Il 27 marzo 1995 allo
Shrine Auditorium di Los Angeles si tenne la 67ª notte degli Oscar e nelle
nomination si trovarono a competere in numerose categorie due film considerati
molto diversi fra loro: da una parte c’era quello che è forse il
capolavoro assoluto di Quentin Tarantino, Pulp Fiction,
dall’altra una commedia stramba e sognante, il Forrest Gump di Robert
Zemeckis. Un cinema emergente, nero e brutale, contrapposto ad un
immaginario poetico e new romantic, classicamente spielberghiano.
Finì che Forrest Gump riuscì a conquistare tutti i premi
contendibili a Pulp Fiction (tra cui miglior film, miglior
regista e miglior attore protagonista) e ad aggiudicarsi anche gli Oscar per i
migliori effetti speciali e per la miglior sceneggiatura non originale. Fu un
trionfo che lanciò il film di Zemeckis nell’olimpo di quelle opere impossibili
da evitare e, una volta viste, impossibili da dimenticare. Al botteghino riuscì
ad incassare in tutto il mondo circa 680 milioni di dollari mentre l’American
Film Institute lo nominò 76° miglior film di tutti i tempi. Ancora
oggi alcuni dei suoi dialoghi sono diventati una sorta di refrain dal sapore
cult: su tutti la famosa battuta sulla vita come una “scatola di cioccolatini”.
FORREST GUMP
E LA STORIA ‘RE-INVENTATA’
Dopotutto l’impianto
narrativo di Forrest Gump – che per il 25° anniversario
torna in una nuova bellissima edizione blu-ray – aveva tutte le carte in regola
per generare un universo a sé, tanto originale quanto memorabile. Liberamente
ispirato all’omonimo romanzo di Winston Groom del 1986, il
film di Zemeckis è un flusso episodico che parte dall’infanzia e arriva fino
all’età adulta di un personaggio (Tom Hanks) con uno sviluppo cognitivo
inferiore alla norma. Mentre si arrangia come può per essere accettato dagli
altri e per conquistare il cuore della sua amica Jenny (da adulta la Robin
Wright che poi sarebbe approdata ad House of Cards),
Forrest diventa al tempo stesso testimone e agente inconsapevole dei grandi
cambiamenti della sua epoca: insegna ad Elvis a ballare, diventa un eroe di guerra
durante la campagna in Vietnam, ispira il testo di Imagine di John
Lennon, incontra tre Presidenti degli Stati Uniti, provoca il Watergate,
inventa la maglietta smiley e contribuisce alla distensione con la Cina. Per
buona parte queste fantasie sembrarono tanto vere e convincenti grazie ai geni
della Industrial Light & Magic (lo studio di effetti
speciali fondato nel 1977 da George Lucas), che riuscirono a far
interagire Hanks in numerosi filmati di repertorio, fino a fargli
stringere la mano ai veri John Fitzgerald Kennedy e Richard
Nixon. Un uso del digitale “invisibile”, comunque fuori dal comune per una
commedia, che rese Forrest Gump, come scrisse Roger Ebert,
un “film magico”. Per la prima volta Zemeckis dimostrò che anche il corso della
Storia poteva essere modificato e re-inventato a proprio piacimento grazie alle
tecniche del cinema digitale.
LA POLEMICA:
UNA FAVOLA CONSERVATRICE?
