J.D. Salinger si è ritirato a vita
privata dopo il successo del suo capolavoro “Il giovane Holden”: ma nella sua
vita ha partecipato allo sbarco in Normandia, ha avuto relazioni scandalose, e
ha rivoluzionato la letteratura americana. Il documentario del 2013 “Salinger –
Il mistero del giovane Holden” rivela la prossima pubblicazione di alcuni
inediti dello scrittore – L’approfondimento
J.D. Salinger ha cercato di scappare dalla fama per buona parte della sua vita. È
incredibile come questa lo abbia sempre riconcorso, fino all’alta staccionata
della sua casa a Cornish, un paese di mille e seicento anime nel New Hampshire.
Ma all’inizio di questa storia Salinger non è il reduce di guerra con
un’evidente difficoltà a reinserirsi nella società, o l’autore che vuole
scrivere per il proprio piacere e non per essere letto. È Jerome David, un
ragazzino nato nel 1919 in una famiglia ebraica con
origini europee, che sogna di diventare un attore e di pubblicare i suoi
racconti sul New Yorker.
J.D. Salinger: uno scrittore in guerra
Il New Yorker, d’altronde, è ancora oggi la meta d’elezione per
ogni aspirante scrittore americano e le sue rigide norme di selezione sono
diventate leggendarie nell’ambiente letterario. J.D. Salinger lo sperimenta
sulla sua pelle, vedendo i suoi racconti rifiutati a più
riprese. Quando finalmente la rivista ne accetta uno, sarà la storia a
giocargli un colpo basso: l’attacco giapponese a Pearl Harbor porta
in guerra anche gli Stati Uniti e i piani redazionali del New Yorker cambiano
di conseguenza.
Salinger riesce ad arruolarsi (non senza aver prima ricevuto una
serie di rifiuti anche dall’esercito), parte per l’Europa e si trova a
combattere alcune delle più feroci battaglie della Seconda guerra mondiale,
quelle che seguono lo sbarco in Normandia. Altre atrocità, però, lo
aspettano oltre la linea nemica: Salinger è anche tra i primi a entrare in
un campo di concentramento tedesco e, come dichiarerà in
seguito, gli sarà impossibile dimenticare l’odore dei corpi bruciati.
È proprio in guerra che Salinger comincia a scrivere Il giovane
Holden, il breve romanzo che pubblicherà diversi anni più tardi, nel
1951, e non solo sarà il suo capolavoro, ma cambierà l’intero corso della
letteratura americana ponendo le basi per i grandi romanzieri futuri,
come Philip Roth. Nell’Europa liberata, inoltre, Salinger conosce un autore la cui opera
ama profondamente, e che va a cercare nella sua residenza parigina proprio come
alcuni fan faranno successivamente con lui. Si tratta di Ernest Hemingway, che leggendo le bozze del giovane autore resterà
colpito dal suo talento straordinario.
In Germania, J.D. Salinger partecipa al processo di denazificazione,
sottoponendo personalmente cittadini tedeschi a lunghi interrogatori con lo
scopo di scoprire tutti quei nazisti che, a guerra finita, si stanno
nascondendo tra i civili. È durante uno di questi interrogatori che
conosce Sylvia Weleter, la prima donna di cui si innamora dopo il
tradimento di Oona O’Neill, la fidanzata che, mentre è in guerra,
gli volta le spalle per sposare Charlie Chaplin. Salinger sposa
Sylvia rischiando la corte marziale e riesce a introdurla negli Stati Uniti, ma
la coppia è destinata a dividersi pochi mesi dopo, molto probabilmente per
incomprensioni legate proprio alla guerra appena conclusa.
Il successo di Salinger: dai racconti a Il
giovane Holden
Con Il giovane Holden ancora in lavorazione, è in questi
anni che Salinger comincia a scrivere di una famiglia immaginaria a cui finirà
per affezionarsi più che alla propria: i Glass. Un giorno ideale per
i pescibanana è del 1948, Lo zio Wiggly nel Connecticut del
1948 e Down at the Dinghy del 1949. Dello stesso
periodo sono anche storie con personaggi differenti, come Per Esmé:
con amore e squallore, del 1950, in cui riecheggiano i traumi della
guerra. Tutti i racconti di questi anni usciranno per il New Yorker,
che finalmente riconosce il grande genio di J.D. Salinger, e molti comporranno
la raccolta Nove racconti, del 1953.
