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mercoledì 22 luglio 2020

Lo Sapevate Che: Gregor Mendel, il primo a intuire a complessa struttura della nostra “carta d’identità” biologica. Considerato il padre della genetica


La scoperta dei geni
Gregor Johann Mendel nasce a Hynčice (Cecoslovacchia, oggi Repubblica ceca) il giorno 20 luglio 1822. Biologo, matematico e frate agostiniano, per i suoi esperimenti sulle piante di piselli e per le sue osservazioni sui caratteri ereditari è considerato nel mondo scientifico il precursore della moderna genetica.
Il piccolo Johann cresce in un'epoca in cui il suo paese è parte dell'Impero austriaco. Ha due sorelle, la minore Veronika e Theresia, figli di un contadino. Durante l'infanzia il ragazzo lavora come giardiniere, ma fin dall'adolescenza sogna un grande futuro per sé. Decide di intraprendere gli studi iscrivendosi al ginnasio di Troppau (oggi Opava), dopo il quale frequenta per due anni un istituto filosofico ad Olmütz (oggi Olomouc). La permanenza nella nuova città risulta però difficile: Mendel ha pochi soldi, non ha un tetto e ha il problema della lingua.
Nel 1843 entra nel monastero di San Tommaso a Brunn (oggi Brno), accolto dai frati agostiniani e dall'abate Cyrill Napp. Il monastero privilegia l'impegno accademico alla preghiera, considerando lo studio come la più alta forma di orazione. Mendel coglie così l'opportunità di dedicarsi allo studio delle sue discipline preferite, la matematica, la meteorologia e soprattutto la botanica. In questo contesto consegue le lauree in biologia e in matematica.
Il 6 agosto 1847, dopo cinque anni, viene ordinato sacerdote, assumendo il nome Gregor. Due anni più tardi inizia l'attività di insegnante in una scuola media a Znaim (oggi Znojmo); qui tenta più volte di superare l'esame per diventare professore, e vi riesce solo dopo diverse bocciature.
Nel 1851 Napp concede a Mendel la possibilità di iscriversi all'Università imperiale di Vienna. Sfrutta pienamente l'occasione e diventa in breve tempo assistente presso l'istituto di fisica, ruolo solitamente riservato agli studenti migliori.
Due anni dopo conosce Andreas von Ettingshausen e Franz Unger; la loro influenza è fondamentale per le scoperte di Mendel. Il primo gli spiega la teoria combinatoria, il secondo gli illustra le tecniche più avanzate di impollinazione artificiale.
Dopo anni trascorsi a Vienna, Gregor Mendel nel luglio del 1853 torna al monastero come professore, principalmente di fisica, matematica e biologia. Qui sviluppa le sue doti di ricercatore e scienziato. Mendel ama anche dedicarsi alla meteorologia, pubblicando diversi lavori in questo ambito; si dedica altresì all'orto dell'abbazia, luogo in cui scopre le caratteristiche variabili delle piante, e grazie alla cui esperienza svelerà - in seguito a diversi anni di lavoro - i meccanismi dell'ereditarietà.
Gregor Mendel compie esperimenti coltivando piante e analizzando risultati per sette lunghi anni; le piante di piselli coinvolte sono quasi 28.000; impiega poi due anni per elaborare i suoi risultati scientifici, che portano a tre generalizzazioni che in campo scientifico - in modo specifico in quello genetico - assumono un valore storico: oggi sono note come le "Leggi dell'ereditarietà di Mendel".
Il concetto base concepito è molto innovativo: Mendel deduce che l'ereditarietà è un fenomeno dovuto ad agenti specifici contenuti nei genitori, al contrario di quanto creduto fino a quel tempo. Tuttavia non si può ancora parlare di genetica, ed è improprio pensare a Mendel come padre di questa branchia della scienza.
Mendel quindi dopo sette anni di selezione identifica sette "Linee pure": sette varietà di pisello che differiscono per caratteri estremamente visibili (forma del seme: liscio o rugoso; colore del seme giallo o verde). Le caratteristiche di questa pianta si prestano particolarmente allo studio, unitamente a un semplice sistema riproduttivo, grazie al quale il monaco può impollinare a piacimento i suoi vegetali. Opera con un vastissimo numero di esemplari proprio perché conosce le leggi della probabilità, le quali si manifestano coinvolgendo grandi numeri.
All'inizio del 1865 Mendel ha l'occasione di esporre il suo lavoro di una vita a un pubblico di circa quaranta persone, che comprende biologi, chimici, botanici e medici; tiene due conferenze rispettivamente l'8 febbraio e l'8 marzo. Nessuno però pare riuscire a comprendere l'importanza del suo lavoro. L'anno successivo pubblica i suoi risultati facendo stampare quaranta copie che invia agli scienziati più importanti del continente. L'unica persona che però sembra interessarsi al suo operato è Karl Wilhelm von Nägeli, professore di botanica dell'università di Monaco, con il quale rimane in contatto per molto tempo.
Mendel per primo applica la matematica, in particolare la statistica e il calcolo delle probabilità, allo studio dell'ereditarietà biologica. Trentacinque anni dopo la scoperta delle leggi mendeliane, saranno l'olandese Hugo de Vries, il tedesco Carl Correns e l'austriaco Erich von Tschermak (dopo essere giunti alle stesse conclusioni di Mendel) a riconoscere il merito a Gregor Mendel. L'opera di Mendel riesce quindi ad ottenere il posto le spetta nella storia della scienza, solo nel 1900.
Negli ultimi anni di vita Mendel è amareggiato dai fallimenti personali e professionali, in quanto non riesce più a riprodurre lo stesso rapporto statistico con altre piante. Ad ogni modo non perde il suo umorismo così come il suo amore per i nipotini, che vede crescere di giorno in giorno.
Investito del ruolo di abate, deve impiegare tutte le sue energie in una dura lotta contro il governo austriaco che, per ridurre il dissesto finanziario, ha promulgato una legge che impone ingenti tasse ai monasteri. A causa del suo rifiuto di pagare le tasse il governo fa in modo che Mendel venga gradualmente isolato.
Gregor Mendel muore a Brno causa di una nefrite acuta - detta malattia di Bright - il giorno 6 gennaio 1884, all'età di 61 anni.
La scienza dell'ereditarietà riceve il nome di genetica nel 1906 ad opera di William Bateson; il termine "gene" viene introdotto ancora più tardi, nel 1909, da Wilhem Johansen.
Agli inizi del Novecento, con la riscoperta delle teorie di Mendel, queste vengono messe in relazione in qualche misura alle ipotesi evoluzionistiche di Charles Darwin; si arriva così alla nascita della cosiddetta "sintesi moderna", ovvero la teoria evolutiva più autorevole, che rimarrà in auge fino agli anni Settanta. Questa teoria postulava la graduale selezione dei caratteri più favorevoli, alla luce delle teorie genetiche, seguendo un adattamento delle specie all'ambiente.      

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