Eppure questa narrazione
epica, una sorta di agiografia a stelle e strisce in cui i buoni sentimenti
fanno da padroni assoluti, fu destinata a dividere proprio quello stesso paese
che intendeva raccontare. Dalla sua scalata al botteghino fino al trionfo
in quella notte degli Oscar del 1995, Forrest Gump non è mai
stato digerito da una buona della critica e da un certa elite,
intellettuale e politica, di stampo liberale. Per dirla in breve, per anni il
film di Zemeckis è stato considerato come un veicolo diabolico della destra
conservatrice, capace di veicolare, dietro la scusa dei buoni sentimenti,
valori come il patriottismo, il capitalismo e la famiglia tradizionale. Capace
perfino, dice l’accusa, di demolire l’immaginario della controcultura degli
anni ‘70, quella dei pacifisti e dei figli dei fiori, che a guardare bene non
ne esce proprio benissimo: basti pensare alla fine di Jenny, che rappresenta
quelle tensioni e quegli ideali. Ad alimentare i sospetti dei liberal americani
arrivarono ovviamente gli elogi della pellicola da parte dei Repubblicani più
veraci. Nel 1994 il leader repubblicano della Camera, Newt Gingrich,
sostenne che Forrest Gump era una “dimostrazione di come la
controcultura distrugga gli esseri umani e i loro valori fondamentali” e citò
più volte il film di Zemeckis durante la campagna per le elezioni di medio
termine di quell’anno. Come se non bastasse nel 2009 la rivista di
destra National Review classificò la pellicola al quarto posto
nella lista dei migliori film “conservatori” degli ultimi 25 anni.
SARTRE TRA
PIUME E SCATOLE DI CIOCCOLATINI
In realtà, a dirla
tutta, l’impianto “politico” di Forrest Gump pare meno
semplice e al tempo stesso più profondo di quanto possa sembrare ad un primo
impatto. Nella scena di apertura (girata magistralmente da Zemeckis) vediamo un
piuma bianca che fluttua nel vento mentre lentamente si posa sulla scarpa
da tennis di Forrest Gump. Siamo a Savannah, in Georgia e Forrest è seduto su
una panchina con una scatola di cioccolatini sulle ginocchia. Basta questo, non
c’è bisogno di andare oltre. Quella piuma e quei cioccolatini sono infatti i
due oggetti chiave e illustrano in pochi secondi la poetica dell’intero film:
il destino, o meglio, quegli eventi incontrollabili che rendono ciascuno di noi
quello che è. Forrest Gump è una narrazione su come
l’essere umano reagisce ai capricci del destino, alle scelte che facciamo
quando ci troviamo dentro al “caos” incalcolabile dell’esistenza umana. Se ha
un messaggio, questo è fortemente esistenzialista, di quell’esistenzialismo
teorizzato da Jean-Paul Sartre in cui l’umanità non ha alcuna
essenza “comune”, ma ognuno di noi è letteralmente e individualmente
responsabile della creazione dell’umanità stessa. Ecco perché Forrest fa delle
scelte che cambiano per certi versi non solo la sua vita, ma quella dell’intera
collettività, incrociando ogni volta la vita pubblica del proprio paese.
L’America diventa quel paese ideale che Forrest crea con le proprie e
personalissime azioni.
IL CASO E
L’ILLUSIONE DELL’AMERICAN DREAM
Ma in questo circolo
continuo in cui la vita di Gump genera scelte personali e riflessi collettivi è
proprio quello spirito originario americano, tipicamente protestante e
meritocratico, ad essere il principale bersaglio della satira di Zemeckis.
Nell’universo di Forrest Gump le persone non ottengono
ricompense materiali per una vita virtuosa e laboriosa, al contrario, le
persone spesso non hanno ciò che si meritano perché la vita non è giusta ma è
invece “come una scatola di cioccolatini”. Tutti i personaggi principali della
storia – Forrest, sua madre, Jenny, il Sergente Dan, Bubba – subiscono la loro
parte di sofferenza e di dolore perché il sogno americano in fin dei
conti emerge come un’enorme bugia: a causa dell’imprevedibilità del destino non
possono esistere per tutti le stesse opportunità e condizioni per ambire alla
realizzazione sociale e magari diventare ricchi, famosi e felici. Chi ci
riesce, in fondo, è solo Forrest che nonostante il basso quoziente intellettivo
riesce a sposare la donna che ama, ad avere un figlio da lei e diventare
praticamente un miliardario.