Ma è il Giovane Holden a baciare Salinger con quella
notorietà che lo scrittore non avrà la forza di affrontare. Il romanzo desta
subito scandalo: racconta la vicenda di Holden Caulfield, un
adolescente che non riesce a adattarsi alla transizione all’età adulta e alla
perdita dell’innocenza dell’infanzia. Salinger usa un linguaggio che si
avvicina molto allo slang, fa pronunciare al suo personaggio parole volgari,
parla apertamente di sesso. Tuttavia, se l’America puritana fatica ad accettare
quello che, di fatto, è un ritratto dello stesso autore, i giovani trovano in
Holden un sodale e un fratello, capace di parlargli e di comprendere i loro
disagi e le loro difficoltà esistenziali.
In Italia il romanzo viene pubblicato nel 1961 da Einaudi: la
traduttrice, Adriana Motti, si trova a dover inventare una vera e
propria lingua, non essendoci ancora un corrispettivo italiano della moderna e
colloquiale parlata americana. Leggendo la versione originale del Giovane
Holden, si può vedere quanto la lingua usata da Salinger sia simile nei
toni a quella che parliamo oggi. Matteo Colombo, che ha ritradotto
il romanzo sempre per Einaudi nel 2014, ha dovuto tenere conto anche di questo,
cercando di proporre una lingua il più possibile atemporale e che non rischi di
invecchiare prematuramente.
Salinger, uno scrittore in fuga
J.D. Salinger si trova così ad avere a che fare con una sequela di ragazzi
persi, che lo cercano per avere delle risposte ai loro dolori e alle loro ansie, senza
rendersi conto di trovarsi davanti uno scrittore e non un terapista.
L’immedesimazione nel disagio esistenziale di Holden raggiungerà il suo apice
quando il romanzo verrà apertamente collegato a tre drammatici fatti di
cronaca. Il primo è l’omicidio di John Lennon, del 1980: il suo
assassino, il venticinquenne Mark Chapman, è trovato in possesso di
una copia del romanzo, di cui leggerà alcune parti per difendersi durante il
processo a suo carico. Un anno dopo, nel 1981, John Hinckley, dopo
aver tentato l’omicidio del presidente degli Stati Uniti Ronald Reagan, dirà
di leggere il Giovane Holden per comprendere il suo gesto.
Infine nel 1989 anche l’assassino dell’attrice Rebecca Schaeffer possiede
una copia del romanzo di Salinger.
Ma negli anni Ottanta lo scrittore vive ormai da un paio di decenni a Cornish,
protetto da una staccionata e dalla fedeltà dei pochi abitanti del paese, che
scacciano in malo modo chiunque chieda di lui. Dopo la relazione con una
ragazza molto giovane, Salinger aveva sposato negli anni Cinquanta Claire
Douglas, una studentessa che per lui si era ritirata in New Hampshire.
Hanno due figli, ma Salinger è un padre distante, che nonostante abbia
praticamente smesso di pubblicare si isola a scrivere ogni giorno per diverse ore,
preferendo la compagnia dei Glass, dei Caulfield e di tutti i personaggi del
suo immaginario.
A Claire Douglas seguirà diversi anni più tardi, quando Salinger è ormai
cinquantenne, un altro amore molto più breve, con la diciottenne aspirante
scrittrice Joyce Maynard, e il matrimonio alla fine degli anni
Ottanta con una donna più giovane di quarant’anni: Colleen O’Neill (che
curiosamente ha lo stesso cognome della sua prima fidanzata, Oona).
Insomma, Salinger continua a intrattenere relazioni con donne sensibilmente
più giovani di lui; e famosi, d’altronde, sono i suoi lunghi rapporti
epistolari con cui ha dato avvio ad alcune di queste relazioni.
Un’eredità misteriosa
Salinger è morto il 27 gennaio del 2010, quando era già in lavorazione un
dettagliato documentario sulla sua vita, un vero e proprio lavoro
investigativo, uscito nel 2013: Salinger – Il mistero del giovane
Holden. Il documentario, oltre a ripercorrere in modo
ossessivo la vita pubblica e soprattutto privata dello scrittore, rivela in conclusione
un vero e proprio scoop.
Salinger, che non ha mai smesso di scrivere, avrebbe completato diverse
opere e dato disposizioni affinché vengano pubblicate dopo la sua morte.
Secondo le ricerche del documentario, si tratta di cinque testi, di
cui vengono anche sommariamente descritte le trame e che dovrebbero cominciare
a venire pubblicati tra il 2015 e il 2020.
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