Un ricordo indelebile
per tutti i valtellinesi
Alluvione in Valtellina, 32 anni fa la tragedia
Sono passati 32
anni dal drammatico luglio del 1987, quando la Valtellina venne colpita da
un disastro idrogeologico di enormi proporzioni, ma il ricordo rimane
indelebile in tutti i valtellinesi. Le frane e le esondazioni della'Adda e di
altri torrenti provocarono 53 morti, migliaia di sfollati e la distruzione
di abitazioni, strade e ponti.
Il disastro
avvenne in due fasi: a metà luglio le inondazioni, a fine
mese la grande frana della Val Pola.
Un’estate drammatica,
quella del 1987, che non bisogna dimenticare.
Nel tardo pomeriggio del
18 luglio 1987 ci fu il primo disastro. I terreni montani ormai erano
saturi e si innescarono frane e smottamenti.
Il condominio “La
Quiete”, costruito in una valle laterale della Valtellina presso il
piccolo centro di Tartano, proprio ai piedi di un versante molto ripido
ed instabile, venne spezzato in due da un grosso mud-flow, un flusso di
fango e acqua ad alta velocità dotato di una potenza distruttiva enorme. I
detriti del palazzo vennero scaraventati più a valle contro l’albergo “Gran
Baita”, pieno di turisti. Morirono 19 persone.
Più a valle, nella
Valtellina ma anche nell’alto bacino del Lago di Como, nell’alta Val
Brembana e in Val Camonica, i torrenti e i fiumi (fra cui l’Adda) si gonfiarono
fino ad esondare, trascinando via strade, ponti ed abitazioni. Da Capina Val di
Sotto a Sondalo, in Val d’Adda, gran parte delle infrastrutture venne rasa
al suolo. La distruzione della statale SS 38 e della ferrovia in molti
punti rese inoltre molto difficili i soccorsi, che avvennero soprattutto in
elicottero.
Il 28 luglio, alle ore
7.25, avvenne la nuova catastrofe: una frana di proporzioni enormi, con un
volume di oltre 30 milioni di metri cubi, si abbatté sulla valle laterale
denominata Val Pola. Il paese di Sant’Antonio Morignone e le due contrade
di Morignone e Piazza furono completamente distrutte. Questi centri abitati
erano stati evacuati e non subirono vittime. Nei giorni precedenti infatti i
geologi avevano fatto scattare l’allarme, avendo rilevato sulla montagna una
enorme frattura in progressiva estensione.
La frazione di Aquilone
invece, che non era stata evacuata perché ritenuta al sicuro, venne devastata
dallo spostamento d’aria fortissimo. Morirono 22 persone. Ci furono altre
7 vittime, operai che lavoravano al ripristino della statale, ingombra di
detriti per gli smottamenti dei giorni precedenti.
L’enorme massa di
detriti risalì per 300 metri il versante opposto formando una diga naturale che
sbarrò il corso del fiume Adda. Si formò un lago naturale il cui
livello cresceva di ora in ora, e che se esondato avrebbe potuto causare
un nuovo effetto Vajont riversandosi verso la bassa Valtellina.Fortunatamente
si riuscì ad evitare il peggio con un sistema di drenaggio.
https://www.sondriotoday.it/cronaca/alluvione-in-valtellina-31-anni-fa-la-tragedia.htm
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