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lunedì 6 luglio 2020

Lo Sapevate Che: Forrest Gump: dopo 25 anni il capolavoro con Tom Hanks è ancora più significativo (recensione)


Il 27 marzo 1995 allo Shrine Auditorium di Los Angeles si tenne la 67ª notte degli Oscar e nelle nomination si trovarono a competere in numerose categorie due film considerati molto diversi fra loro: da una parte c’era quello che è forse il capolavoro assoluto di Quentin TarantinoPulp Fiction, dall’altra una commedia stramba e sognante, il Forrest Gump di Robert Zemeckis. Un cinema emergente, nero e brutale, contrapposto ad un immaginario poetico e new romantic, classicamente spielberghiano. Finì che Forrest Gump riuscì a conquistare tutti i premi contendibili a Pulp Fiction (tra cui miglior film, miglior regista e miglior attore protagonista) e ad aggiudicarsi anche gli Oscar per i migliori effetti speciali e per la miglior sceneggiatura non originale. Fu un trionfo che lanciò il film di Zemeckis nell’olimpo di quelle opere impossibili da evitare e, una volta viste, impossibili da dimenticare. Al botteghino riuscì ad incassare in tutto il mondo circa 680 milioni di dollari mentre l’American Film Institute lo nominò 76° miglior film di tutti i tempi. Ancora oggi alcuni dei suoi dialoghi sono diventati una sorta di refrain dal sapore cult: su tutti la famosa battuta sulla vita come una “scatola di cioccolatini”.
FORREST GUMP E LA STORIA ‘RE-INVENTATA’
Dopotutto l’impianto narrativo di Forrest Gump – che per il 25° anniversario torna in una nuova bellissima edizione blu-ray – aveva tutte le carte in regola per generare un universo a sé, tanto originale quanto memorabile. Liberamente ispirato all’omonimo romanzo di Winston Groom del 1986, il film di Zemeckis è un flusso episodico che parte dall’infanzia e arriva fino all’età adulta di un personaggio (Tom Hanks) con uno sviluppo cognitivo inferiore alla norma. Mentre si arrangia come può per essere accettato dagli altri e per conquistare il cuore della sua amica Jenny (da adulta la Robin Wright che poi sarebbe approdata ad House of Cards), Forrest diventa al tempo stesso testimone e agente inconsapevole dei grandi cambiamenti della sua epoca: insegna ad Elvis a ballare, diventa un eroe di guerra durante la campagna in Vietnam, ispira il testo di Imagine di John Lennon, incontra tre Presidenti degli Stati Uniti, provoca il Watergate, inventa la maglietta smiley e contribuisce alla distensione con la Cina. Per buona parte queste fantasie sembrarono tanto vere e convincenti grazie ai geni della Industrial Light & Magic (lo studio di effetti speciali fondato nel 1977 da George Lucas), che riuscirono a far interagire Hanks in numerosi filmati di repertorio, fino a fargli stringere la mano ai veri John Fitzgerald Kennedy e Richard Nixon. Un uso del digitale “invisibile”, comunque fuori dal comune per una commedia, che rese Forrest Gump, come scrisse Roger Ebert, un “film magico”. Per la prima volta Zemeckis dimostrò che anche il corso della Storia poteva essere modificato e re-inventato a proprio piacimento grazie alle tecniche del cinema digitale.
LA POLEMICA: UNA FAVOLA CONSERVATRICE?
