Il Professor Ghulam
Nabi Fai dirige il
Forum mondiale per la “consapevolezza sul Kashmir”. Tenta di attirare la nostra
attenzione su quella meravigliosa regione che l’India ha praticamente sigillato
con una legge marziale permanente, dove si combatte una guerra dimenticata.
Dimenticata da tutti fuorché dalla popolazione locale, dagli indiani e dai
pachistani. Quella zona montagnosa, che fu la Svizzera del subcontinente
asiatico, da molti anni è terra di attentati, guerriglie, arresti, torture.
Islamici contro induisti e non solo. Ghulam Nabi Fai, in una lunga email, mi fa
sobbalzare perché traccia una serie di analogie tra il Kashmir e l’Alto Adige o
Sud Tirolo. Ricorda come l’Alto Adige sia diventata l’area più ricca d’Italia,
superando quella che fu una contesa separatista feroce, violenta. La email sul
Kashmir mi arriva proprio mentre sono immerso nella lettura di Inganna (Rizzoli), bel libro di Lilli
Gruber. Di questi tempi cerco ispirazione nelle letture di storia e Lilli è
riuscita ad affascinarmi. Gli episodi più interessanti del passato spesso sono
quelli sepolti dall’oblio. Se oggi qualcuno mi parla di terrorismo italiano, la
mia memoria va subito agli anni di piombo, alla strategia della tensione, alle
bombe di piazza Fontana e dell’Italicus, agli omicidi delle Brigate Rosse.
“Avevo vent’anni e non permetterò a nessuno di dire che sia l’età più o della
vita”: per citare Paul Nizan, quello fu un periodo orrendo, ben più cupo del
nostro presente. Avevo dimenticato, però, che il terrorismo in Italia c’era
stato anche nei primi anni Sessanta. Ero piccolo, vivevo a Bruxelles, ho il
vago ricordo di qualche vacanza sulle montagne altoatesine, durante le quali i
miei genitori mi parlavano dee bombe contro le caserme di polizia e contro i
nostri alpini. Il libro della Gruber, metà reportage storico e metà romanzo, ha
il pregio di restituirci quella vicenda nei suoi tratti più torbidi e
inquietanti. L’Italia ebbe il Sud Tirolo grazie agli accordi fra i vincitori
della prima guerra mondiale A quell’epoca non era di moda i “multiculturalismo”
e la popolazione di lingua tedesca veniva italianizzata a viva forza. Prima e
durante il fascismo, ma anche nei primi anni della Repubblica, l’insegnamento
del tedesco avveniva in “scuole catacombe” semiclandestine. Visto con gli occhi
di oggi, il movimento secessionista aveva le sue buone ragioni. Quando imboccò
la strada del terrorismo, però, la Gruber ne svelai retroscena più vasti.
L’Austria pullulava di ex-nazisti mica tanto “ex”. Vienna era proprio quella
del film Il terzo uomo (con Orson
Welles): una terra di spie e di intrighi. Neurale, ma zona di confine tra
blocco sovietico e Nato, quindi una linea rossa rovente nella guerra fredda
che, da un momento all’altro, poteva trasformarsi in confitto atomico. I
servizi segreti di tutte le potenze, in qualche modo, mettevano il naso in quel
micro-conflitto locale che affondava le radici nella storia dell’impero
asburgico. Gli anni degli attentati per fortuna durarono relativamente poco. Ma
forse lì qualcuno fece le prove generali per la strategia della tensione successiva.
Oggi, ricorda il paladino della sorte del Kashmir, l’Alto Adige o Sud Tirolo è
famoso soprattutto perché è “il primo produttore di mele in Europa, un grande
esportatore di formaggi e ha stazioni sciistiche fra le più belle del mondo. Ma
aggiunge un’osservazione inquietante. Forse basterebbe una crisi nei rapporti
tra l’Italia e l’Europa – vedi quel che accade con Regno Unito, Brexit, Irlanda
del Nord – a ravvivare improvvisamente un desiderio separatista, una “sindrome
catalana” a Bolzano, Bressanone e Merano. La storia antica e recente ha
disseminata il mondo di vulcani spenti che possono tornare attivi
all’improvviso.
Federico Rampini – Donna di La Repubblica – 1 dicembre 2018-
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