TOM
HANKS E LA POETICA DELLO “SCEMO DEL VILLAGGIO”
E perché il
personaggio interpretato da Tom Hanks ci riesce? Perché è il
più improbabile cittadino americano di sempre. Ingenuo, senza retropensieri e
senza la capacità di calcolare i propri tornaconti personali, lo “scemo
del villaggio” dell’Alabama si prende realmente cura delle altre persone
senza pensare alle conseguenze dei propri gesti. In un mondo di daltonici vede
le cose come sono davvero e non come appaiono: ecco perché per lui il sogno
americano rimane vero ed accessibile. È proprio questa sua purezza, estranea
alla società americana del suo tempo, che diventa il principale anticorpo al
tentativo di renderlo una pedina simile a tutte le altre in balia del loro
destino, della loro “scatola di cioccolatini”. Al contrario, di volta in volta,
l’ingenua innocenza di Forrest fa da contraltare all’astuzia calcolatrice di
chi cerca di isolarlo o di sfruttarlo. Quando riceve la Medaglia d’Onore del
Congresso per aver servito la patria in Vietnam, il Presidente Lyndon
B. Johnson gli chiede di vedere la sua ferita di guerra e Forrest,
come se nulla fosse, si cala le mutande e mostra il fondoschiena al Presidente
degli Stati Uniti. Insomma, “dietro ogni scemo c’è un villaggio”, direbbe
Fabrizio De André: la totale inconsapevolezza di Forrest Gump si trasforma in
sovversione quando smaschera le ipocrisie di una classe dirigente
americana e i suoi rituali. Apparati incapaci di controllarlo o ad assimilarlo
perché né riescono a farlo sentire diverso dagli altri, né riescono a farlo sentire
un eroe nazionale funzionale ai loro interessi.
UNA CRITICA
CAUSTICA MASCHERATA DA FILM PER FAMIGLIE
Per tornare a quella
notte degli Oscar del 1995, non è dunque un caso se lo stesso Quentin
Tarantino, in un’intervista alla vigilia di quella cerimonia, evitò ogni
contrapposizione con il film di Zemeckis. Anzi, dichiarò: «hanno fatto un sacco
di polemiche sul fatto che Wow, Forrest Gump è l’opposto di Pulp
Fiction e viceversa. Ma io non credo che ci sia questa differenza drastica.
Se hai familiarità con il lavoro di Bob, in realtà scopri una quantità enorme
di acido che attraversa il suo film.» Allora forse, a venticinque anni dalla
sua uscita nelle sale, Forrest Gump andrebbe riscoperto
non solo come favola emozionale e sognante, ma anche come racconto ambiguo,
caustico e corrosivo di un paese alle prese con le sue illusioni. Di più: ben
lontano dall’essere un film “conservatore”, andrebbe riletto come un manifesto
(satirico) di quei valori che gli Stati Uniti d’America hanno tradito e
dovrebbero recuperare per salvarsi da se stessi. Dopotutto, rivisto oggi
durante il trumpismo imperante, l’idealismo sempliciotto e irresistibile
di Forrest Gump è forse il canto del cigno proprio di quel
sogno americano ormai in declino.
LA
NUOVA EDIZIONE BLU-RAY FORREST GUMP: 25° ANNIVERSARIO
Come già accennato, in
occasione dell’anniversario del film Universal distribuisce Forrest
Gump: 25° anniversario, un’inedita release home video che
celebra il quarto di secolo con un’edizione degna dei collezionisti più
esigenti, la quale in un nuovo package affianca al disco rimasterizzato in alta
definizione del film (in cui troviamo anche il commento di Robert Zemeckis,
Steve Starkey e Rick Carter; il commento di Wendy Finerman e
l’extra Segnaletica musicale lungo la storia) un secondo
blu-ray di contenuti speciali in HD (Diario di Greenbow; L’Arte di
adattare una sceneggiatura; Oltre l’impossibile: Forrest Gump e la rivoluzione
degli effetti visivi; Il Piccolo Forrest; Una serata con Forrest Gump; Il
Make Up di Forrest Gump; Attraverso le orecchia di Forrest: Sound Design)
e un booklet fotografico di 16 pagine con immagini, curiosità e frasi
celebri del film. Un’iniziativa ottimamente curata che è anche una bella
occasione per far scoprire e riscoprire una pellicola spesso non abbastanza
celebrata.
Daniele
Lombardi - http://www.anonimacinefili.it/2019/07/06/forrest-gump-25-anni/
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