La bomba addosso
Il solito luogo comune vorrebbe l'uomo
moderno sempre più emancipato e lontano da quel comune senso del pudore che
in teoria (molto in teoria) vorrebbe invece avviluppate su se stesse le civiltà
passate, vittime di non si sa quali filosofie repressive. E anche nel campo
dell'abbigliamento questo supponente atteggiamento, intriso di prosopopea tutta
contemporanea ed illuminista, si rispecchia nella falsa credenza di aver
scoperto per primi certi vestiti particolarmente audaci o solo particolarmente
comodi.
E' il caso del bikini che, dietro la
facciata del due pezzi utilizzati come bandiera di liberazione, cela invece una
lunga storia. Tanto che si possono tranquillamente osservare, magari su di un
normale manuale di storia dell'arte (e magari cercando i ragguardevoli mosaici
siciliani di Piazza Armerina), serafiche signorine intente a fare ginnastica o
a farsi belle nei loro ampi bagni con indosso nulla più che due succinti pezzi
di stoffa.
Comparso infatti per la prima volta
durante il periodo imperiale romano (I-II secolo d.C.), il bikini, da quanto si
apprende nella ricognizione storica effettuata da una rivista come
"Focus" "non serviva in origine per nuotare, perché all'epoca si
nuotava nudi. Né serviva per prendere il sole in spiaggia, pratica diventata
abituale parecchi secoli dopo. A quanto pare il bikini era utilizzato
soprattutto per l'atletica, la danza e nelle scuole di ginnastica".
Ad ogni modo, per la concezione moderna
di tale indumento bisogna aspettare il 1946 quando, in Francia, lo stilista
Louis Réard presenta in una collezione di costumi da bagno un modello che è
l'antesignano, il prototipo di ciò che conosciamo noi oggi. Modello rinominato,
tanto per dare un'idea dell'effetto (desiderato) che l'indumento poteva
suscitare, nientemeno che "atome".
Però si dà anche il caso che proprio
quell'anno gli Stati Uniti fecero esplodere nel Pacifico, su di un atollo
chiamato Bikini (situato nelle isole Marshall), alcuni ordigni nucleari.
Poiché, ovviamente su piani diversi, questo evento fece tanto scalpore quanto
l'introduzione del nuovo costume, gli stilisti ribattezzarono l'ormai celebre
capo d'abbigliamento con lo stesso nome dell'atollo.
Da allora questo stuzzicante capo del
guardaroba femminile è entrato prepotentemente a far parte dell'armamentario
seduttivo del gentil sesso, variato e disegnato in mille maniere, alcune delle
quali fra le più impensabili (soprattutto da parte di stilisti fantasiosi
come Jean Paul Gaultier).
Inizialmente indossato da attrici e
cantanti, che lo utilizzarono per esibire le loro forme solitamente perfette (o
solo per suscitare un po' di scalpore), con il tempo è diventato
"patrimonio comune" delle donne di tutto il mondo e di ogni
condizione sociale.
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