Un nome, un mito. Mai come in questo
caso si può parlare di vera e propria dimensione mitologica a proposito di
Marcel Proust, scrittore spesso citato a proposito (ma ancor più spesso a
sproposito), del tempo che passa e della potenza del ricordo ma che in pochi hanno
davvero letto.
Complice anche la mole ragguardevole e
certamente intimidente della sua produzione, delineata attraverso quel grande
arco formale che è la "Recherche" (Alla
ricerca del tempo perduto, imponente opera in 7
volumi); anche apprezzabile, però, attraverso i suoi singoli episodi.
Figlio dell'alta borghesia parigina (la
madre era la figlia di un ricco agente di cambio mentre il padre era rinomato
medico), nasce il 10 luglio 1871 ad Auteil, alla periferia di Parigi.
L'infanzia dello scrittore si svolge prevalentemente nella capitale francese, con
ben poche concessioni alla fuga dalla città, se non durante il periodo estivo,
trascorso per lo più presso la dolce residenza dei parenti paterni, a Illiers.
E niente come questi momenti di svago potevano essere salutari al piccolo
Marcel, affaticato da una salute malferma e fragile, oppresso dalla più tenera
età da problemi respiratori, culminati nel primo grave attacco d'asma (disturbo
che non lo abbandonerà mai), a nove anni. A ciò si aggiunga una non comune
sensibilità interiore, subito colta dall'altrettanto sensibile madre (con cui
Marcel instaurò un legame quasi morboso), che lo rendeva schivo e solitario, a
dispetto del fratello Robert, certamente più solare e aperto.
Iscrittosi ad uno dei migliori licei
della capitale, Marcel ha modo di entrare in stretto contattato con alcuni
coetanei, rampolli delle famiglie-bene parigine, fra le quali si possono
annoverare nomi di importanti politici del tempo. L'impatto per certi versi è
positivo e con alcuni compagni stringe una sincera e duratura amicizia. D'altronde,
è proprio al liceo che Proust, accanto alla vocazione letteraria, scopre il
gusto, tutto letterario anch'esso, di entrare nei salotti parigini, rivelando
una innata propensione alla vita di società ed una straordinaria capacità di
affascinare quell'uditorio, magari un po' frivolo, che di volta in volta si
trovava ad affrontare (in senso metaforico). Inoltre, i salotti erano una
fucina inesauribile di ghiotti incontri culturali, se si pensa che erano
frequentati nientemeno che da personaggi come Madame Strauss, moglie in prime
nozze del compositore George Bizet o Charles Haas, strana figura di esteta e
raffinato cultore dell'arte, sulla cui personalità Proust forgerà poi il
personaggio di Swann.
I primi frutti dell'attività letteraria
di Proust arrivano nel 1892, quando si inserisce come collaboratore nella
rivista "Le Banquest", fondata da un gruppo di amici, tra cui Jacques
Bizet, Daniel Halévy, Robert Dreyfus e Leon Blum. Sono gli anni, fra l'altro,
in cui scoppia il caso Dreyfus, il capitano ebreo arrestato con l'accusa di
spionaggio e complicità con la Germania, un vero e proprio caso di
linciaggio moderno a mezzo stampa. Proust, agli occhi della Storia, ha l'onore
di essere fra quelli che difesero, oltretutto con grande energia, lo sfortunato
capitano.
Nel 1896 esce finalmente il primo libro
dello scrittore "I piaceri e i giorni"; si tratta di una raccolta di
novelle, edite in una raffinata edizione che vedeva la prefazione di un mostro
sacro delle patrie lettere come Anatole France; allo stesso tempo, però, si
dedica anche alla stesura di un grande romanzo, purtroppo incompiuto "Jean
Santeuil", vero e proprio canovaccio per la successiva, gigantesca,
"Recherche". Parallelamente a tutto ciò, non dimentica la prediletta
pratica della critica letteraria, svolta con acume e gusto imepccabili.
L'attività di critico letterario e
soprattutto di attento estimatore dell'arte lo porta ad incontrarsi con le
teorie estetiche dell'inglese John Ruskin,
cui dedicherà tanta parte del suo tempo, impegnandosi nella traduzione francese
di una sua opera "The Bible of Amiens". II 1900 è l'anno dei viaggi
in Italia, soprattutto a Venezia, dove compie una sorta di pellegrinaggio
ruskiniano, una verifica dal vivo delle teorie estetiche del critico inglese,
oltre che incontrarsi per la prima volta dal vero con il mondo della pittura
italiana. Questi viaggi alla ricerca dei grandi momenti dell'arte europea sono
un tratto fondamentale dello stile di vita di Proust e si rinnoveranno, fin
tanto che gli sarà possibile muoversi e affrontare le fatiche di lunghi
trasferimenti.
Nel 1905 muore, due anni dopo il padre,
la madre dello scrittore, un momento fra i più dolorosi della sua vita, che di
lì a qualche tempo lascia l'appartamento della famiglia e si trasferisce in
Boulevard Haussmann, dove farà istallare la famosa camera interamente rivestita
di sughero e isolata da ogni rumore esterno. È all'inizio del 1907, circa, che
avvia la stesura della sua opera più ambiziosa.
A causa di questo enorme impegno
psicologico, la vita sociale dello scrittore, prima così ricca, si va man mano
riducendo ad un numero ristretto di amici, da cui per altro sembra in qualche
caso difendersi, mentre i suoi ritmi di vita sono interamente sconvolti: dorme
per la più parte della giornata e lavora la notte; accanto gli rimane solo la
domestica Celeste Albaret con il marito Odillon. Nel 1914 muore in un incidente
aereo ad III Antibes il segretario-autista Alfred Agostinelli: è un altro
momento tragico per Proust, profondamente legato al giovane. Il quale, a sua
volta, mostrava l'attaccamento per il suo colto mentore volando con lo
pseudonimo di Marcel Swann.
Lo scoppio
della prima guerra mondiale, nell'agosto del
1914, coinvolge e sconvolge il mondo e le amicizie di Proust; alcune delle
persone a lui care, tra cui soprattutto Bertrand de Fénelon, muoiono al fronte;
il fratello Robert è in prima linea come medico e rischia la vita in più di un
frangente. A Parigi, Proust continua a lavorare al suo romanzo, apparentemente estraneo
e indifferente alla tragedia che lo circonda, su cui invece lascerà delle
pagine stupende ne "Il tempo ritrovato".
Da qui in poi, la vita sempre più
segregata e solitaria di Proust sembra scandita solo dal ritmo della sua opera.
I vari volumi escono con regolarità, accolti con attenzione dalla critica. Al
riconoscimento e alla fama dello scrittore ha contribuito soprattutto
l'assegnazione del premio Goncourt, nel 1918, al libro "All'ombra delle
fanciulle in fiore".
Proust, sempre più isolato, sta terminando
la revisione definitiva della "Prigioniera" quando, nell'ottobre del
1922, si ammala di bronchite. Rifiutando qualsiasi assistenza medica, a
dispetto delle insistenze del fratello Robert, cerca di resistere agli attacchi
della malattia, particolarmente violenti e acuiti dall'asma, e continua la
stesura della "Fuggitiva", che riuscirà a portare a termine. Dopo
questo ultimo colpo d'ala si spegne il 18 novembre 1922.
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