Un surrealista a Milano
Milanese d'adozione, Renato Pozzetto è
nato il 14 luglio 1940 a Laveno, in provincia di Varese.A Milano deve quasi
tutto: oltre alla possibilità di esordire come cabarettista, nella città
lombarda ha conosciuto tutti i suoi maggiori collaboratori e, sempre a Milano
(quasi in segno di riconoscimento), ha girato innumerevoli suoi film, creando
una serie di situazioni ambientate nella metropoli rimaste memorabili.
Malgrado dunque la sua milanesità
esibita Pozzetto è indubbiamente uno dei comici più amati dagli italiani,
grazie soprattutto alla sua vena surreale e stralunata che lo fa assomigliare
un po' ad un Buster Keaton nostrano.
Memorabili infatti rimangono moltissime
sue gag, che i fan passano e ripassano al videoregistratore migliaia di volte,
in cui di fronte alle situazioni più assurde il comico lombardo esibisce la più
assoluta freddezza e 'nonchalance', scatenando un umorismo davvero
irresistibile. Per tacere di quelle demenziali scenette che, insieme ad una
spalla di genio come Cochi Ponzoni, lo hanno reso celebre ai suoi esordi; sketch che
sono veri e propri pezzi di teatro dell'assurdo traslati nel cabaret.
Figlio di onesti ma non certo facoltosi
lavoratori, il comico, dopo aver studiato in un istituto tecnico, intraprende
da subito la strada del cabaret formando con il già ricordato Cochi Ponzoni, suo amico di vecchia data, il duo 'Cochi e Renato'.
Dopo il successo televisivo della coppia, Pozzetto esordisce al cinema con
"Per amare Ofèlia" (1974) di Flavio Mogherini, dove propone per la
prima volta la sua recitazione straniante fatta di silenzi, gesti impacciati e
sguardi fissi.
Dopo il grande successo del primo film
ne seguono a ritmo vertiginoso parecchi altri, che seguono più o meno sempre lo
stesso cliché e che giocano sulle capacità di Pozzetto di tirare fuori il
meglio anche dalle situazioni più trite e ritrite. Ad ogni modo, piano piano
Pozzetto riesce a costituire un patrimonio di pellicole fatte di malinconia e
riso in una miscela davvero personale.
A lungo andare però è evidente che il
comico varesino rischia di rimanere prigioniero di uno stereotipo. Ha bisogno
di evolversi, di sperimentarsi in altre situazioni. E' qui che interviene
Alberto Lattuada, noto regista, che gli offre l'occasione per sganciarsi dal
semplice ruolo comico. Gira allora il non riuscitissimo "Oh Serafina"
(1976), dove lo vediamo nei panni di un industriale che finisce in manicomio a
causa della moglie ambiziosa.
Nello stesso anno Salvatore Samperi lo
chiama ad interpretare "Sturmtruppen" la versione cinematografica
della celebre (e difficilmente riproponibile, come si vedrà dai risultati del
film) striscia fumettistica di Bonvi'. Nel 1987, in cerca di un rilancio
concreto, è in coppia con Carlo Verdone in "7 chili in 7 giorni", da considerare uno dei suoi lungometraggi più
sconclusionati. Comincia da questo momento quello che sembra essere un lungo
periodo di appannamento, dal quale Pozzetto non sembra più capace di
riprendersi. L'ultimo episodio significativo per la sua carriera, almeno per
quanto riguarda il grande schermo, risale al 1990 quando con "Le comiche",
al fianco di Paolo Villaggio,
ottiene un grande successo popolare.
Da ricordare anche il bel film "Da
Grande" (regia di Franco Amurri, 1987) al cui soggetto si ispirerà il film
americano "Big",
con Tom Hanks.
Cuore grande e di rara generosità, di
recente Renato Pozzetto è stato anche testimonial di numerose campagne a sfondo
sociale e in favore degli anziani. Queste di Pozzetto non sono solo campagne
dimostrative tese a lustrare la propria immagine ma, come i giornali hanno ampiamente
documentato, hanno visto il sensibile attore impegnato in prima persona.
I figli gestiscono una casa di
produzione cinematografica.
Nel 2005 la coppia "Cochi e
Renato" si è riunita per tornare in tv, su Canale 5, ospiti speciali
nonchè autori della sigla del divertentissimo "Zelig Circus", capace
di ottenere ascolti record.
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