Una vita tra le righe
Matilde Serao nasce a Patrasso, in
Grecia, il 14 marzo del 1856. Scrittrice di prestigio, tra le più prolifiche di
sempre della letteratura italiana, con oltre settanta opere al suo attivo, è
passata alla storia anche per essere stata la prima donna italiana a fondare e
dirigere un giornale.
Al suo nome infatti, si lega
quell'intenso momento di rinnovamento del giornalismo italiano che segna il
passaggio dall'Ottocento al Novecento, ossia da un modo di fare informazione
ancora tutto sommato artigianale, ad un altro tipo più efficace e impegnato,
oltre che tecnologicamente avanzato. La città nella quale lavorò più
intensamente e con risultati migliori è Napoli, dopo l'iniziale esperienza
romana. La rubrica "I mosconi", prima chiamata "Api, vespe e
mosconi", inventata proprio da lei sul foglio di Edoardo Scarfoglio,
"Il Mattino", è senza ombra di dubbio una delle trovate più acute e
di prestigio della storia del giornalismo italiano.
Trascorre i primi anni della sua vita in
Grecia, assorbendo però la cultura italiana di suo padre, Francesco Serao,
avvocato e giornalista antiborbonico mandato in esilio negli anni tumultuosi
dell'Unificazione. Sua madre, Paolina Borely, è invece una nobile greca,
appartenente però ad una famiglia ormai in declino.
Con l'Unità d'Italia la famiglia Serao
ritorna in patria, prima a Ventaroli, vicino Carinola, e poi a Napoli, dove
Matilde compie i propri studi, per quanto in modo del tutto singolare. Il
rientro in patria in realtà è datato 1860: le voci di un'imminente vittoria
contro i Borboni hanno raggiunto anche il padre della piccola Matilde, che dal
1848, anno del suo allontanamento forzato, si guadagna da vivere come
insegnante in terra greca.
Dal 1861, Francesco Serao inizia la sua
attività di giornalista per "Il Pungolo", foglio d'ispirazione
liberale e molto apprezzato dal popolo napoletano. Pur nelle ristrettezze
economiche nelle quali si trovano a vivere, che impediscono alla futura
scrittrice di compiere studi scolastici ordinari, la giovanissima Serao
frequenta e apprezza sin dagli anni dell'infanzia e della prima adolescenza
l'ambiente che più le sarà familiare: quello della redazione di un giornale.
All'età di quindici anni, dopo essersi
data da fare negli studi soprattutto da autodidatta si presenta in qualità di
semplice uditrice alla Scuola Normale "Eleonora Pimentel Fonseca", in
Piazza del Gesù, a Napoli. Sono anni di svolta per lei e l'anno dopo,
infatti, nel 1872, Matilde abiura la confessione ortodossa, trasmessale dalla
madre, e si converte al cattolicesimo. Nell'arco di poco tempo allora, ottiene
anche il diploma di maestra, pur continuando ad aiutare le finanze della
famiglia. Vince, infatti, un concorso come ausiliaria ai Telegrafi di Stato:
professione che la impegna per ben quattro anni, nei quali però matura in lei
definitivamente l'amore per la letteratura e per l'impegno giornalistico.
Nel 1878, dopo aver scritto qualche
articolo per il Giornale di Napoli, spesso con lo pseudonimo di
"Tuffolina", a ventidue anni porta a termine la sua prima novella,
dal titolo "Opale". Questa viene pubblicata dal Corriere del Mattino.
Nel 1882 allora, si trasferisce a Roma, dove prende parte all'avventura
editoriale del "Capitan Fracassa", trattando con disinvoltura
argomenti diversi, dalla cronaca rosa alla critica letteraria. In questo
periodo, il suo pseudonimo è "Ciquita".
Ad aprirle le porte della narrativa
italiana a tutti gli effetti è "Fantasia", pubblicato nel 1883 e, non
a caso, aspramente criticato proprio dall'uomo che ben presto diventerà suo
marito, Edoardo Scarfoglio. Il giornalista, animatore culturale e versato
poeta, commenta in modo molto negativo l'opera della Serao, stroncando di
fatto, sul giornale letterario "Il libro Don Chisciotte", l'allora
giovane scrittrice. Tuttavia, il loro incontro segna anche l'inizio di una
delle vicende d'amore più tormentate e turbolente della storia della
letteratura e del giornalismo italiano.
Già nel 1885 i due si sposano, forti
dell'esperienza giornalistica che condividono in quei mesi al "Corriere di
Roma", altro foglio molto importante in questo periodo, fondato proprio
dallo stesso Scarfoglio. Intanto la Serao non rinuncia né al suo ruolo di madre
né a quello di scrittrice. Nascono Antonio, Carlo, Paolo e Michele, dall'unione
con Scarfoglio, ma vedono la luce anche "Il ventre di Napoli", nel
1884, "La conquista di Roma", del 1885, "Il romanzo della
fanciulla", del 1886, e il libro che Benedetto Croce non esita a definire "il romanzo del
giornalismo italiano", ossia "Vita e avventure di Riccardo
Joanna", pubblicato nel 1887.