Eppure questa narrazione epica, una sorta di agiografia a stelle e strisce in cui i buoni sentimenti fanno da padroni assoluti, fu destinata a dividere proprio quello stesso paese che intendeva raccontare. Dalla sua scalata al botteghino fino al trionfo in quella notte degli Oscar del 1995, Forrest Gump non è mai stato digerito da una buona della critica e da un certa elite, intellettuale e politica, di stampo liberale. Per dirla in breve, per anni il film di Zemeckis è stato considerato come un veicolo diabolico della destra conservatrice, capace di veicolare, dietro la scusa dei buoni sentimenti, valori come il patriottismo, il capitalismo e la famiglia tradizionale. Capace perfino, dice l’accusa, di demolire l’immaginario della controcultura degli anni ‘70, quella dei pacifisti e dei figli dei fiori, che a guardare bene non ne esce proprio benissimo: basti pensare alla fine di Jenny, che rappresenta quelle tensioni e quegli ideali. Ad alimentare i sospetti dei liberal americani arrivarono ovviamente gli elogi della pellicola da parte dei Repubblicani più veraci. Nel 1994 il leader repubblicano della Camera, Newt Gingrich, sostenne che Forrest Gump era una “dimostrazione di come la controcultura distrugga gli esseri umani e i loro valori fondamentali” e citò più volte il film di Zemeckis durante la campagna per le elezioni di medio termine di quell’anno. Come se non bastasse nel 2009 la rivista di destra National Review classificò la pellicola al quarto posto nella lista dei migliori film “conservatori” degli ultimi 25 anni.
SARTRE TRA PIUME E SCATOLE DI CIOCCOLATINI
In realtà, a dirla tutta, l’impianto “politico” di Forrest Gump pare meno semplice e al tempo stesso più profondo di quanto possa sembrare ad un primo impatto. Nella scena di apertura (girata magistralmente da Zemeckis) vediamo un piuma bianca che fluttua nel vento mentre lentamente si posa sulla scarpa da tennis di Forrest Gump. Siamo a Savannah, in Georgia e Forrest è seduto su una panchina con una scatola di cioccolatini sulle ginocchia. Basta questo, non c’è bisogno di andare oltre. Quella piuma e quei cioccolatini sono infatti i due oggetti chiave e illustrano in pochi secondi la poetica dell’intero film: il destino, o meglio, quegli eventi incontrollabili che rendono ciascuno di noi quello che è. Forrest Gump è una narrazione su come l’essere umano reagisce ai capricci del destino, alle scelte che facciamo quando ci troviamo dentro al “caos” incalcolabile dell’esistenza umana. Se ha un messaggio, questo è fortemente esistenzialista, di quell’esistenzialismo teorizzato da Jean-Paul Sartre in cui l’umanità non ha alcuna essenza “comune”, ma ognuno di noi è letteralmente e individualmente responsabile della creazione dell’umanità stessa. Ecco perché Forrest fa delle scelte che cambiano per certi versi non solo la sua vita, ma quella dell’intera collettività, incrociando ogni volta la vita pubblica del proprio paese. L’America diventa quel paese ideale che Forrest crea con le proprie e personalissime azioni.
IL CASO E L’ILLUSIONE DELL’AMERICAN DREAM
Ma in questo circolo continuo in cui la vita di Gump genera scelte personali e riflessi collettivi è proprio quello spirito originario americano, tipicamente protestante e meritocratico, ad essere il principale bersaglio della satira di Zemeckis. Nell’universo di Forrest Gump le persone non ottengono ricompense materiali per una vita virtuosa e laboriosa, al contrario, le persone spesso non hanno ciò che si meritano perché la vita non è giusta ma è invece “come una scatola di cioccolatini”. Tutti i personaggi principali della storia – Forrest, sua madre, Jenny, il Sergente Dan, Bubba – subiscono la loro parte di sofferenza e di dolore perché il sogno americano  in fin dei conti emerge come un’enorme bugia: a causa dell’imprevedibilità del destino non possono esistere per tutti le stesse opportunità e condizioni per ambire alla realizzazione sociale e magari diventare ricchi, famosi e felici. Chi ci riesce, in fondo, è solo Forrest che nonostante il basso quoziente intellettivo riesce a sposare la donna che ama, ad avere un figlio da lei e diventare praticamente un miliardario.
