In Un Paese Senza Principi Il Governo
Letta
Rischia Di Non Avere Fine
L’unico
principio del nuovo Pd è questo: non avere principi. Al più qualche principino,
nel senso di un machiavellismo spicciolo da minimi strateghi. I piccoli
strateghi del Pd sono ormai d’accordo con Berlusconi nel non cambiare la legge elettorale, meglio ancora, nel sostituire il porcellum. Insomma una legge
proporzionale con premio di maggioranza oltre la soglia del 40 per cento. In
queste condizioni significa rendere la maggioranza anomala destra-sinistra,
ovvero Pd-Pdl, l’unica possibile per i prossimi anni.
Forse la nuova porcata è perfino inutile perché
nessuno oggi ha intenzione di tornare al voto. Certo non il Pd, che dopo le
ultime giravolte rischierebbe un bagno elettorale mostruoso. Di sicuro non
Berlusconi. Una condanna in Cassazione per il processo Mediaset, in questo
senso, non farebbe saltare la maggioranza. Al contrario, non potendo candidarsi
alle prossime elezioni, Berlusconi non avrebbe alcun interesse a tornare al voto.
Ma neppure Grillo vuole elezioni anticipate. Ha ottenuto quel che voleva, stare
all’opposizione di un governassimo e lucrare sulla disperazione di milioni di
italiani. Si divertirà per i prossimi cinque ad abbaiare alla Luna, con la sua
compagnia di miracolati. Se davvero i grillini avessero voluto cambiare il
Paese, avrebbero accettato la finta proposta di governo del Pd, fatta soltanto
per essere rispedita al mittente. Pensa l’imbarazzo della nomenclatura del Pd,
costretta a fare un governo di vero cambiamento, magari con un Prodi o un
Rodotà al Quirinale. Invece Grillo vuole soltanto giocare a fare il Che Guevara
con cinque milioni di reddito l’anno e le ville a Portofino.
Le rivoluzioni all’italiana son fatte in questo modo. Alla
fine non cambia nulla. Avevamo un governo di larghe intese ed eccone un altro:
Un governo commissariato da Draghi e dalla Bce, senza una vera opposizione in
Parlamento, con il controllo della quasi totalità dei media. C’era un anziano
premier democristiano, Monti, e ora c’è un giovane premier democristiano,
Enrico Letta. Più accorto, molto meno arrogante e di rara intelligenza. Durerà
cinque anni e forse più. Come negli ultimi vent’anni, la spesa pubblica
improduttiva non sarà ridotta e l’evasione fiscale non sarà seriamente
combattuta, quindi il debito continuerà ad aumentare, e così pure le tasse,
almeno per i fessi che le pagano. Il Paese continuerà ad essere il più ingiusto
d’Europa, i giovani di talento seguiteranno a scappare all’estero. Sarà il
trionfo dello status quo. Grillo fra
cinque ani ne compirà settanta e forse scioglierà il movimento per tornare a
fare tournée. Berlusconi sarà nominato senatore a vita. Fra dieci anni i nostri
figli ci chiederanno: ma come è cominciato il governo Letta? E noi risponderemo
che doveva durare pochi mesi, al massimo un anno o due, fare poche riforme,
eccetera.
Curzio Maltese – Venerdì di Repubblica – 31-05-13
Nessun commento:
Posta un commento