abbiamo trovato nessuna azienda italiana disposta a svilupparli” spiega
Fanciulli, “finché l’azienda francese che aveva comprato l brevetto ci ha
contattati: due settimane fa abbiamo formalizzato l’acquisto”. I primi cestini
saranno installati nell’area del porticciolo di Santa Margherita. “Quest’azione
è solo una delle molte che abbiamo avviato per tutelare l’ambiente” dice
Donadoni, che ha appena portato la differenziata porta a porta dal 50 al 71 per
cento in due settimane e vuole convertire i bus che collegano Santa Margherita
a Portofino in veicoli elettrici o ibridi. “Dal 2015 il Comune ha ottenuto la
bandiera blu, ma la zona del porto va migliorata. I cestini del mare
aiuteranno. Stiamo organizzando la barca che si occuperà, una o due volte al
giorno, di svuotarli”. Se la sperimentazione funzionerà, i Seabin si
diffonderanno in tutta l’Area protetta di Portofino. “Il problema della
plastica in mare è gravissimo” dice Fanciulli, “per questo non ci stiamo solo
occupando della superficie: tra poche settimane cominceremo anche a lavorare in
profondità. Grazie al nuovo Rov che abbiamo acquistato per scandagliare ciò che
non riusciamo a vedere: le plastiche delle lenze e delle reti accumulate sui
fondali”.
Michela Bompani – Scienze – Il Venerdì di La Repubblica – 13
aprile 2018 –
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