TOM HANKS E LA POETICA DELLO “SCEMO DEL VILLAGGIO”
E perché il personaggio interpretato da Tom Hanks ci riesce? Perché è il più improbabile cittadino americano di sempre. Ingenuo, senza retropensieri e senza la capacità di calcolare i propri tornaconti personali, lo “scemo del villaggio” dell’Alabama si prende realmente cura delle altre persone senza pensare alle conseguenze dei propri gesti. In un mondo di daltonici vede le cose come sono davvero e non come appaiono: ecco perché per lui il sogno americano rimane vero ed accessibile. È proprio questa sua purezza, estranea alla società americana del suo tempo, che diventa il principale anticorpo al tentativo di renderlo una pedina simile a tutte le altre in balia del loro destino, della loro “scatola di cioccolatini”. Al contrario, di volta in volta, l’ingenua innocenza di Forrest fa da contraltare all’astuzia calcolatrice di chi cerca di isolarlo o di sfruttarlo. Quando riceve la Medaglia d’Onore del Congresso per aver servito la patria in Vietnam, il Presidente Lyndon B. Johnson gli chiede di vedere la sua ferita di guerra e Forrest, come se nulla fosse, si cala le mutande e mostra il fondoschiena al Presidente degli Stati Uniti. Insomma, “dietro ogni scemo c’è un villaggio”, direbbe Fabrizio De André: la totale inconsapevolezza di Forrest Gump si trasforma in sovversione quando smaschera le ipocrisie di una classe dirigente americana e i suoi rituali. Apparati incapaci di controllarlo o ad assimilarlo perché né riescono a farlo sentire diverso dagli altri, né riescono a farlo sentire un eroe nazionale funzionale ai loro interessi.
UNA CRITICA CAUSTICA MASCHERATA DA FILM PER FAMIGLIE 
Per tornare a quella notte degli Oscar del 1995, non è dunque un caso se lo stesso Quentin Tarantino, in un’intervista alla vigilia di quella cerimonia, evitò ogni contrapposizione con il film di Zemeckis. Anzi, dichiarò: «hanno fatto un sacco di polemiche sul fatto che Wow, Forrest Gump è l’opposto di Pulp Fiction e viceversa. Ma io non credo che ci sia questa differenza drastica. Se hai familiarità con il lavoro di Bob, in realtà scopri una quantità enorme di acido che attraversa il suo film.» Allora forse, a venticinque anni dalla sua uscita nelle sale, Forrest Gump andrebbe riscoperto non solo come favola emozionale e sognante, ma anche come racconto ambiguo, caustico e corrosivo di un paese alle prese con le sue illusioni. Di più: ben lontano dall’essere un film “conservatore”, andrebbe riletto come un manifesto (satirico) di quei valori che gli Stati Uniti d’America hanno tradito e dovrebbero recuperare per salvarsi da se stessi. Dopotutto, rivisto oggi durante il trumpismo imperante, l’idealismo sempliciotto e irresistibile di Forrest Gump è forse il canto del cigno proprio di quel sogno americano ormai in declino.
LA NUOVA EDIZIONE BLU-RAY FORREST GUMP: 25° ANNIVERSARIO 
Come già accennato, in occasione dell’anniversario del film Universal distribuisce Forrest Gump: 25° anniversario, un’inedita release home video che celebra il quarto di secolo con un’edizione degna dei collezionisti più esigenti, la quale in un nuovo package affianca al disco rimasterizzato in alta definizione del film (in cui troviamo anche il commento di Robert Zemeckis, Steve Starkey e Rick Carter; il commento di Wendy Finerman e l’extra Segnaletica musicale lungo la storia) un secondo blu-ray di contenuti speciali in HD (Diario di Greenbow; L’Arte di adattare una sceneggiatura; Oltre l’impossibile: Forrest Gump e la rivoluzione degli effetti visivi; Il Piccolo Forrest; Una serata con Forrest Gump; Il Make Up di Forrest Gump; Attraverso le orecchia di Forrest: Sound Design) e un booklet fotografico di 16 pagine con immagini, curiosità e frasi celebri del film. Un’iniziativa ottimamente curata che è anche una bella occasione per far scoprire e riscoprire una pellicola spesso non abbastanza celebrata.

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