Al Divisionista Piace
La Panzer Division
Come mai i nazisti
hanno fatto incetta delle opere dei grandi maestri di quell’arte che definivano
“degenerata”?
Perché si prestava a
qualche gustoso equivoco. E perché l’arte edificante cara al regime a loro
faceva schifo
Dopo la scoperta a Monaco di Baviera, di più di mille
capolavori del Novecento rubati dai
nazisti alle famiglie ebree e ai musei di tutta Europa, continua senza sosta il
lavoro degli inquirenti. Un paio di Chagall sono stati ritrovati domenica
scorsa nella curva della Lazio, che li teneva in custodia per conto degli eredi
Goering. Uno dei capi ultras, Salvatore Mustafà detto “l’Ariano”, per sicurezza
ci si è seduto sopra negli ultimi sedici campionati. Secondo i restauratori la
forma ormai convessa delle tele è rimediabile, meno facile sarà cancellare le
tracce di sugo di polpetta, un rosso molto vivo che per altro lo stesso Chagall
avrebbe forse apprezzato.
Arte Edificante Nelle case dei gerarchi erano esposte
solo le opere edificanti della scuola “Grossen Karroserie”, raffiguranti uomini
nudi molto muscolosi con lo sguardo fisso a un radioso fturo. Un’altra corrente
molto cara ai nazisti era la “Krante Cermania”(da denominazione, ancora oggi,
non è chiara agli studiosi), che ritraeva uomini nudi molto muscolosi con lo
sguardo fisso a un radioso futuro. Più trascurabile, se non altro per il
formato, la scuola miniaturista che raffigurava dell’uomini nudi molto
muscolosi eccetera, ed ebbe grande merito nello sviluppo dell’industria delle
lenti di ingrandimento. Quanto al ruolo della donna nell’arte, i nazisti lo
tenevano in gran conto, tanto da organizzare a Baden Baden una mostra dei
cuscini a punto croce realizzati da Eva Braun. Raffiguravano uomini nudi molto
muscolosi eccetera.
I Primi Sospetti I primi influssi dell’arte degenerata
sull’estetica tedesca furono chiari quando Otto Wurstel, allievo del maestro
Sepp Kraut, cominciò a dipingere coppie di uomini nudi molto muscolosi ma con
lo sguardo fisso, anziché sul futuro radioso, sui rispettivi genitali.
Processato per attività antitedesche, si difese sostenendo che avevano posato
per lui gerarchi, ufficiali delle SS, dirigenti del partito nazista, e
nonostante li invitasse continuamente a fissare lo sguardo radioso futuro loro continuavano
a fissarsi reciprocamente gli organi sessuali, mandandosi anche dei bigliettini
durante la pausa per la merenda. Da allora la lotta del nazismo all’arte
degenerata fu senza tregua. L’ordine era (dai verbali dell’epoca): “Tofere
tistruggere tuti qvadri rofe non c’è Krossen uomo nudo con Krossen muskoli und
squarto rifolltl a futuro!!” Parole che, a rileggerle oggi, mettono i brividi.
Gli Equivoci Non mancarono gli equivoci. Il
direttore di un museo berlinese, fervente nazista, acquistò numerose opere del
Divisionismo convinto che si trattasse di un omaggio alle Panzer-Division.
Quando vide i quadri e si accorse che ritrae
Vano mucche che ruminavano, per giunta sgranate come se il
pittore avesse problemi alla vista, si tolse la vita per il disonore.
L’Ordine Disatteso Ma come è possibile, si chiedono gli
storici, che i nazisti, invece di bruciare quelle orribili opere (Picasso,
Braque, Matisse, Klee, Renoire, Chagall,, l’astrattismo, l’impressionismo, il
cubismo, l’espressionismo e tutte le altre tragiche contaminazioni
dell’influenza giudaica sulla purezza dell’arte ariana), abbiano fatto incetta
di quelle opere di arte degenerata? Perché non le hanno distrutte? Ecco una
ipotesi: l’arte non degenerata di regime confluì ben presto in una sola, vasta
corrente, la Stube Kunst (“arte della stufa”), così detta perché tele anche
molto grandi venivano dapprima appallottolate con cura, poi usate per accendere
la stufa. Solo una piccola parte delle opere, appena ritoccate, vennero
contraffatte scrivendo sul retro “realismo socialista” e rivendute a Stalin,
che non si accorse mai della truffa. Nel contempo, l’arte degenerata saliva
vertiginosamente di valore. Il sospetto, dunque, è, che tra un quadro che
valeva dieci marchi e un quadro che valeva un milione di marchi, i nazisti
preferirono tenersi il secondo.
Michele Serra – L’Espresso 14 Novembre 2013
Nessun commento:
Posta un commento