Il matrimonio è in crisi? Non ci credo.
E, oltre a parecchia
Ammetto subito un conflitto di interessi sull’argomento matrimonio. Come uomo sposato da quarantatrè anni, che rifarebbe esattamente quello che fece un giorno d’autunno del 1969, (non so che cosa scriverebbe mia moglie se avesse una rubrica su D) sono un tifoso sfacciato del matrimonio. E quando leggo le statistiche sul declino di questa istituzione ammetto che un po’ mi dispiace e mi sento parte di una specie in via di estinzione: i mariti.
Ma poche cose come il matrimonio sono circondate da miti, da certezze che sembrano scolpite nel marmo e poi, come tutti i miti, non si rivelano tali. Ce ne sono almeno cinque. Di questi miti, che le ricerche più serie demoliscono, almeno qui, in America.
Il primo è il “mito dell’infedeltà”. Il sacro o civile vincolo incentiva le corna, per usare un’espressione altamente scientifica. Non è vero. Proprio perché ci si sposa di meno, e non più per obbligo sociale, chi lo fa tende a farla più seriamente e meno meccanicamente. Alla fine dell’800, le inchieste epidemiologiche , rivelarono un’esplosione di malattie veneree tre le mogli. Erano i mariti che frequentando prostitute, le contagiavano .Ora la liberazione delle donne dal falso pudore coniugale (il leggendario “non lo fo” per piacer mio, ma per far piacere a Dio”) ha prodotto un aumento della reciproca soddisfazione sessuale. E il 92% per cento dei coniugi, maschi come femmine, rispondono, forse dicendo la verità, a Gallup, che l’infedeltà è inaccettabile.
Il secondo mito è “l’uomo che scarica la moglie”. Falso . Due terzi delle richieste di divorzio vengono dalle mogli. Per molte ragioni diverse, sono le donne a scaricare il marito, aiutate dalla loro sempre maggiore autonomia economica. E non è neppure vero che il secondo matrimonio sia destinato a maggiore successo del primo. Il 67% delle seconde nozze finiscono male, contro il 46% delle prime. Chi sbaglia il primo servizio, tende a sbagliare anche il secondo.
Il terzo è “la cura dei figli”. Il tempo trascorso da padri e madri coi propri bambini è oramai molto vicino. Nell’arco della settimana una donna che ha un’occupazione pagata fuori casa dedica due ore e mezza più del marito ai figli. Differenza ancora sensibile, ma non abissale. Chi oggi accetta la proposta di matrimonio, ancora largamente spettante agli uomini, chiarisce, prima di accettare “the rock”, il frammento di carbonio compresso chiamato “brillante”, che la casa comune e i pargoli, dovranno essere compito, appunto, comune.
Il quarto mito è l’”effetto devastante sui figli”. E’ vero che i figli di genitori divorziati tendono, sul breve e medio periodo, ad avere difficoltà maggiori rispetto ai figli di coppie stabili, ma questa è spesso un’illusione ottica. Guardando meglio, si vede che questi bambini o ragazzi che sembravano subire l’impatto del divorzio, mostravano da tempo segni di problemi, nati dalla convivenza con genitori in lite, in contrasto o palesemente disamorati l’uno dall’altra. Il divorzio, in questi casi, è la cura dolorosa, non la malattia. E come in tutte le patologie, prima la si affronta, più alte sono le probabilità di guarigione.
Quinto e ultimo mito è “il matrimonio esclude dalla propria comunità”. Falso, quando radicato (resiste nel celibato dei sacerdoti cattolici, per la convinzione che avendo mogli e figli non si dedicherebbero anima e corpo ai fedeli e a Dio). Al contrario, le coppie sposate e le famiglie con bambini tendono semmai a entrare nella vita della società in cui vivono con ancora più partecipazione. La scoperta di problemi comuni a tutti, come la scuola, la sicurezza, l’ambiente, il traffico, il costo della vita, si fa più acuta, e con essa la partecipazione, e l’attivismo, di madri e padri che vogliono essere parte della soluzione collettiva o anche della protesta costruttiva. I più accaniti e instancabili organizzatori di comitati civici e di gruppi di pressione sono uomini e soprattutto donne sposati.
Dunque, anche questa inchiesta conferma che le notizie sulla morte del matrimonio sono largamente esagerate e dicono che il divorzio è una conseguenza fisiologica, spesso benefica, ma più sincera e convinta di quanto non fosse quando era un obbligo.
E poi il Signore, nella Sua infinita misericordia, ha anche inventato gli antibiotici.
Vittorio Zucconi – Donna di Repubblica 30-6-12
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