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sabato 14 luglio 2012

Lo Sapevate Che: L'Iniquità...


Ma Dove Porta Questa “Ubiquità” ? Da Nessuna Parte

Farò un censimento di amici, parenti e fornitori. Al momento attuale ho un nipote a Singapore, una nipote a Formentara.

Mio figlio è tornato qualche giorno fa da New York, mia figlia è stata invitata per quattro giorni a Los Angeles. Allarghiamo il giro di osservazione: il mio giornalaio è andato in vacanza per quindici giorni in Turchia; il fruttivendolo è in Spagna. E in materia di viaggi vi ricorderò Schengen, che consente di girovagare per l’Europa senza passaporto: per gli ottimisti è un segno di europeismo, ma Schengen è dovuto al fatto che andare a Londra o Berlino, ormai, è una banalità, come andare in piazza del Duo,o. La possibilità di andare intorno al globo in poche ore, ormai, è un’ovvietà, non ci si fa più caso. Ma è una novità degli ultimissimi anni.
Lasciamo andare che ai tempi di Pompei occorreva un mese per andare da Roma in Siria; e che Cavour, per così dire l’altro ieri, impiegava cinque o sei giorni per andare da Torino a Londra; quando io ho cominciato a viaggiare c’erano già gli aeroplani, però nel mio primo viaggio da Milano a New York abbiamo dovuto fare due tappe, uno in Irlanda l’altra a Terranova, per rifornimento.
La facilità di spostamento, la disinvoltura con cui persone di ogni ceto esplorano i cinque continenti per ingannare il tempo, dà alle persone della mia età il capogiro. Samarkanda o Honolulu erano fino a pochi anni fa nomi magici: adesso sono una banalità, come Posillipo o Trastevere. Si parla di Instanbul come di Voghera; si ha familiarità coi turchi come coi vicini di casa. Che effetto ha, questa improvvisa ubiquità, sul genere umano? A essere ottimisti, la conoscenza di gente diversa nelle contrade più lontane può generare la fratellanza dei popoli, può spazzare via le diffidenze. Ma è anche possibile il contrario: la promiscuità fra le razze può dar luogo a xenofobia. E vi è una terza ipotesi: che nonostante il progresso tecnico tutto resti come prima. L’ultima ipotesi, a me, sembra la più verosimile.
Piero Ottone – Venerdì di Repubblica  6-7-12

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