È un momento florido dal punto di vista
letterario questo che vive la scrittrice, e la letteratura nazionale se ne
avvarrà sempre, aumentando la sua fama nel corso degli anni e soprattutto dopo
la sua morte.
Tra "Il paese di cuccagna" e
"La virtù di Cecchina" però, datati rispettivamente 1891 e 1906,
opere non meno importanti delle summenzionate per quanto minori, si colloca
l'idillio e la fine tragica della relazione tra la Serao e suo marito. I due
infatti, chiuso il foglio romano, si recano a Napoli, dove danno vita al
"Corriere di Napoli". Il foglio ha problemi economici ma segna una svolta
nel panorama meridionale, almeno dal punto di vista della libertà di
informazione. Sulle pagine dirette dalla scrittrice poi, quelle culturali,
compaiono firme illustri, come quelle di Giosuè Carducci e Gabriele
D'Annunzio.
L'esperienza dura poco ma permette ai
due compagni di vita e di lavoro di dare vita, nel 1891, al ben noto "Il
Mattino", che vede Scarfoglio come direttore e la Serao come
co-direttrice. Da questo momento però, all'ascesa del foglio partenopeo fa da
contraltare la caduta della coppia, soprattutto a causa del marito
dell'autrice. Scarfoglio, infatti, è un uomo poco tranquillo sul piano
sentimentale.
Nell'estate del 1892 conosce Gabrielle
Bessard, una cantante di teatro. Tra loro nasce una relazione, per giunta
agevolata dalla fuga, a causa di un litigio, della Serao, la quale si reca da
sola in villeggiatura, presso una località della Val d'Aosta. Passano due anni
e Gabrielle rimane incinta. Scarfoglio allora la abbandona, e torna dalla
moglie. Ma il 29 agosto del 1894 la Bessard si presenta sulla porta della casa
di Scarfoglio e della Serao e, dopo aver posato a terra la piccola figlioletta
nata dalla loro unione, si spara un colpo mortale alla tempia.
Matilde Serao, nonostante il clamore
suscitato dalla notizia comparsa su tutti i giornali, non esita a prendersi
cura dalla piccola Paolina, decidendo di allevarla comunque. Tuttavia,
esasperata dai comportamenti del marito, decide di lasciarlo e di lasciare, con
lui, anche quella che è la sua vera creatura, il quotidiano "Il Mattino".
Il giornale, come se non bastasse,
rimane coinvolto anche nello scandalo dell'amministrazione Sulmonte che finisce
per tirare dentro, tra polemiche e calunnie, anche la stessa scrittrice, accusata di aver goduto
di certi privilegi economici in cambio di favori. Scarfoglio coglie la palla al
balzo e se la difende, sua moglie, lo fa solo ed esclusivamente con il doppio
fine di umiliarla e di salvare la propria reputazione. Tra il 1902 e il 1903,
l'abbandono del giornale è ufficiale: la Serao è disoccupata a tutti gli
effetti.
Nello stesso periodo però entra nella
sua vita un altro giornalista, l'avvocato Giuseppe Natale. Con questi allora,
senza perdersi d'animo, Matilde fonda e dirige, unica nella storia del
giornalismo italiano, il giornale "Il Giorno",
diretta emanazione delle sue idee politiche e culturali. Dall'unione con Natale,
Nasce anche Eleonora, di lì a poco, chiamata così dalla scrittrice per
dimostrare il suo affetto per l'attrice Eleonora Duse. Il giornale, più pacato del concorrente
"Mattino", ottiene un buon successo di vendite.
Nel 1917, morto Scarfoglio, Matilde
Serao sposa Giuseppe Natale, ufficializzando così la loro unione sotto ogni
punto di vista, per giunta solo qualche anno prima della morte di lui.
Nel 1926, l'autrice riceve la
candidatura a premio Nobel per
la Letteratura, che verrà poi assegnato a Grazia Deledda,
altra grande voce della letteratura italiana al femminile.
Il 25 luglio del 1927, all'età di 71
anni, Matilde Serao muore a Napoli, sulla sua scrivania, durante l'ennesimo
momento di scrittura della sua esistenza.
Di lei si ricorda il carattere
profondamente sanguigno, sottolineato da una grande napoletanità. Nella città
di Napoli era considerata un personaggio tanto popolare che si dice che quando
passava in carrozzella, i monelli gridavano a gran voce: "Sta panno a
signurì!" (Sta passando la signora!). Sebbene non avesse basi
culturali tali da raggiungere un'importante profondità linguistica fu senza
dubbio una grande figura nel campo del giornalismo: va ricordata in tal senso
la sua idea, creativa e precorritrice, di trovare nuovi abbonati ai suoi
giornali attraverso concorsi e cadeaux di varia natura.
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