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lunedì 3 giugno 2013

Lo Sapevate Che; L'Imposta Sulla Casa.....


L’Imposta Sulla Casa? La Paga Mezza Europa

Mentre L’Italia discute e si divide su come andare oltre l’IMU, una tassa simile esiste in Francia, Spagna, Gran Bretagna e Germania. E a conti fatti il fisco nazionale si colloca a metà nella classifica dei prelievi legati all’abitazione.

Tra ipotesi  di abolizione e di slittamento della prima rata, il destino dell’IMU nei prossimi mesi appare tutt’altro che scontato. L’Imposta municipale unica sulla prima casa è infatti diventata il pomo della discordia nel neonato esecutivo: mentre il Pdl ne chiede la cancellazione con la conseguente restituzione di quanto pagato nel 2012, il neo-presidente del Consiglio Enrico Letta ha annunciato un provvedimento (rinviato ancora una volta nel consiglio dei Ministri di giovedì 9 maggio in attesa di definire le coperture) per la sospensione dell’acconto previsto a giugno che interesserà 17,8 milioni di proprietari di prima casa per un costo di 1,5 miliardi di euro. Da ricordare che l’imposta è attualmente prevista su tutti gli immobili, con un prelievo minore per l’abitazione principale (i Comuni possono applicare un’aliquota dallo 0,2 allo 0,4%, con detrazioni da 200 a 400 euro in base al numero dei figli) rispetto alle altre (da 0,46 a 1,06%).
Ma cosa potrebbe accadere dopo la sospensione? Diverse le ipotesi sul piatto. La prima riguarda un’eventuale abolizione con conseguente istituzione della “service tax”, ossia un’imposta unica che andrebbe a conguagliare l’imposta comunale sugli immobili, la nuova imposta sui rifiuti e sui servizi, con l’aggiunta di un prelievo mirato sulle case di pregio. La seconda potrebbe essere di avvicinare la tassa municipale al modello tedesco ossia gestita dal territorio e legata alla rivalutazione delle rendite. La terza ipotesi prevede invece una riformulazione della tassazione, con un intervento ad hoc sulle detrazioni per l’abitazione principale e i carichi di famiglia che terrebbe conto anche del reddito del contribuente e del suo Isee.  A meno che non si proceda con la totale cancellazione della tassa per la prima casa. Un  percorso a ostacoli, insomma, per l’imposta introdotta dal governo Berlusconi nel marzo del 2011 (la legge prevedeva però che la tassazione dovesse riguardare la prima casa ed entrare in vigore nel 2014), poi rivisitata dal governo Monti che ne ha anticipato l’introduzione al 2012, estendendola sia all’abitazione principale, che alle eventuali altre case.
Tra l’altro, occorrerà considerare la posizione dell’Europa, che ha già frenato gli entusiasmi perché “gli obiettivi di bilancio  di bilancio per l’Italia non cambiano e il nuovo governo dovrà dire come intende rispettarli senza nuovo indebitamento”, secondo quanto sottolineato nei giorni scorsi un portavoce della Commissione Ue. Un’eventuale abolizione della tassazione sulla pria casa aprirebbe poi l’interrogativo su dove andare a reperire i fondi che a quel punto non entrerebbero più nelle casse dello Stato: in base ai dati del ministro dell’Economia, infatti nel 2012 hanno pagato l’Imu 25,8 milioni di cittadini per un totale di cui un totale di 23,7 miliardi di euro (di cui 4 miliardi provenienti dall’Imu sulla prima casa, 10,7 miliardi dalle altre abitazioni e 9 miliardi relativi a negozi, laboratori artigianali e industriali, per un importo medio pagato da ogni famiglia per l’abitazione principale che si attesta attorno ai 225 euro. Mandare in pensione il tributo significherebbe inoltre assestare un duro colpo alle casse dei Comuni che in questo modo vedrebbero venir meno una parte significativa dei propri introiti, ossia 600 milioni lo scorso anno.
E il resto d’Europa? L’Italia non è la sola a pagare un’imposta sulla casa; tasse simili all’Imu esistono infatti anche in Francia, Gran Bretagna, Spagna e Germania. Quest’ultima, ad esempio, applica una tassa sui beni immobili, equiparabile alla nostra Imu, che viene calcolata in base a determinati moltiplicatori, Mentre in Francia c’è la taxe forcière, che deve essere pagata dal proprietario del’abitazione. Anche in Inghilterra, Scozia e Galles esiste un’imposta sul possesso degli immobili chiamata “council tax”. L’aliquota applicata oscilla tra lo 0,5% e l’1,3% del valore imponibile, ma particolari sconti sono riservati ad alcuni target di persone, come single, studenti e pensionati. Andando inoltre a considerare il rapporto tra prelievo sul patrimonio e ricchezza prodotta ogni anno nei singoli paesi, le imposte italiane sulla casa, non sono tra le più alte del Vecchio Continente: nello Stivale, infatti, il prelievo sul patrimonio  ammonta all’1,7% del Pil. Posizionandosi a metà nella classifica dei paesi europei in cui la più bassa incidenza della tassazione si ha in Estonia (0,4% del Pil), mentre la più alta è relativa al Regno Unito (4,3% del Pil). Più elevata rispetto a quella italiana è anche la tassazione in Spana, Danimarca, Belgio, Francia, mentre la Germania e la Svezia si attestano su valori inferiori all’1%.

Sibilla Di Palma – La Repubblica – 13-05-13

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